video suggerito
video suggerito

Esiste una sostanza inquinante che può ridurre del 40% il successo della fecondazione in vitro: lo studio

Anche prima dell’inizio della gravidanza l’esposizione a livelli di particolato fine anche poco più elevati delle soglie raccomandate può ridurre le probabilità di una gravidanza con esito positivo.
85 CONDIVISIONI
Immagine

La fecondazione in vitro è l'opzione più spesso scelta dalle coppie che vogliono avere figli ma non riescono ad avere una gravidanza spontanea: secondo il Ministero della Salute ricorrono a questa procedura il 37,1% delle coppie che si affidano alle etniche di procreazione medicalmente assistita (Pma).

Tuttavia, c'è una considerevole percentuale di rischio che il processo non vada a buon fine al primo tentativo. Sebbene negli anni la ricerca stia migliorando e rendendo sempre più efficaci le tecniche di procreazione assistita, alcuni fattori possono contribuire all'esito della procedura.

Secondo un nuovo studio, presentato durante la 40° conferenza annuale della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE), l'esposizione al particolato fine (PM) può ridurre anche del 40% le probabilità di successo della fecondazione in vitro, anche per chi vive in un'area con una buona qualità dell'aria.

Le motivazioni dello studio

Questo studio è stato svolto in un periodo di otto anni a Perth, in Australia, e ha monitorato 3.659 tentativi di trasferimenti di embrioni congelati in un campione di 1.836 pazienti. La loro età media all'inizio della procedura era di 34,5 anni e di 36,1 anni quando sono stati impiantati gli ovociti.

Il particolato fine (PM) è una sostanza molto insidiosa per la salute: questo è infatti uno dei principali inquinanti utilizzati dalla maggior parte degli indicatori che monitorano la qualità dell'aria. Questi piccole particelle, soprattutto quelle più piccole (PM10 e PM2.5), possono implicare diversi rischi per chi le respira quotidianamente. Qui lo pneumologo Francesco Tursi ha spiegato come agisce sui polmoni.

La gravità di questi rischi diventa evidente se si pensa al fatto che secondo le rilevazioni più recenti, nel 2021 il 97% della popolazione urbana in Ue è stata esposta a concentrazioni di PM2,5 al di sopra della linea guida annuale dell'Oms (5 µg /m3).

Perché misurare i livelli di PM nell'aria

Per questo motivo i ricercatori hanno voluto misurare la quantità di PM a cui le donne che formavano il campione sono state esposte in diversi momenti nel percorso di fecondazione in vitro, prima ancora del prelievo degli ovociti. Anche se erano già noti gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute, anche in gravidanza – si stima infatti che questo causi da sole oltre 4 milioni di morti premature – questo studio è il primo ad aver indagato se l'esposizione al particolato fine possa avere un ruolo nell'esito delle gravidanze e della sopravvivenza dei feti anche prima dell'inizio della gravidanza.

Nello specifico, queste misurazioni sono state effettuate per ogni donna in quattro momenti distinti,  ovvero a distanza di tre mesi, quattro settimane, due settimane e 24 ore prima dal recupero degli ovociti.

In base ai livelli di PM10 e Pm2.5 riscontrati, le partecipanti sono stati divise in gruppi. È emerso che maggiori erano i livelli di questi inquinanti minori erano le probabilità che la fecondazione in vitro andasse a buon fine.

I risultati dello studio

Nel gruppo che è stato esposto ai livelli più significativi di PM10 (concentrazioni comprese tra 18,63 e 35,42 µg/m3) è stata registrata una riduzione del 38% delle probabilità che la procedura portasse a una gravidanza con esito positivo rispetto al gruppo esposto ai livelli minori registrati.

Durante la presentazione ad Amsterdam e allo studio pubblicato sulla rivista Human Reproduction, i ricercatori hanno specificato che la riduzione delle probabilità di successo è stata registrata anche nei casi in cui le concentrazioni di particolato fine erano di poco maggiori (PM10 superiore dello o,5% e PM2.5 del 4,5%) a quelli raccomandate dall'Oms (media annua di 15 µg/m³ per il PM10 e di 5 5 µg/m³ per il PM2.5).

In sostanza questo significa – hanno sottolineato – che l'effetto negativo del particolato fine sull'esito della gravidanza può essere rilevante anche per donne che vivono in luoghi dove di media la qualità dell'aria è molto buona.

85 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views