Frutta e cereali associati al rischio di diabete di tipo 1 nei bambini predisposti: com’è possibile
Un team di ricerca finlandese ha scoperto un'inquietante associazione tra il consumo di alcuni tipi di frutta e cereali e l'insorgenza del diabete di tipo 1 nei bambini geneticamente predisposti. D'altro canto, è stato evidenziato che bacche come mirtilli e ribes neri sono invece associate a un rischio inferiore nello sviluppare la condizione. Ricordiamo che il diabete di tipo 1, a differenza del tipo 2, è una malattia autoimmune nella quale il sistema immunitario viene spinto ad attaccare ed eliminare le cellule beta delle isole di Langherans all'interno del pancreas, la cui funzione principale è produrre l'insulina, ormone fondamentale nella regolazione della glicemia. Per questo i pazienti colpiti da questa severa patologia hanno bisogno di assistenza sanitaria per tutta la vita. Ad oggi non è chiaro quale sia il fattore scatenante del diabete di tipo 1, ma gli esperti ritengono che si tratti di una combinazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. Si è parlato anche di possibili associazioni con l'alimentazione, sebbene ad oggi non vi siano evidenze a supporto.
Poiché in Finlandia l'incidenza del diabete di tipo 1 è cresciuta sensibilmente tra i bambini, con oltre cinquanta casi ogni 100.000 piccoli con meno di quindici anni (è la più alta del mondo e un dato cinque volte superiore a quello registrato 70 anni fa), un team di ricerca guidato da scienziati dell'Istituto finlandese per la salute e il benessere di Helsinki ha indagato a fondo sulla dieta seguita da migliaia di bambini geneticamente predisposti alla patologia, per trovare possibili associazioni con determinati cibi. Nello studio sono stati coinvolti oltre 5.600 bambini – in maggioranza maschi, circa 3.000 – fino ai 6 anni di età e tutti geneticamente predisposti a sviluppare il diabete di tipo 1. Tra i geni principalmente coinvolti nella malattia vi sono quelli della “famiglia” HLA (Human Leukocyte Antigen); il PTPN22 che codifica per la proteina tirosina fosfatasi; e il gene IL2RA (CD25) legato alle cellule T. I genitori di questi bambini sono stati invitati a compilare dettagliati registri alimentari nei quali è stata riportata l'intera storia dietetica dei piccoli.
Durante il periodo di follow-up dello studio circa 100 bambini hanno ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 1, mentre in poco più di 200 avevano sviluppato autoimmunità contro le cellule beta delle isole di Langherans, una condizione che catalizza il rischio di ammalarsi successivamente. Incrociando i dati delle cartelle cliniche dei piccoli con le abitudini alimentari riportate dai genitori, sono emerse le associazioni di cui sopra. Ad esempio, maggiori erano i quantitativi di frutta, segale e avena consumati, superiori erano i rischi di diabete di tipo 1. Avena, banane, grano e latticini fermentati come lo yogurt sono invece stati associati a una maggiore autoimmunità contro le cellule pancreatiche che producono insulina. D'altro canto, sono risultati "protettivi" contro la malattia alcuni tipi di bacche e falsi frutti (mirtilli, mirtilli rossi, ribes neri, lamponi e fragole); maggiore era il consumo, minore era il rischio. Verdure crucifere come cavoli e broccoli risultavano invece associati a una protezione contro l'autoimmunità verso le cellule beta.
È doveroso sottolineare che si è trattato di uno studio di associazione, cioè che non fa emergere rapporti di causa – effetto. Pertanto gli autori sottolineano che i risultati non devono spingere a modificare l'alimentazione dei propri figli, ma che saranno necessari ulteriori e più approfonditi studi per avere tutte le conferme del caso. Ci sono infatti alcuni fattori da tenere in considerazione, soprattutto perché sono coinvolti alimenti considerati salutari come la frutta. “Le bacche sono particolarmente ricche di polifenoli, composti vegetali che possono attenuare l'infiammazione associata allo sviluppo del diabete di tipo 1”, ha spiegato in un comunicato stampa il professor Suvi Virtanen, che ha coordinato la ricerca. “D'altra parte, la frutta può contenere sostanze nocive che non si trovano nelle bacche. Ad esempio, le bacche possono essere prive di pesticidi che si trovano in altri frutti”, ha aggiunto l'esperto.
Lo scienziato ha sottolineato l'importanza di indagare a fondo sui risultati, perché ad esempio potrebbe emergere la presenza di un composto protettivo all'interno delle bacche, un futuro potenziale farmaco. O magari potrebbe essere individuato uno specifico pesticida per le colture di frutta che catalizza il rischio. “Molti degli alimenti che abbiamo scoperto essere associati a un rischio aumentato di diabete di tipo 1 e al processo della malattia sono considerati parte di una dieta sana ed è importante che i nostri risultati vengano replicati in altri studi prima che qualcuno consideri di apportare modifiche alla dieta del proprio bambino”, ha chiosato il professor Virtanen. I dettagli della ricerca sono stati presentati durante il meeting annuale dell'Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD), attualmente in corso di svolgimento a Madrid (Spagna).