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Evita i sintomi dell’Alzheimer per decenni, anche se ha una forma ereditaria della malattia: come è possibile

È la storia di Doug Whitney, un uomo di 75 anni che ha ereditato una mutazione responsabile dell’Alzheimer, legata al gene della presenilina-2 (PSEN2): nonostante l’alterazione genetica, che nei suoi familiari ha causato i primi sintomi di declino cognitivo intorno ai 50 anni, lui non ha mai mostrato alcun segno della malattia. Il suo caso è stato oggetto di nuovo studio che aiuta a spiegare cosa lo starebbe proteggendo.
A cura di Valeria Aiello
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Un caso eccezionalmente raro, di un uomo con una mutazione genetica che causa l'Alzheimer, ma che non ha mai mostrato alcun sintomi della malattia / Photo iStock
Un caso eccezionalmente raro, di un uomo con una mutazione genetica che causa l'Alzheimer, ma che non ha mai mostrato alcun sintomi della malattia / Photo iStock

Doug Whitney, un uomo di 75 anni che vive vicino a Seattle, negli Stati Uniti, sta sperimentando una situazione unica nel suo genere: nonostante abbia ereditato una mutazione genetica che causa l’Alzheimer, non ha mai mostrato alcun segno della malattia. Nei suoi familiari con l’alterazione genetica, i primi sintomi di declino cognitivo si sono invece manifestati intorno ai 50 anni, mentre Whitney è rimasto mentalmente lucido, senza segnali che potessero far sospettare l’insorgenza dell’Alzheimer neanche in età avanzata, come leggere dimenticanze, cambiamenti nel comportamento o nel modo in cui parla.

La mutazione genetica in questione è un’alterazione del gene della presenilina-2 (PSEN2), responsabile di una forma precoce e grave di Alzheimer familiare, che determina un aumento di placche di beta-amiloide nel cervello, seguito dall’accumulo di grovigli di proteina tau associato al declino cognitivo caratteristico della malattia.

Precedenti ricerche hanno suggerito che la formazione delle placche di beta-amiloide acceleri l’accumulo di proteina tau, ma nel caso di Whitney, il terzo di questo tipo mai registrato e l’unico legato alla mutazione di PSEN2 (gli altri due casi riguardano una diversa forma di Alzheimer familiare), la situazione è apparsa decisamente diversa.

Un fattore sconosciuto nel corpo di Whitney o nei suoi geni sta impedendo alla mutazione PSEN2 di prendere completamente piedespiegano i ricercatori che stanno studiando il suo caso – . Riuscire a scoprire il meccanismo alla base di questa resistenza può portare allo sviluppo di una terapia progettata per ritardare o prevenire l’insorgenza dell’Alzheimer”.

Cosa sta proteggendo Doug Whitney dai sintomi dell’Alzheimer

Il caso di Doug Whitney, portatore di una mutazione genetica che causa l’Alzheimer ma che, da decenni, non mostra alcun sintomi di declino cognitivo, è stato inizialmente scoperto nel 2011, quando l’uomo si è iscritto al Dominantly Inherited Alzheimer Network (DIAN), lo studio guidato dai ricercatori della Washington University che si concentra sulle famiglie con forme ereditarie della malattia.

Quando si è presentato, insieme a suo cugino, Whitney aveva già superato di 10 anni l’età di insorgenza dell’Alzheimer nella sua famiglia – ha spiegato il dottor Jorge Llibre-Guerra, neurologo della Washington University di St. Louis e primo co-autore dello studio sul suo caso – . Whitney non mostrava alcun segno di declino cognitivo, per cui abbiamo pensato che non avesse la mutazione nel gene PSEN2 responsabile dell’insorgenza precoce dell’Alzheimer in ogni altro membro della sua famiglia che aveva ereditato la variante genetica”.

Le indagini hanno tuttavia confermato che Whitney era portatore della mutazione e che, nonostante l’eredità genetica sfavorevole, l’uomo è riuscito a evitare e, ancora oggi, evita i sintomi della malattia.

Lo studio sul caso, appena pubblicato su Nature Medicine, ha mostrato che la mutazione di PSEN2 ha comunque determinato un accumulo significativo di proteina amiloide nel cervello ma, a differenza della tipica progressione di questa forma di Alzheimer familiare, i grovigli di tau risultavano confinati solo alla parte posteriore del cervello (zona occipitale), anziché essersi diffusi, come di solito avviene, a più regioni, incluso il lobo temporale mediale, che è l’area strettamente coinvolta nella memoria.

Questa situazione ha evitato l’insorgenza dei sintomi dell’Alzheimer, anche se al momento ci sono ancora pochi indizi su quale sia il meccanismo alla base di questa differenza. Ad oggi, i ricercatori hanno scoperto che Whitney è anche portatore di geni specifici, che potrebbero essere collegati alla prevenzione del morbo di Alzheimer, e hanno trovato altre interessanti indicazioni dagli esami del suo liquido cerebrospinale.

Da queste analisi – hanno precisato gli studiosi – è emerso un livello significativamente più alto del normale di quelle che sono note come proteine da ‘shock termico’. Whitney ha lavorato come meccanico di bordo per molti anni, sopportando alte temperature nelle sale macchine delle navi militari. Quell’esperienza potrebbe avergli lasciato livelli elevati di proteine da shock termico, che vengono create dal corpo per ripiegare e riparare altre proteine essenziali nel corpo che sono state danneggiate da stress come le alte temperature”.

Anche se i ricercatori non sanno ancora in che modo o se queste proteine da shock termico possano aver mediato la progressione della malattia, gli studiosi sospettano che nel suo caso “possano essere coinvolte nella prevenzione dell’aggregazione e del misfolding delle proteine tau, anche se non lo sappiamo per certo” ha aggiunto il professor Llibre-Guerra, sperando che le intuizioni finora avute possano ispirare studi futuri.

Abbiamo reso disponibili tutti i dati in nostro possesso, così come i campioni di tessuto: se altri ricercatori volessero richiederli per condurre analisi aggiuntive, saremo lieti di consegnarli” ha concluso Llibre-Guerra.

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