Febbre di Lassa nel Regno Unito: sintomi, trasmissione e cura della febbre emorragica
Nei giorni scorsi l'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) ha annunciato la diagnosi di tre casi di Febbre di Lassa, di cui uno si è purtroppo rilevato fatale. Le infezioni hanno riguardato pazienti legati a un recente viaggio in Africa occidentale, dove questa malattia è endemica. Il rischio per la salute pubblica è considerato molto basso. Secondo i dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti si stima che l'infezione colpisca fino a 300mila persone all'anno, provocando circa cinquemila morti. Come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), la Febbre di Lassa fa parte delle febbri emorragiche virali (Fev), tra le quali vi è anche quella provocata dal famigerato virus Ebola. Si tratta di “patologie di origine virale a carattere sistemico, caratterizzate da esordio improvviso, acuto e spesso accompagnate da manifestazioni emorragiche”, scrive l'ISS. La febbre di Lassa prende il nome da una città della Nigeria, dove circa mezzo secolo fa fu diagnosticata per la prima volta in due infermiere. Ecco quali sono i sintomi e come si trasmette.
Quali sono i sintomi della febbre di Lassa
La Febbre di Lassa, a differenza di altre febbri emorragiche virali, ha un esordio graduale e il tempo di incubazione può arrivare fino ai 21 giorni, contro una media di 1 – 9 giorni delle altre, spiega l'ISS. Tra i sintomi iniziali si segnalano mal di testa (cefalea); febbre; dolori muscolari (mialgia); tosse secca, difficoltà ad assumere cibo (disfagia), dolore toracico anche intenso, faringodinia con essudato tonsillare e una serie di condizioni gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea. Si tratta di sintomi generici che in larga parte possono essere associati a molteplici patologie, compresa una forte influenza e la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Con l'emergere delle complicazioni il quadro clinico diventa più specifico; come indicato dall'ISS emergono infatti “edema del volto e del collo, difficoltà respiratorie, versamento pleurico e pericardico, proteinuria (elevata concentrazione di proteine nelle urine NDR), encefalopatia, sanguinamento delle mucose”, come ad esempio dal naso o dalle gengive. Possono anche manifestarsi ipotensione e shock. Nei Manuali MSD per operatori sanitari si segnalano anche vertigini, acufeni e perdita dell'udito, che può diventare permanente nei pazienti con infezione più severa. La Febbre di Lassa può essere lieve o addirittura asintomatica nell'80 percento dei contagiati, mentre il restante 20 percento sviluppa una severa malattia multisistemica. L'ISS specifica che il tasso di mortalità generale è di appena l'1 percento, ma sale fino al 20 percento per i casi che non vengono trattati. La mortalità è molto più alta per le donne incinte o che hanno appena partorito, essendo compresa tra il 50 e il 92 percento. La guarigione o la morte del paziente si verificano tra 7 e 31 giorni.
Come si trasmette la Febbre di Lassa
La Febbre di Lassa è provocata da un arenavirus – il virus Lassa (Lassa mammarenavirus) – che viene trasmesso all'uomo dal contatto con feci, urina, saliva e altri escreti di roditori. I principali serbatoi animali sono il topo pigmeo Mus baoulei, i ratti del genere Mastomys (M. natalensis ed M. erythroleucus) e l'Hylomyscus pamfi. Sono tutti animali che possono essere trovati nelle abitazioni dei Paesi africani più coinvolti dalle epidemie, tra i quali figurano Sierra Leone, Guinea, Nigeria, Togo, Liberia e Ghana. La trasmissione può avvenire anche tra uomo e uomo, entrando in contatto con i fluidi corporei di una persona infetta. “In alcuni casi, dopo la trasmissione accidentale, può avvenire la trasmissione da uomo a uomo, per contatto diretto con sangue, tessuti, secrezioni o escreti di persone infette, soprattutto in ambito familiare e nosocomiale”, specifica l'ISS. I manuali MSD indicano che il contagio interumano è comune in ospedale in assenza di dispositivi di protezione individuale (DPI), come mascherine, visiere, occhiali protettivi e guanti, che abbiamo imparato a conoscere bene durante la pandemia di COVID-19.
Come si cura la Febbre di Lassa
Il trattamento d'elezione contro la Febbre di Lassa è a base dell'antivirale ribavirina, che è in grado di ridurre la mortalità se avviato nella fase precoce dell'infezione. La letalità può essere abbattuta di dieci volte se la somministrazione inizia entro il sesto giorno dal contagio, indicano i Manuali MSD. Il trattamento prevede una dose iniziale di 30 mg/kg EV (per un massimo di 2 grammi) “seguita da 16 mg/kg EV (massimo 1 g/dose) ogni 6 ore per 4 giorni, quindi 8 mg/kg EV (massimo 500 mg/dose) ogni 8 ore per 6 giorni”, specificano i Manuali MSD. Come per le altri febbri emorragiche è necessaria una terapia di supporto per mantenere la volemia (il volume totale del sangue) e l'equilibrio idroelettrico. “Per controllare il sanguinamento si possono somministrare plasma, piastrine, sangue”, specifica l'ISS, aggiungendo che antibiotici possono essere utili per prevenire infezioni secondarie. Ad oggi non esiste un vaccino contro la Febbre di Lassa.