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Forse abbiamo capito cosa viviamo negli istanti che precedono la morte

La coscienza non scomparirebbe del tutto, anche dopo che il cuore smette di battere.
A cura di Valeria Aiello
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I resoconti delle esperienze di pre-morte, spesso caratterizzati dalla visione di luce bianca, incontri con persone care e altre sensazioni visive e uditive, sono profondamente radicati nel nostro panorama culturale. Il fatto che questi racconti condividano così tanti elementi in comune ha sollevato non pochi interrogativi sulla possibilità che alla base di queste esperienze ci sia qualcosa di fondamentalmente reale e che coloro che sono riusciti a sopravvivere alla morte sperimentino barlumi di coscienza anche dopo che il cuore smette di battere.

Sulla questione, una nuova ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences. ha fornito le prime prove di un’attività cerebrale correlata alla coscienza negli istanti che precedono la morte, che potrebbe spiegare le esperienze eteree spesso riportate dai sopravvissuti all’infarto. “Le esperienze di pre-morte, segnalate come altamente lucide, ‘più reali del reale’ e comuni a persone di diversa estrazione culturale e religiosa, sono state descritte dal 10 al 20 percento dei sopravvissuti all'arresto cardiaco” scrivono gli autori dello studio. Tuttavia, “la pre-morte rappresenta un paradosso biologico che sfida la nostra comprensione fondamentale del cervello morente, che è ampiamente ritenuto non funzionante in tali condizioni”.

Nonostante ciò, precedenti studi sugli animali hanno dimostrato che l’interruzione improvvisa dell’attività cardiaca innesca la produzione di onde gamma, che sono associate all’elaborazione cosciente. Per determinare se lo stesso fenomeno si verifica negli esseri umani, gli autori dello studio quindi hanno esaminato i dati dell’elettroencefalografia (EEG) di quattro pazienti con arresto cardiaco, deceduti nell’unità di terapia neurointensiva presso la Michigan Medicine dell’Università del Michigan.

Tutti e quattro i pazienti erano in coma e non rispondevano ai trattamenti. Quando, alla fine, con il consenso delle famiglie è stato rimosso loro il supporto ventilatorio, i ricercatori hanno osservato un aumento della frequenza cardiaca e un aumento dell’attività delle onde gamma in due dei quattro pazienti. Questa attività è stata rilevata all’interno dell’area del cervello in cui si incontrano i lobi temporale, parietale e occipitale, una regione conosciuta come la ‘zona calda’ che è fortemente legata all’attività cosciente e viene attivata durante il normale stato di veglia così come durante il sogno.

L’attivazione della zona calda è stata osservata anche in stati di coscienza insoliti come allucinazioni ed esperienze extracorporee.

Nonostante questi risultati, i ricercatori non possono però dire con certezza se questi pazienti abbiano sperimentato esperienze di pre-morte, dal momento che nessuno di loro è sopravvissuto. “Non siamo in grado di effettuare correlazioni delle firme neurali della coscienza osservate con un’esperienza corrispondente negli stessi pazienti in questo studio –  ha spiegato la co-autrice dello studio Nusha Mihaylova – . Tuttavia, i risultati osservati sono decisamente interessanti e forniscono nuovi elementi alla nostra comprensione della coscienza nascosta prima della morte”.

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