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Evitando le perdite di metano si potrebbe rifornire l’Europa di gas per un anno

Lo indicano i dati dell’ultimo rapporto dell’IEA che ha fornito una nuova stima delle perdite globali di metano dal settore energetico: “Quasi il 70% in più rispetto a quanto ufficialmente riportato”.
A cura di Valeria Aiello
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Metano al centro dell’attenzione per i folli rincari ma anche per le ingenti perdite di questo gas serra nell’atmosfera durante le operazioni industriali di estrazione, trasporto, stoccaggio e distribuzione: lo evidenzia l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), sottolineando come le emissioni globali di metano dal settore energetico siano quasi il 70% in più rispetto a quanto riportato ufficialmente dai governi nazionali.

Il settore dell’energia, in particolare, rappresenta il 40% delle emissioni di metano dovute all’attività umana, cresciute di poco più del 5% nel 2021. “Ma se tutte le perdite annuali dalle operazioni di combustibili fossili fossero state catturate e vendute – spiega l’IEA – , i mercati del gas naturale sarebbero stati riforniti con ulteriori 180 miliardi di metri cubi nel 2021” che equivalgono a tutto il metano utilizzato a livello europeo in 12 mesi. Di conseguenza, riducendo tali perdite dalle operazioni di petrolio e gas a un’intensità di emissioni pari a quelle della Norvegia, che è la nazione con il più basso impatto al mondo, le emissioni di metano diminuirebbero di oltre il 90%, con un effetto sul riscaldamento globale a breve termine e migliorando la qualità dell’aria.

Metano e cambiamento climatico

Questo perché il metano (CH4), responsabile di circa il 30% dell’aumento delle temperature globali dalla rivoluzione industriale a oggi, è un gas serra con molto più potente dell’anidride carbonica (CO2) nel trattenere energia termica nell’atmosfera, anche se ha una vita atmosferica più breve, per cui una rapida e sostenuta riduzione delle perdite andrebbe rapidamente a mitigare il cambiamento climatico e aiuterebbe a raggiungere con maggior facilità gli obiettivi previsti per il 2030.

La nuova analisi, quale aggiornamento 2022 dell’IEA Global Methan Tracker, arriva in uno dei momenti più delicati della crisi del gas, in cui la Russia potrebbe decidere di razionare ancora più il metano destinato all’Europa in risposta alle sanzioni comminate dall’Unione in coordinamento con Stati Uniti e Regno Unito e, in particolare, in seguito alla decisione di Berlino di congelare il progetto Nord Stream 2, il nuovo gasdotto che passa sotto il Mar Baltico aggirando l’Ucraina, collegando la Russia alla Germania.

Mosse che rischiano di far lievitare ulteriormente il costo del metano da parte del più grande fornitore d’Europa. “Agli odierni prezzi elevati del gas naturale, quasi tutte le emissioni dalle operazioni di petrolio e metano in tutto il mondo potrebbero essere evitate senza alcun costo netto – ha affermato il direttore esecutivo dell'AIE Fatih Birol – . L’Agenzia internazionale per l’energia è una sostenitrice di lunga data di un’azione più forte per ridurre le emissioni di metano. Una parte vitale di questi sforzi è la trasparenza sulle dimensioni e sull’ubicazione delle emissioni, motivo per cui la massiccia sottostima rivelata dal nostro Global Methane Tracker è così allarmante”.

Le perdite di metano nei diversi Paesi

Emissioni totali di metano e intensità di emissioni in diversi Paesi produttori / IEA
Emissioni totali di metano e intensità di emissioni in diversi Paesi produttori / IEA

L’intensità delle emissioni di metano dalle operazioni di combustibili fossili varia ampiamente da Paese a Paese: Norvegia e Paesi Bassi hanno le intensità inferiori, così come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Turkmenistan e Venezuela, invece, hanno le intensità maggiori, sebbene in termini assoluti, siano la Russia e gli Stati Uniti ad avere gli sprechi più significativi.

L’uso dei satelliti ha notevolmente aumentato la conoscenza mondiale delle fonti di emissione e l’IEA Global Methane Tracker incorpora gli ultimi dati satellitari e delle altre campagne di misurazione, anche se restano ancora scoperte dal monitoraggio le regioni equatoriali e alcune aree settentrionali, inclusi i principali siti russi di produzione di petrolio e gas.

L’incertezza sui livelli di emissioni non deve essere un motivo per ritardare l’azione sul metano – conclude L’IEA – . È possibile ottenere importanti riduzioni con tecnologie note e con politiche collaudate che hanno dimostrato di funzionare efficacemente, in particolare nelle regioni dove queste politiche potrebbero avere il maggiore impatto”.

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