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Forse abbiamo capito cosa succede nelle esperienze pre-morte

L’attività cerebrale legata al pensiero e alla memoria non scomparirebbe del tutto, anche dopo che il cuore smette di battere.
A cura di Valeria Aiello
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Cosa succede nel cervello umano quando il cuore smette di battere? I resoconti di chi era sul punto di morire ma è sopravvissuto alla morte sono spesso caratterizzati da esperienze extracorporee, sogni lucidi e altre sensazioni visive e uditive su cui ci gli scienziati non hanno mai rinunciato a trovare una spiegazione, compiendo importanti passi in avanti nella comprensione del processo di transizione del cervello dalla vita alla morte.

Più recentemente, ciò è diventato possibile grazie alle registrazioni dell’attività cerebrale durante la rianimazione dei pazienti in arresto cardiaco. In particolare, un nuovo studio sui sopravvissuti suggerisce che quasi il 40% delle persone sottoposte a rianimazione cardio-polmonare (RCP) è in grado di ricordare le esperienze pre-morte o qualche altro tipo di percezione avuta quando il cuore aveva smesso di battere. Oltre a ciò, l’analisi mostra segni di attività celebrale correlata alla coscienza fino a un’ora dopo la cessazione dell’attività cardiaca.

Non c’è niente di più estremo dell’arresto cardiaco perché i pazienti sono letteralmente in bilico tra la vita e la morte, sono in coma profondo e fisicamente non rispondono affatto – ha detto l’autore principale dello studio, il dottor Sam Parnia, professore associato presso il Dipartimento di Medicina della New York University Langone Health – . Ciò che siamo in grado di dimostrare è che fino al 40% delle persone ha effettivamente la percezione di essere stato cosciente in una certa misura”.

Secondo i risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Resuscitation, il cervello dei pazienti in arresto cardiaco esplode in un’attività frenetica durante la rianimazione cardio-vascolare, anche se il cuore cessa battere un’ora prima. Secondo i ricercatori, queste registrazioni cerebrali sono indicatori di “esperienze di morte lucide”, un’osservazione che “non è mai stata possibile prima” ha aggiunto il professor Parnia.

La registrazione dell'attività cerebrale nelle esperienze pre-morte

Le “esperienze di morte lucide” – una dicitura che i ricercatori preferiscono a “esperienze di pre-morte” – sono state segnalate in diverse culture nel corso della storia documentata. In precedenza, alcuni scienziati liquidavano questi episodi come allucinazioni o sogni, ma recentemente alcuni gruppi di ricerca hanno iniziato a prestare più attenzione al fenomeno come mezzo per indagare sulla coscienza e far luce sui misteri della morte.

Nel nuovo studio, Parnia e i suoi colleghi hanno ricercato una firma biologica nelle esperienze di morte ricordate. Hanno collaborato con 25 ospedali, per lo più degli Stati Uniti e del Regno Unito, in cui alcuni sopravvissuti ad un arresto cardiaco hanno descritto le loro esperienze di morte lucida avvenute mentre erano apparentemente incoscienti. Nonostante il trattamento immediato, meno del 10% dei 567 pazienti studiati, sottoposti a rianimazione cardiovascolare in ospedale, si sono ripresi sufficientemente per essere dimessi. Tuttavia, 4 su 10 hanno ricordato un certo grado di coscienza durante la rianimazione e, come mostrato dalle registrazioni dell’attività cerebrale, presentavano picchi nelle onde gamma, delta, theta, alfa e beta associate a funzioni mentali superiori.

Secondo gli studiosi, negli istanti che precedono la morte, il cervello rimuoverebbe i sistemi inibitori (frenanti) naturali, in un processo comunemente noto come disinibizione, che potrebbe aprire l’accesso a “nuove dimensioni della realtà”, compreso il ricordo lucido di tutti i ricordi immagazzinati dalla prima infanzia alla morte, che verrebbero valutati dal punto di vista della moralità. Sebbene nessuno conosca lo scopo evolutivo di questo fenomeno, esso “apre la porta a un’esplorazione sistematica di ciò che accade quando una persona muore” ha sottolineato Parnia.

Nonostante e si ritenga che il cervello subisca danni permanenti circa dieci minuti dopo che il cuore smette di fornirgli ossigeno, il nostro lavoro ha scoperto che il cervello può mostrare segni di recupero elettrico per molto tempo durante la rianimazione cardiovascolare – ha precisato l’esperto – . Questo è il primo ampio studio a dimostrare che questi ricordi e i cambiamenti delle onde cerebrali possono essere segni di elementi universali e condivisi delle cosiddette esperienze di pre-morte”.

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