video suggerito
video suggerito
Cambiamenti climatici

Fiori e piante si diffondono in Antartide a causa della crisi climatica: +20% in dieci anni

Un team di ricerca americano ha dimostrato che anche l’Antartide è colpito dal cambiamento climatico. Tra le conseguenze un tasso di crescita molto superiore.
A cura di Andrea Centini
53 CONDIVISIONI
Credit: Ben Tullins
Credit: Ben Tullins
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Sebbene in passato si ritenesse che l'Antartide non venisse coinvolto dal cambiamento climatico di origine antropica, ci sono sempre più indizi che anche il Polo Sud non ne sia immune. Tra quelli più sibillini, oltre all'incremento delle temperature e i livelli ghiaccio marino ai minimi storici, vi è il costante aumento delle aree verdi, nelle quali è possibile osservare sempre più piante vascolari. Per rendersi conto dell'anomalia, basti sapere che nella piccola isola subantartica di Signy, facente parte parte dell'arcipelago delle Orcadi Meridionali, gli scienziati hanno osservato un incremento significativo della diffusione di alcuni organismi vegetali. Tra il 2009 e il 2018 l'erba pelosa (Deschampsia antarctica) ha avuto un tasso di crescita / fioritura cinque volte superiore rispetto al periodo compreso tra il 1960 e il 2009, mentre la perla dell'Antartide (Colobanthus stillensis) nello stesso arco temporale ha avuto un incremento ben dieci volte maggiore. La crescita di C. quitensis è invece passata da poco meno del 7 percento a oltre il 150 percento. A scoprire la diffusione delle piante vascolari – studiate da decenni – è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani dell'Università degli Studi dell’Insubria.

A dimostrare che anche l'Antartide è preda del riscaldamento globale catalizzato dalle attività umane vi è anche un nuovo studio, condotto da scienziati del Dipartimento di Scienze dell'Atmosfera dell'Università di Washington di Seattle. Grazie a un modello climatico ad hoc i ricercatori guidati dal professor Edward Blanchard-Wrigglesworth hanno fatto emergere l'impatto delle emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti nell'aumento delle temperature in Antartide. Il modello non ha tuttavia potuto prevedere correttamente la spaventosa ondata di calore che nel marzo del 2022 ha colpito il grande continente ghiacciato. Nell'Antartide Orientale fu infatti registrata una temperatura di ben 39° C superiori alla media storia, “la più grande anomalia di temperatura mai registrata a livello globale”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio. L'evento estremo durò per ben tre giorni consecutivi e il picco massimo di temperatura arrivò a – 10° C, pericolosamente vicino al punto di fusione del ghiaccio. “L’ondata di caldo, che è stata abilmente prevista, è il risultato di un modello di circolazione su larga scala altamente anomalo che ha portato una massa d’aria australiana nell’Antartide orientale in 4 giorni e ha prodotto flussi di calore atmosferici record”, spiegano gli esperti.

Attraverso le simulazioni il professor Blanchard-Wrigglesworth e colleghi hanno determinato che il cambiamento climatico negli ultimi cento anni ha incrementato di 2° C la temperatura delle ondate di calore. La tendenza all'incremento suggerisce che verso la fine del nuovo secolo l'aumento complessivo delle temperature dovuto all'impatto antropico sarà di 8° C rispetto agli anni '20 del XX secolo. Il rischio è proprio quello di avvicinarsi al tasso di fusione del ghiaccio e perdere estese aree della calotta glaciale, con conseguente innalzamento del livello del mare e tutti i rischi che comporta. Fra essi, sommersione di intere isole oceaniche (in particolar modo atolli del Pacifico), di regioni e metropoli costiere, comprese alcune italiane, aumento delle inondazioni catastrofiche, eventi meteo estremi, carestie, migrazioni di massa senza precedenti e probabili guerre per le risorse e il territorio.

La riduzione della superficie ghiacciata e l'incremento delle aree verdi avrà dei benefici per alcune specie, che potranno estendere il proprio areale di distribuzione. Ma il fatto che il territorio diventi disponibile per la colonizzazione rischia di far diffondere anche specie aliene, con un impatto potenzialmente catastrofico sugli organismi autoctoni e la tenuta degli equilibri ecologici. La stima è che entro la fine del secolo le aree della penisola antartica libere dai ghiacci saranno tre volte più estese, con effetti imprevisti sugli habitat e gli ecosistemi. I dettagli della ricerca “The Largest Ever Recorded Heatwave—Characteristics and Attribution of the Antarctic Heatwave of March 2022” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.

53 CONDIVISIONI
553 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views