Farmaci antinfiammatori per curare il Covid: lo studio italiano conferma l’efficacia dei FANS
I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), una delle classi di medicinali più comunemente utilizzate in tutto il mondo per ridurre il dolore, controllare la febbre e trattare un’ampia gamma di malattie infiammatore, hanno un ruolo cruciale anche nella cura del Covid-19. Lo evidenzia un ampio lavoro appena pubblicato sulla rivista Lancet Infectious Diseases dal titolo “Home as the new frontier for the treatment of COVID-19: the case for anti-inflammatory agents” (La casa come nuova frontiera per la cura del COVID-19: il caso degli antinfiammatori), condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, i cui risultati indicano che la terapia antinfiammatoria, e in particolare i FANS, è fondamentale per la gestione dei pazienti con i primi sintomi di Covid.
Questo perché, spiegano gli autori dello studio – i professori Giuseppe Remuzzi e Fredy Suter, la biotecnologa Monica Cortinovis e il dottor Norberto Perico – l’attenuazione dei primi sintomi “protegge dalla progressione verso una malattia più grave che alla fine potrebbe richiedere il ricovero”. In altre parole, intervenire all’esordio dei sintomi con i FANS è una preziosa strategia terapeutica che, oltre a scongiurare la pressione eccessiva sugli ospedali, offre l’opportunità di prevenire lo sviluppo di una malattia più grave e complicanze a lungo termine.
Il Covid si cura a casa con i FANS
Il lavoro, rilanciato anche dal Corriere della Sera, ha preso in esame i risultati dello studio clinico dell’Istituto Mario Negri e dell’Ospedale di Bergamo sul trattamento precoce a domicilio del Covid e di altri studi osservazionali, focalizzando l’attenzione sui farmaci inibitori relativamente selettivi della Cox-2 (ciclossigenasi 2), un enzima coinvolto in diversi processi fisiologici e patologici.
Celecoxib e nimesulide sono risultati particolarmente efficaci contro la malattia causata da Sars-CoV-2; valide alternative sono ibuprofene e aspirina. I Fans inibiscono, oltre alla Cox-2, anche un altro enzima, simile ma non identico, la Cox-1, meno implicata nell’infiammazione e collegata invece al rischio di effetti collaterali a livello gastrointestinale, che si verificano in particolare se gli antinfiammatori vengono assunti in alte dosi per più di 3-4 giorni.
L’efficacia dei farmaci antinfiammatori
Il lavoro, che sconfessa definitivamente un’ipotesi avanzata nei primi mesi della pandemia – secondo cui gli antinfiammatori non steroidei (e in particolare l’ibuprofene) avrebbero aumentato la suscettibilità all’infezione da Sars-CoV-2 e aggravato i sintomi di Covid – ha fornito risultati di particolare interesse rispetto all’efficacia del trattamento con i FANS all’esordio dei sintomi da lievi a moderati, mostrando nello specifico:
una riduzione del 90% degli accessi al pronto soccorso e ospedalizzazioni (dato accorpato) e dell’85-90% delle sole ospedalizzazioni, con un tempo di risoluzione dei sintomi accorciato dell’80% e la necessità di supplementazione di ossigeno del 100%. Inoltre, i sintomi come la perdita totale o parziale dell’olfatto e gusto hanno mostrato di persistere meno frequentemente e per un periodo più breve.