Finalmente sappiamo perché l’Everest è la montagna più alta del mondo
Gli scienziati hanno fatto luce sulle possibili ragioni dell'elevazione straordinaria del Monte Everest, la montagna più alta del mondo. A farla svettare avrebbe contribuito il sollevamento determinato da un fenomeno noto come "pirateria fluviale", che circa 89.000 anni fa avrebbe generato una profonda gola fluviale in grado di spingere verso l'alto la montagna, chiaramente formata nel contesto della tettonica delle placche. Con i suoi 8.849 metri il Monte Everest supera di circa 250 metri il K2, la seconda vetta più alta (8.611 metri). Entrambe si trovano nella catena montuosa dell'Himalaya, un gigantesco sistema montuoso che si staglia ad arco nell'Asia meridionale attraverso diversi Paesi, tra i quali vi sono Cina, Pakistan, Nepal e India. Un dettaglio curioso è che tra le montagne più alte di questa catena, in genere, vi è una differenza entro i 100 metri; il Kangchenjunga, la terza più alta, è di 8.586 metri; Lhotse, la quarta, è di 8.516 metri; mentre Makalu svetta per 8.485 metri. L'Everest, conosciuto anche come Chomolungma (tibetano) o Sagarmāthā (nepalese), è ben più alto delle altre. Ci deve essere una ragione precisa e gli scienziati credono di aver svelato un pezzo del puzzle proprio analizzando i fiumi.
Cos'è la pirateria fluviale
A determinare che il Monte Everest avrebbe il primato di montagna più alta del mondo anche grazie al ruolo giocato da un fiume è stato un team di ricerca internazionale composto da scienziati della Scuola di Scienze della Terra e Risorse – Laboratorio statale chiave di biogeologia e geologia ambientale dell'Università delle Scienze Geologiche della Cina e del Dipartimento di Scienze della Terra dello University College di Londra. I ricercatori, coordinati dai professori Xu Han e Matthew Fox, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver modellizzato la cattura di un fiume da parte di un altro, un fenomeno che gli scienziati chiamano “river piracy”, pirateria fluviale nel nostro idioma. In parole molto semplici, un corso d'acqua può essere deviato in un altro attraverso vari fenomeni (geologici e non) che spaziano dall'erosione e allo scioglimento dei ghiacciai; quando ciò si verifica avviene uno stravolgimento nei flussi (velocità e potenza) e nella distribuzione dei sedimenti, che può alterare sensibilmente la geografia di un luogo. In casi particolari, può addirittura sollevare le montagne.
Il professor Han e colleghi, infatti, hanno determinato tramite un modello matematico che 89.000 anni fa l'affluente Arun si sarebbe gonfiato improvvisamente “rubando acqua” dal fiume madre, il Kosi. Attraverso questo modello è emerso che il drenaggio avrebbe aumentato sensibilmente la capacità di scavare nella roccia del corso d'acqua, alterando la distribuzione della crosta terrestre (che poggia sul mantello) e favorendo il sollevamento delle parti non toccate dall'impetuosa erosione fluviale, responsabile della formazione di una profonda gola. Secondo gli scienziati questo processo legato all'Arun avrebbe alzato l'Everest dai 15 ai 50 metri. “Suggeriamo che parte dell'elevazione anomala del Chomolungma (~15–50 m) possa essere spiegata come la risposta isostatica all'incisione fluviale innescata dalla cattura, evidenziando la complessa interazione tra dinamiche geologiche e formazione di caratteristiche topografiche”, hanno spiegato Han e colleghi nell'abstract dello studio.
Non è un divario tale da poter spiegare la significativa differenza col K2 e le altre montagne dell'Himalaya, ma suggerisce in parte cosa può aver spinto così in su la montagna più alta del mondo, che in alcune parti è stata trasformata in una sorta di discarica a causa della pressione turistica. I dettagli della ricerca “Recent uplift of Chomolungma enhanced by river drainage piracy” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Nature Geoscience.