Finalmente sappiamo perché menta e mentine ci fanno sentire freddo
Anche se a temperatura ambiente, chewing gum alla menta e mentine, ma anche dentifrici e altri prodotti al mentolo, ci fanno immediatamente percepire una sensazione di freschezza, quasi glaciale. Ma come fanno a scatenare un tale effetto senza essere di fatto più freddi? Il segreto si nasconde in un meccanismo molecolare che, finora, non era stato completamente chiarito dagli studiosi, ma che un team di ricerca della Duke University School of Medicine di Durham, negli Stati Uniti, ha appena dettagliato in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science.
Perché la menta che ci fa sentire freddo
Utilizzando la microscopia crioelettronica – una tecnica originariamente sviluppata negli Anni 70 ma che ora sta vivendo una sorta di rinascita grazie ai recenti progressi tecnologici – i ricercatori hanno rivelato in che modo alcuni particolari composti, come il mentolo che si trova nella menta piperita (peppermint), siano in grado di indurre una sensazione di freschezza simile a quella data da uno stimolo fisico, come mangiare un cubetto di ghiaccio: alla base di questa sensazione, spiegano gli studiosi, c’è un cambiamento conformazionale che avviene all’interno di specifici canali ionici di rilevamento del freddo.
Il risultato di questo meccanismo molecolare – in biochimica chiamato attivazione del canale ionico TRPM8 (recettore transitorio della melastatina 8) dipendente dall’agonista del raffreddamento e dal PIP2 (fosfatidilinositolo-4,5-bisfosfato) – è appunto quella strana ventata di freschezza che apprezziamo quando mettiamo una mentina in bocca. “Questi canali – precisano i ricercatori – sono espressi nei neuroni sensoriali e funzionano come il trasduttore principale per la sensazione di freschezza negli esseri umani”.
Per il canale ionico TRPM8, il mentolo è un fattore che scatena un riarrangiamento conformazionale. Con l’aiuto della proteina PIP2, il mentolo si lega perfettamente al TRPM8, come se fosse una minuscola chiave di una serratura cellulare, che è il canale ionico – una proteina speciale, che attraversa la membrana delle cellule, il cui compito è quello di far entrare ed uscire gli ioni. Il legame consente l’ingresso di ioni sodio e calcio carichi positivamente all’interno della cellula, il che porta alla depolarizzazione e alla generazione di un segnale, chiamato potenziale d’azione.
Questo meccanismo, che in studi precedenti era stato verificato solo in esperimenti condotti su canali ionici di uccelli, nei quali la proteina TRPM8 è leggermente diversa da quella dei mammiferi, è stato completamente chiarito dai ricercatori della Duke University School of Medicine di Durham utilizzando canali ionici di topo, che hanno permesso di rivelare, per la prima volta, gli esatti stati chiusi, intermedi e aperti del canale ionico stesso, dunque il completo meccanismo molecolare che scatena la risposta “glaciale” che tutti conosciamo.