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Giappone, porti inagibili dopo il terremoto: suolo sollevato di 4 metri e mare ritirato di 200 metri

A causa del devastante terremoto che ha colpito il Giappone a Capodanno 2024 si sono verificati significative variazioni topografiche. Lungo la costa occidentale il mare si è ritirato di 200 metri e il suolo si è sollevato di 4 metri, rendendo inagibili i porti, in particolar modo a Wajima e Suzu.
A cura di Andrea Centini
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Le vittime e i danni provocati dal devastante terremoto di magnitudo 7.6 che ha colpito il Giappone nel giorno di Capodanno 2024 non sono ancora definiti, ma il bilancio continua a crescere ora dopo ora ed è sempre più drammatico. Nel momento in cui stiamo scrivendo, la mattina di lunedì 8 gennaio, la BBC indica che il numero ufficiale di morti accertati è salito a 160, mentre risultano ancora oltre 100 dispersi. L'area più colpita è stata quella della remota penisola di Noto, lungo la costa occidentale del Paese, nella quale interi quartieri sono stati rasi al suolo e divorati dagli incendi. Impressionanti le immagini degli edifici crollati – alcuni adagiati su un fianco come alberi abbattuti -, circondati da strade distrutte e infrastrutture divelte. A causa della viabilità interrotta ci sono ancora migliaia di persone isolate che non possono essere raggiunte e l'esercito è costantemente impegnato nel distribuire cibo e acqua agli sfollati. Sono infatti decine di migliaia le abitazioni inagibili a causa dei danni.

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Tra le conseguenze più impressionanti ci sono i danni ai porti, in particolar modo a quelli di Wajima, Suzu e Shika nella prefettura di Ishikawa. Si tratta delle città più vicine all'epicentro del violento sisma e dunque quelle maggiormente colpite. Come riportato dal quotidiano nipponico Yomiuri Shimbun, il terremoto ha fatto sollevare il terreno lungo ben 85 chilometri di costa. L'Autorità per le informazioni geospaziali del Giappone (GSI) ha inoltre rivelato che, dopo l'evento sismico e il conseguente tsunami, il mare si è ritirato di circa 200 metri in queste località. In pratica, il Giappone ha “conquistato” diversi chilometri quadrati di terraferma. L'Associazione dei geografi giapponesi, grazie alle foto aeree del GSI, ha ad esempio determinato che il territorio tra le città di Suzu e Wajima è aumentato di circa 240 ettari lungo una costa di soli 50 chilometri, come spiegato dal quotidiano nipponico.

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In alcune aree come la baia di Minazuki di Wajima il terreno si è sollevato di 3 – 4 metri, rendendo di fatto inagibili i porti. In alcuni la linea dell'acqua si è abbassata talmente tanto da rendere inutilizzabili le banchine, in altri, semplicemente, non c'è più l'acqua, finita ben oltre le barriere dei frangiflutti. Se a questo aggiungiamo i danni significativi alle infrastrutture portuali, la mancanza di energia elettrica, l'invasione dei detriti trascinati dallo tsunami – la sola città di Suzu è stata inondata per 130 ettari dall'acqua – e la distruzione delle imbarcazioni, molte delle quali affondate, capovolte o disperse, la situazione per chi lavorava in questi porti è drammatica.

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L'Asashi Shimbun riporta la significativa testimonianza di un pescatore, che a causa del disastro non può più andare a fare il proprio lavoro. L'uomo, che salpava dal porto 7 di Wajima, ha affermato che l'acqua del molo è scesa talmente tanto che c'è il rischio che la barca si incagli nell'acqua troppo bassa. Anche la struttura in acciaio della banchina, che prima si trovava sott'acqua, dopo il terremoto è emersa. A rendere il tutto ancor più angosciante per i pescatori, la completa distruzione del mercato ittico dove vendevano il pescato al rientro dalle battute, completamente divorato da un incendio.

Non è chiaro quando quest'uomo e i suoi colleghi potranno tornare a lavorare, considerando gli ingenti e costosissimi lavori necessari per riadattare le infrastrutture portuali alla nuova topografia. Queste modifiche significative delle terre emerse nipponiche non sono una novità, dato che il Giappone si trova sulla cosiddetta cintura di fuoco, la regione con più attività sismica in assoluto della Terra. Il Paese, infatti, si trova proprio sul punto di incontro di quattro placche tettoniche (nordamericana, euroasiatica, filippina e pacifica), le cui interazioni sono responsabili di sismi violentissimi come quelle del 2011 che causò l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima.

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Gli edifici e le infrastrutture nella terra del Sol Levante sono realizzati con i più avanzati sistemi antisismici al mondo proprio alla luce dell'elevatissimo e acclarato rischio, tuttavia, quando il terreno si solleva di diversi metri e la crosta si spacca (letteralmente) sotto le fondamenta, non c'è criterio o misura che possa salvare le abitazioni da crolli e danni catastrofici. Ed è esattamente ciò che è accaduto il 1 gennaio 2024 lungo la costa occidentale nipponica, dove le onde del maremoto, a seguito dell'evento sismico, in alcune aree della penisola di Noto avrebbe raggiunto anche un'altezza di 4 metri, in base ai rilievi effettuati sugli edifici rimasti in piedi.

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