Farmaco sperimentale ringiovanisce la pelle e accelera la guarigione delle ferite nei test

Il farmaco sperimentale ABT-263 è stato in grado di ringiovanire la pelle e migliorare la guarigione delle ferite in test di laboratorio. Si tratta di un agente senolitico che agisce contro le cellule senescenti, ovvero cellule che anche se hanno smesso di replicarsi non vengono eliminate dal nostro organismo. Il loro accumulo, pur giocando un ruolo nella protezione dai tumori, è associato all'invecchiamento e all'insorgenza di patologie legate all'età. Le cellule senescenti della pelle, inoltre, ostacolano la rimarginazione delle ferite, rallentando la guarigione delle lesioni. Ciò può rappresentare un problema significativo per gli anziani che hanno incidenti o devono seguire un percorso post operatorio. Il farmaco ABT-263, sperimentato per via orale anche come antitumorale, nella sua forma topica potrebbe rappresentare un prezioso aiuto in specifiche circostanze, qualora ne fosse dimostrata la sicurezza.
A determinare che il farmaco sperimentale ABT-263 è in grado di ringiovanire la pelle e accelerare la guarigione delle lesioni cutanee è stato un team di ricerca statunitense composto da scienziati della Divisione di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva – Dipartimento di Chirurgia e dell'Istituto di Scienze Cliniche e Traslazionali (CTSI) della Scuola di Medicina “Aram V. Chobanian & Edward Avedisian” dell'Università di Boston. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Maria Svedova, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver testato il farmaco su modelli murini (topi). Negli esperimenti sono stati coinvolti esemplari di 24 mesi, trattati per cinque giorni con la forma topica del farmaco. La pelle, dopo il trattamento, mostrava significativi segni di ringiovanimento grazie all'eliminazione delle cellule senescenti. “Dopo l'applicazione topica di ABT-263, la pelle invecchiata ha mostrato una ridotta espressione genica dei marcatori di senescenza p16 e p21, accompagnata da riduzioni nelle cellule positive a SA-β-gal e p21 rispetto ai controlli DMSO”, hanno spiegato Svedova e colleghi nell'abstract dello studio. Ma non sono mancati gli effetti collaterali, dato che il farmaco “ha anche innescato una risposta infiammatoria temporanea e un'infiltrazione di macrofagi nella pelle”.
La pelle ferita dei roditori trattata col farmaco guariva molto più velocemente rispetto a quella degli animali non trattati. “Al 24° giorno, l'80 percento dei topi trattati con ABT-263 aveva ferite completamente guarite, rispetto a solo il 56 percento dei topi non trattati”, evidenziano i ricercatori in un comunicato stampa. Secondo gli scienziati la guarigione accelerata e il ringiovanimento della pelle sono dovuti all'azione senolitica di ABT-263, che uccide le cellule senescenti tramite l'apoptosi (il cosiddetto suicidio cellulare). Il farmaco, inoltre, agisce stimolando l'espressione dei geni che sono coinvolti “nel rimodellamento della matrice extracellulare e nei percorsi di riparazione delle ferite”. Ad esempio, catalizza la produzione di collagene e favorisce la crescita di nuovi vasi sanguigni.
Un precedente studio aveva dimostrato che il farmaco, uccidendo le cellule senescenti gliali, è in grado di proteggere i topi dalla perdita della memoria, rendendolo un potenziale trattamento per le patologie neurodegenerative come l'Alzheimer. Alla luce degli effetti collaterali saranno comunque necessari studi più approfonditi sulla sicurezza prima di poter passare ai test clinici, ovvero sull'uomo. I dettagli della nuova ricerca “Topical ABT-263 treatment reduces aged skin senescence and improves subsequent wound healing” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Aging.