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Focolaio Dengue in Italia, Rezza: “Le condizioni c’erano tutte: ecco cosa dobbiamo aspettarci ora”

A Fano, in provincia di Pesaro e Urbino, un focolaio di febbre Dengue ha superato la soglia dei cento casi certificati. A Fanpage.it l’epidemiologo Giovanni Rezza spiega cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi e quali potrebbero essere stati i fattori scatenanti della situazione attuale.
Intervista a Prof. Giovanni Rezza
Epidemiologo ed ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute
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Ieri, giovedì 3 ottobre 2024, dopo anni, in un comunicato ufficiale di una Regione italiana è comparsa di nuovo la parola "curva di incidenza". No, l'argomento non era il Covid-19, ma un'altra infezione virale, che nelle ultime settimane si è presa la scena nelle notizie di salute in Italia: la febbre Dengue. Sebbene casi isolati e piccoli focolai di questa malattia infettiva si fossero già verificati nei mesi precedenti, a Fano, un comune in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, dal 15 agosto i casi di infezione sono aumentati fino a superare la soglia dei 100 casi confermati, ma fortunatamente non è stato registrato nessun decesso e nessun caso grave. Qui vi lasciamo una scheda sui sintomi della febbre Dengue, anche detta "febbre spaccaossa".

Per limitare la circolazione delle zanzare responsabili del contagio – la Dengue non può essere trasmessa da uomo a uomo, ma solo da zanzara a uomo e da uomo a zanzara – le autorità locali hanno messo in atto "tutte le misure di Sanità Pubblica previste in questi casi", spiega la Regione, e nelle farmacie comunali sono stati messi in vendicata dei kit antizanzare a un prezzo calmierato (anche se alcuni prodotti hanno destato qualche dubbio). Dall'ultimo bollettino della Regione sembra che le misure stiano funzionando: dall'attività di monitoraggio risulta che il "trend sia diminuzione" e "la curva di incidenza sia in fase discendente".

Giovanni Rezza, epidemiologo ed ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute durante la pandemia, oggi professore d'Igiene presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha spiegato a Fanpage.it quali sono i rischi della situazione in corso e quali possono essere stati i fattori scatenanti.

Dato l’andamento della curva, cosa dobbiamo aspettarci?

Con la Dengue, come con altri virus tropicali trasmessi dalla zanzara tigre, come è ad esempio la Chikungunya, dopo una fase di crescita, è abbastanza normale aspettarsi un calo della curva epidemiologica. Soprattutto se attraverso le disinfestazioni o con l’arrivo di temperature più basse viene ridotta la popolazione degli insetti adulti e delle larve: meno zanzare in circolazione significa una riduzione della loro attività e quindi anche una diminuzione dell'incidenza dei nuovi casi.

Nel caso specifico di Fano, forse adesso ancora è troppo presto per dire se è iniziata o meno la fase discendente, ma sicuramente è realistico che si verificherà un calo della curva. È lo schema che si è verificato già in passato con altri focolai.

Perché il focolaio si è verificato proprio a Fano?

I fattori scatenanti sono abbastanza casuali. Anche l’anno scorso, nell'estate 2023, abbiamo avuto dei focolai di Dengue anche importanti in Italia, uno a Castiglione d’Adda, in Lombardia, con circa 40 casi, e alcuni nel Lazio, che nel loro insieme avevano causato altri 40 casi, per un totale di circa 80 casi autoctoni. Questo dimostra che in Italia le condizioni per la diffusione della Dengue o di altri virus tropicali ci sono. Questo lo sapevamo. Ma che sia successo proprio a Fano è soltanto una coincidenza.

A Fano però abbiamo superato i 100 casi. Dobbiamo preoccuparci?

Dato che ormai siamo ad ottobre e le temperature cominciano a scendere, non credo che ci saranno problemi nel controllare questi focolai. Tuttavia, è un segnale che non va sottovalutato: dobbiamo essere consapevoli che anche nelle prossime estati potranno verificarsi altri focolai.

C’entra il cambiamento climatico?

In parte sì, ma c’è da dire che l’Italia è sempre stato un paese tropicale part-time, con estati calde e umide e inverni più rigidi. D’altra parte però ci sono anche fattori esterni che possono avere un peso: dato che in alcune parti del mondo, come l’America latina o in Asia, la Dengue rappresenta un’epidemia importante e dato che viviamo in un mondo globalizzato, c'è il rischio che i vettori responsabili possono arrivare anche in Italia.

Per ora qui c’è solo la zanzara tigre asiatica (Aedes albopictus), ma non abbiamo la Aedes aegypti, che nel Mediterraneo è presente solo a Cipro (nell’Unione europea) e in Egitto (fuori dall’Ue). Si tratta del vettore della Dengue per eccellenza, in quanto è ancora più efficace della Aedes albopictus nel trasmettere il virus. La zanzara tigre asiatica riesce infatti a resistere a temperature più basse rispetto alla Aedes aegypti. Se da una parte grazie a questa sua capacità riesce a stabilirsi nelle aree temperate, dall'altra la sua attività si riduce molto con le temperature fredde.

Quali rischi stiamo correndo?

Se le estati dovessero allungarsi e le temperature minime continuassero ad aumentare, le epidemie avrebbero più tempo per protrarsi perché le zanzare rimarrebbero attive per più tempo. Un’altra situazione a rischio si verificherebbe qualora le zanzare avessero modo di iniziare a circolare prima: questo vorrebbe dire che il virus avrebbe più tempo per circolare, permettendo ai focolai di crescere ed espandersi. In queste circostanze, qualora i casi non venissero identificati subito, le epidemie avrebbero modo di espandersi. Per questo è fondamentale identificare la presenza di zanzare infette per procedere il prima possibile con la disinfestazione.

Per ora come possiamo evitare di essere punti?

Per eliminare il rischio di Dengue il modo migliore in assoluto sarebbe eliminare le zanzare. Anche se questo non è possibile, si può far molto per limitare la loro circolazione. Non solo attraverso gli interventi delle autorità locali, come comuni e asl, ma anche attraverso le azioni di ogni singolo cittadino. Per prima cosa bisogna eliminare i residui di acqua presenti vicino alle abitazioni, ad esempio nei copertoni della macchina o nei sottovasi, e poi è importanti usare tutte le precauzioni per proteggersi dalle zanzare.

È importante evitare di esporsi quando la zanzara tigre asiatica è più attiva, ovvero durante le ore fresche delle giornate più calde. La zanzara tigre asiatica è piuttosto pigra, non si sposta molto, al massimo 200 metri, ed esce solo nelle aree più fresche, quindi se si esce in queste ore è necessario fare ancora più attenzione e proteggersi con i giusti indumenti o utilizzando spray repellenti.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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