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Gene Hackman non si è accorto per giorni della moglie morta: la triste conseguenza dell’Alzheimer

Gene Hackman ha convissuto col cadavere della moglie Betsy Arakawa per una settimana, prima di perdere la vita a sua volta. Si ritiene che non si sia accorto della morte della compagna a causa dell’Alzheimer a uno stadio molto avanzato.
A cura di Andrea Centini
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Dopo settimane di dubbi e indiscrezioni, è stata infine fatta chiarezza sulle cause della morte di Gene Hackman e di sua moglie Betsy Arakawa, trovati senza vita il 26 febbraio scorso nella loro casa di Santa Fe, nel New Mexico. Durante una conferenza stampa tenutasi il 7 marzo, il medico legale Heather Jarrell ha spiegato che l'attore 95enne sarebbe morto a causa di gravi problemi cardiaci e un avanzatissimo Alzheimer, mentre la compagna, 63 anni, avrebbe perso la vita per un'infezione da hantavirus, un genere di virus trasmesso dai topi responsabile di malattie potenzialmente mortali come la febbre emorragica con sindrome renale e la sindrome polmonare da hantavirus.

Un dettaglio piuttosto triste della vicenda risiede nel fatto che dagli esami autoptici la signora Arakawa sarebbe morta circa una settimana prima del marito, deceduto il 17 febbraio, come evidenziato dai dati riportati sul suo pacemaker. Il celebre attore di Hollywood, ritiratosi dalle scene da diverso tempo, avrebbe dunque convissuto con il cadavere della moglie per alcuni giorni prima di perdere la vita a sua volta. La ragione, come evidenziato durante la conferenza stampa, sarebbe da ricondurre proprio all'Alzheimer in stadio molto severo che è stato rilevato in sede di autopsia. Ricordiamo infatti che la diagnosi definitiva di Alzheimer può essere fatta solo dopo la morte del paziente, dopo aver analizzato il tessuto cerebrale ed evidenziato la presenza di accumulo di placche di beta amiloide e grovigli di tau, proteine “appiccicose” strettamente associate a questa forma di demenza. Ma com'è possibile che un malato di Alzheimer non si accorga di avere un cadavere dentro casa?

Chi ha a che fare con famigliari o comunque con persone gravemente malate di Alzheimer sa bene che purtroppo ciò è possibile. Siamo infatti innanzi a una terribile malattia neurodegenerativa (cioè legata alla morte dei neuroni) che sfocia in un progressivo e inesorabile declino cognitivo. La perdita della memoria e l'incapacità di riconoscere i volti dei propri cari – temporaneamente o definitivamente – sono le condizioni più note di questa patologia, ma è larga parte del dominio percettivo che può essere compromesso negli stati più avanzati del danno cerebrale.

L'Alzheimer è la forma più comune di demenza e, come spiegato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), “è uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane”. “La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale”, evidenzia l'istituto. Nei casi più gravi, quando sono andate perdute larga parte delle cellule e delle connessioni neuronali che sottendono alla consapevolezza, si può determinare una completa disconnessione dalla realtà, sia dal punto di vista emotivo che cognitivo.

In una condizione così complessa e delicata non c'è da stupirsi che un uomo di 95 anni gravemente malato – anche di cuore, con tutto ciò che ne consegue – possa non essersi accorto dell'assenza e della morte della moglie. A maggior ragione se si tiene presente che lui è stato trovato in una stanza adiacente alla cucina, mentre lei si trovava riversa sul pavimento del bagno (accanto al corpo di uno dei loro cani, deceduto in una gabbia probabilmente per sete o fame). L'esame autoptico ha rilevato che Hackman non era disidratato quando è morto, quindi beveva, ma non è stato trovato nulla nel suo stomaco, pertanto non si sa da quanto tempo non mangiasse. Forse veniva aiutato dalla moglie. Ciò che è certo è che è stato rilevato un Alzheimer a uno stadio molto avanzato che poteva compromettere del tutto la consapevolezza e la percezione dell'ambiente circostante; l'ex attore potrebbe non essersi nemmeno reso conto dell'odore del corpo in decomposizione.

L'Alzheimer è considerato non solo un'emergenza sanitaria, ma anche sociale ed economica a causa del doloroso impatto sui pazienti e sui famigliari che devono assisterli, in condizioni che possono essere estremamente complicate. Al di là della perdita di memoria e della compromissione della consapevolezza, possono emergere anche aggressività e altri comportamenti difficili da gestire, che richiedono continua assistenza. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attualmente si contato 55 milioni di casi di demenza nel mondo, di cui il 60-70 percento è rappresentato proprio dall'Alzheimer. Si stima che a causa dell'invecchiamento della popolazione globale, entro il 2050 i casi di demenza triplicheranno, arrivando a 150 milioni.

In genere si pensa che l'Alzheimer sia una patologia esclusivamente senile, tuttavia in circa il 10 percento dei casi la patologia neurodegenerativa colpisce persone con meno di 65 anni, compresi giovani e giovanissimi. Il caso più precoce di Alzheimer, di cui abbiamo scritto recentemente, riguarda un ragazzo di soli 19 anni che già da quando ne aveva 17 aveva manifestato i primi segni di declino cognitivo con perdita della memoria. L'aspetto anomalo di questo caso risiede nel fatto che non siamo innanzi ad Alzheimer famigliare a carattere ereditario, in cui sono coinvolte le mutazioni di specifici geni; i casi precoci di demenza sono generalmente ereditari, ma dal sequenziamento genomico non è stato trovato nulla di tutto questo. Sono stati evidenziati solo segnali di Alzheimer come ippocampo ristretto e biomarcatori di amiloide nel liquido cerebrospinale. Alcuni indizi possono essere rilevati ben 18 anni prima della manifestazione clinica della patologia.

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