Estrazioni multiple e infezioni: ha senso farsi curare i denti all’estero? Le risposte dell’esperto
Perché pagare il triplo quando si può avere lo stesso tipo di intervento a un terzo del prezzo? In Italia lo pensano ogni anno circa 200.000 persone. Tanti sono gli italiani che decidono di andare fuori, soprattutto nei Paesi dell'Est, per farsi curare i denti, attratti dai prezzi stracciati e tempi di esecuzione velocissimi. Peccato che quasi sempre queste si rivelino promesse irrealistiche, che si concludono con un niente di fatto: secondo i dati del report Osservatorio Compass, dopo qualche mese dall'intervento uno su tre torna ad avere problemi ai denti.
Quello del turismo sanitario per le cure dentarie è un fenomeno ormai consolidato in Italia, nonostante i rischi per chi si affida alle cure di cliniche estere che offrono prezzi irrealistici, spesso a spesa della qualità dei prodotti impiegati e della sicurezza delle modalità adottate. Tra i Paesi più gettonati ci sono Albania, Slovenia, Serbia, Romania e Turchia. Proprio da qui, qualche settima fa, a metà aprile 2024, è arrivata la notizia di un anomalo incidente avvenuto durante un intervento dentistico a spese di un paziente turco: per impiantare una protesi in sostituzione di un dente superiore, il dentista ha perforato con la vite dell'impianto la mascella del paziente fino a penetrare nel cranio.
Sui rischi del turismo sanitario, e nello specifico di quello odontoiatrico o dentale, da tempo mette in guardia l'Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi) – il sindacato di categoria più rappresentativo in Italia – i cui esperti sottolineano, come a prescindere dalla professionalità o bravura del singolo chirurgo, l'approccio adottato dalla maggior parte delle cliniche inserite in questo business è "concettualmente sbagliato". A Fanpage.it il dottor Corrado Bondi, vicepresidente nazionale di Andi, ha spiegato perché.
Partiamo dall'incidente avvenuto in Turchia. Anche questo Paese rientra tra le mete del turismo sanitario?
Anche se la Turchia non è tra i Paesi più gettonati per il turismo sanitario, sta diventando una meta sempre più scelta soprattutto per tre campi, ovvero l’ambito odontoiatrico, quello relativo al trapianto di capelli e il settore della medicina estetica.
Rimaniamo nell'ambito delle cure dentistiche: sempre più italiani vanno a farsi curare i denti all'estero. Come mai?
Non solo all’estero, molti di questi dottori sono presenti anche sul territorio italiano, in modo capillare. Dalla Croazia, Albania, Romania, ma anche dalla Turchia o dal Marocco, arrivano in Italia per farsi conoscere e creare proselitismo così da attrarre poi i pazienti nei loro Paesi. A volte anche con il supporto di colleghi italiani, offrono visite gratuite, ma ricevono i pazienti in luoghi non autorizzati. Molti ricevono nelle stanze degli hotel. È un fenomeno molto diffuso e sottovalutato per tanti aspetti anche dalla nostra sanità, ma la posizione di Andi è netta su questo tema.
Perché il turismo sanitario è un fenomeno pericoloso?
Per quanto riguarda le ragioni per cui non dovremmo andare a curarci in queste cliniche all’estero che offrono prezzi stracciate, oltre ai rischi per la nostra salute, ce n’è anche una di cui non si parla quasi mai: la criminalità organizzata. A volte nel dietro le quinte di queste realtà si celano gruppi criminali e malavitosi.
Per quanto riguarda i rischi per la nostra salute?
Sono diversi gli aspetti che potrebbero mettere a rischio la salute di chi decide di fare questi "viaggi della speranza". Innanzitutto lo scarso grado di conoscenza che abbiamo del modo di lavorare adottato dalla clinica a cui ci rivolgiamo: ci sono situazioni o contesti in questi Paesi di cui non sappiamo niente, né le tecniche o gli impianti utilizzati per operare né tanto meno le modalità adottate nel loro utilizzo. Il caso del paziente turco, per quanto incredibile, né è un esempio: un errore del genere difficilmente sarebbe potuto verificarsi in uno studio dentistico qui in Italia. Non riesco nemmeno a immaginare come sia stato possibile che un impianto abbia addirittura attraversato l’orbita fino a penetrare il cranio. Non si tratta solo della professionalità del dentista, ma banalmente anche delle attrezzature impiegate.
Sappiamo che molte cliniche scelte dai turisti sanitari operano in giornata e nel giro di qualche giorno il paziente può già tornare a casa. In Italia lo stesso intervento richiederebbe tempi molto più dilatati. Come ci riescono?
Esatto, questo è un altro aspetto che deve metterci in guardia. Senza entrare nel merito della singola clinica o del singolo dottore, il turismo sanitario si basa su tempistiche di intervento che sono inaccettabili in senso assoluto, le stesse che permettono poi ai pazienti di tornare in pochi giorni a casa. Chi si rivolge a queste realtà normalmente viene sottoposto a molte estrazioni, anche più di dieci, eseguite tutte in una sola volta e seguite nell’immediato dall’impianto delle protesi. Questo è concettualmente un approccio che non può funzionare, anche se a eseguirlo fosse il chirurgo migliore al mondo.
Ci spieghi meglio questo punto.
Se un paziente viene sottoposto a dieci estrazioni, qualcuna di queste potrebbe essere strategica, ma molte sono estrazioni fatte su denti malati o comunque con problemi alla base, ad esempio alle gengive. Se subito dopo, senza attendere i tempi necessari di guarigione, vengono installati in quelle stesse zone i nuovi impianti, la biologia stessa ci dice che si verificherà un’infezione. Per queste ragioni è un tipo di intervento rischioso e destinato all’insuccesso.
Quale dovrebbero essere le tempistiche corrette?
Innanzitutto devono essere eseguite sono le estrazioni motivate, ma soprattutto prima dell’impianto delle protesi bisogna aspettare che la biologia faccia il suo corso e le zone trattate guariscano. Solo a quel punto si può procedere con l’impianto delle protesi provvisorie e solo alla fine con quelle definitive. La biologia non può essere ingannata. Per questo motivo interventi del genere richiedono anche settimane di pausa tra una fase e l’altra. Chi suggerisce che si possa fare tutto in tre giorni, come molte di queste cliniche all’estero fanno, sta scommettendo sulla salute e i soldi dei pazienti, gli unici poi a rimetterci davvero.
E a chi dice che lo fa per risparmiare cosa risponderebbe?
C’è soltanto un modo in odontoiatria per risparmiare: la prevenzione. E per fare prevenzione l’unico modo è l’assistenza sanitaria di prossimità. Questo vuol dire andare periodicamente a fare una visita di controllo dal proprio dentista e dedicare cinque minuti al giorno all’igiene orale, ma farlo in modo costante e corretto. L’80% delle patologie orali possono essere gestite spendendo poco. Spesso si dice che i dentisti in Italia sono cari, ma questo non è vero: non è l’odontoiatra a essere caro, ma è l’odontoiatria stessa a esserlo. I materiali e le attrezzature hanno costi di per sé molto elevati. Per questo da 43 anni Andi organizza il Mese della Prevenzione Dentale, per offrire alle persone di controllare lo stato di salute della propria bocca e ricevere le giuste informazioni per occuparsene nel modo corretto.
Queste cliniche all’estero offrono prezzi stracciati. Sostengono che possono permetterseli per via delle tasse più basse rispetto a quelle in Italia. Ma basta questo?
Ovviamente no. In economia non ci sono pasti gratis. Queste cliniche all'estero possono permettersi prezzi così bassi perché fanno in tre giorni quello che normalmente richiederebbe mesi, tralasciando il fatto che spesso ai pazienti vengono applicate protesi provvisorie spacciate per definitive. In questo modo ovviamente lavorano sulla quantità e possono abbassare drasticamente i prezzi. Ma non è un risparmio effettivo, anzi per il paziente nella maggior parte dei casi è una perdita, di soldi, ma soprattutto di salute.