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Farmaco anti Alzheimer rallenta il declino cognitivo del 35%: risultato storico per studio di Fase 3

L’anticorpo monoclonale donanemab di Ely Lilli ha rallentato del 35% il declino cognitivo in pazienti con Alzheimer sintomatico (con lieve demenza). È la prima volta che accade in uno studio di Fase 3 con un farmaco sperimentale contro la malattia neurodegenerativa.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta nella storia della lotta contro il morbo di Alzheimer – la principale forma di demenza al mondo – un farmaco sperimentale ha determinato un rallentamento del declino cognitivo del 35 percento. Si tratta di un risultato statisticamente significativo, oltre che molto rilevante nel potenziale contrasto alla patologia neurodegenerativa, ad oggi considerata incurabile. Il farmaco in questione è il donanemab, un anticorpo monoclonale (semi-sintetico, sviluppato in laboratorio) che colpisce le placche di beta amiloide, proteine “appiccicose” che si accumulano nel cervello nei pazienti con Alzheimer. Sulla base di questo risultato, il colosso farmaceutico statunitense Ely Lilli presenterà rapidamente la richiesta di approvazione del farmaco alla Food and Drug Administration (FDA), l'agenzia federale deputata alla regolamentazione di farmaci, prodotti alimentari e terapie sperimentali negli USA. Successivamente la documentazione dovrebbe essere depositata anche presso l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e a cascata all'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

Il rallentamento del declino cognitivo è stato valutato nello studio di Fase 3 TRAILBLAZER-ALZ 2, un trial clinico randomizzato e controllato con placebo – il gold standard della ricerca scientifica – che ha coinvolto circa 1.200 pazienti con un'età compresa tra i 60 e gli 85 anni (sia uomini che donne) con diagnosi confermata di Alzheimer. Avevano tutti la malattia sintomatica a uno stadio precoce, caratterizzata da “decadimento cognitivo lieve (MCI) e lieve stadio di demenza”, come specificato in un comunicato stampa dalla casa farmaceutica. Per valutare l'efficacia e la sicurezza del farmaco, somministrato per via endovenosa, i ricercatori coinvolti si sono basati sulla scala integrata di valutazione della malattia di Alzheimer (iADRS), un test standardizzato che misura le capacità di compiere attività quotidiane come guidare, cucinare, conversare, gestire le proprie finanze, praticare hobby e altri elementi legati alla cognizione. Il farmaco è stato somministrato ai pazienti fino a quando le placche di beta amiloide non sono scomparse dal loro cervello (analisi con scansioni cerebrali). Come indicato, infatti, il donanemab colpisce queste specifiche proteine sia nella forma solubile che in quella insolubile. I risultati dei pazienti trattati con il donanemab sono stati messi a confronto con quelli dei partecipanti del gruppo di controllo trattato col placebo, facendo emergere l'impatto positivo del farmaco biologico.

Nello specifico, a 12 mesi dall'avvio della sperimentazione il 47 percento dei pazienti trattati con l'anticorpo monoclonale non ha mostrato progressione della malattia (contro il 29 percento del gruppo placebo), definita come assenza di declino (CDR-SB). A 18 mesi nel gruppo donanemab è stato rilevato un rallentamento del declino cognitivo del 35 percento e una riduzione della capacità di compiere attività quotidiane inferiore del 40 percento rispetto al gruppo di controllo. È stato rilevato anche un rischio ridotto del 39 percento di progressione allo stadio successivo della malattia. I ricercatori di Eli Lilly hanno valutato il trattamento anche in un sottogruppo di pazienti con livelli elevati e intermedi di proteina tau nel cervello, un'altra proteina associata alla neurodegenerazione che provoca l'accumulo di grovigli nel tessuto cerebrale e morte dei neuroni. Anche in queste popolazioni è stato rilevato un rallentamento del declino cognitivo tra il 22 e il 29 percento.

“Siamo estremamente lieti che donanemab abbia prodotto risultati clinici positivi con un significato statistico convincente per le persone con malattia di Alzheimer in questo studio. Questo è il primo studio di fase 3 di qualsiasi medicinale sperimentale per la malattia di Alzheimer a fornire un rallentamento del 35% del declino clinico e funzionale”, ha dichiarato il dottor Daniel Skovronsky, dirigente medico e scientifico presso Ely Lilli (le cui azioni sono salite dell'8,8 percento dopo l'annuncio di questi promettenti risultati).

Nel corso degli studi clinici con l'anticorpo monoclonale sono stati riscontrati in una parte dei pazienti edema cerebrale (gonfiore) e nausea, che hanno spinto diversi di essi interrompere il trattamento. Nello studio di Fase 3 il 24 percento dei pazienti ha mostrato ARIA (come viene definito tecnicamente l'edema) dalle scansioni cerebrali, dei quali il 6,1 percento con sintomi clinici. L'edema cerebrale è associato alle terapie anticorpali che rimuovono le placche di beta amiloide. Nella maggior parte dei casi è stato lieve o moderato, ma nell'1,6 percento è stato grave: il decesso di tre partecipanti è stato correlato all'edema. Complessivamente il trattamento con donanemab è comunque considerato sicuro ed efficace, soppesando costi e benefici. I risultati della sperimentazione saranno pubblicati su una rivista scientifica Peer Reviewed.

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