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Finalmente sappiamo cos’è la “sirena” di Enjuin, venerata in un tempio giapponese

È uscita la relazione finale sulle analisi condotte sulla “sirena di Enjuin”, la misteriosa creatura mummificata custodita in un tempio giapponese. Ecco di cosa si tratta.
A cura di Andrea Centini
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La sirena di Enjuin. Credit: Università della Scienza e delle Arti di Kurashiki
La sirena di Enjuin. Credit: Università della Scienza e delle Arti di Kurashiki

Il mistero della famosa “sirena mummificata” di Enjuin, custodita e venerata in un tempio giapponese di Asakuchi, è stato finalmente svelato. La creatura, infatti, a marzo dello scorso anno era stata sottoposta a una serie di indagini scientifiche come TAC, prelievi di campioni e raggi X per determinare con esattezza la sua criptica natura. A quasi un anno di distanza gli scienziati hanno pubblicato i risultati delle analisi e ora sappiamo di cosa si tratta. Com'era scontato, anche alla luce di casi analoghi documentati in passato, la sirena mummificata di Enjuin non è altro che un fantoccio, realizzato combinando materiali diversi, sia organici che inorganici. Si compone di varie parti di animali come pinne e pelle di pesci, cheratina e pelliccia di mammifero, montati accuratamente su un'imbottitura di stoffe, carta, colla e altro ancora.

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A dimostrare l'esatta natura della “creatura” sono stati gli scienziati dell'Università della Scienza e delle Arti di Kurashiki, che lo scorso anno la ricevettero direttamente dalle mani del sommo sacerdote Hiroyoshi Kusuda del tempio di Asakuchi. Hanno collaborato allo studio anche alcuni ricercatori di un laboratorio odontotecnico di Yokohama per gli esami sui denti (presi da alcuni pesci).

La mummia di Enjuin viene custodita in una teca protetta del tempio da almeno 40 anni, ma la sua storia è secolare. Fu infatti trovata nella prefettura di Okayama accompagnata da un biglietto in cui si indicava che la creatura era una “sirena catturata in una rete da pesca al largo di Tosa durante l'era Genbun”, cioè tra il 1736 e il 1741 dopo Cristo, come riportato dal portale Unsee Japan.

Credit: Università della Scienza e delle Arti di Kurashiki
Credit: Università della Scienza e delle Arti di Kurashiki

Non è chiaro come sia arrivata fino al tempio, ma in passato fu acquistata e custodita dai membri di diverse famiglie. Una volta portata nel luogo di culto è stata venerata come una sorta di creatura divina, tanto da spingere il sommo sacerdote e gli altri religiosi a pregarla per tenere a bada la pandemia di COVID-19. Dalle prime osservazioni si era pensato alla macabra unione di metà corpo di una piccola scimmia (per la parte superiore) e di un salmone per quella inferiore, come del resto si era già verificato per altre “sirene”, ma in realtà si tratta prevalentemente di un pupazzo di carta, cotone, stoffa, colla e una sostanza simile al gesso.

I materiali sono stati ricoperti da pelle di fugu (il pesce palla) e da pinne dorsali, pettorali e anali di vari diversi pesci, molto probabilmente ombrine, con lo scopo di donargli l'aspetto di una creatura marina. La peluria è pelliccia di mammifero, mentre le unghie sono state ottenute dalla cheratina di altri animali. Al suo interno non sono state trovate ossa, ma evidenti segni lasciati dai vermi che hanno mangiato quel che potevano. La superficie del corpo è invece dipinta con sabbia o polvere di carbone, amalgamata con una sostanza pastosa.

Una "sirena" mummificata simile a quella del tempio giapponese. Credit: Thom Atkinson / Wellcome Image
Una "sirena" mummificata simile a quella del tempio giapponese. Credit: Thom Atkinson / Wellcome Image

Si tratta di un lavoro particolarmente accurato, tenendo presente che, secondo gli scienziati, la mummia fu realizzata attorno alla metà del XVIII secolo, proprio come riporta il biglietto del “ritrovamento” nella rete da pesca. Probabilmente si è trattato di uno scherzo di un pescatore burlone che è stato preso sin troppo sul serio da persone suggestionabili.

Sono note diverse sirene di questo genere, delle quali la più famosa è la cosiddetta “sirena delle Fiji”, realizzata da un pescatore giapponese per prendersi gioco dei suoi compaesani creduloni. Disse loro dell'arrivo di una maledizione che avrebbe reso tutti sterili, ma per proteggersi sarebbe stato sufficiente fare una foto con essa, dietro compenso naturalmente. La “sirena” finì anche esposta nel museo di un imprenditore. In quel caso si trattava di metà scimmia cucita su un pesce. I dettagli della ricerca condotta sulla mummia di Enjuin sono stati pubblicati sul portale dell'Università della Scienza e delle Arti di Kurashiki.

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