Esame del sangue può predire il rischio di infarto, ictus e amputazione degli arti
Un esame del sangue basato sulle piastrine o trombociti è in grado di predire il rischio di gravi malattie cardiovascolari come infarto e ictus, oltre a quello di amputazione degli arti, un'altra possibile conseguenza della cattiva circolazione. Il test si chiama Platelet Reactivity ExpresSion Score (PRESS) e nello specifico analizza l'iperreattività piastrinica, una condizione in cui l'attività di questi corpuscoli cellulari è eccessiva favorendo la formazione di trombi (coaguli di sangue). Sono considerati molto pericolosi per la salute perché possono ostruire le arterie innescando patologie gravi e potenzialmente letali.
Purtroppo, come spiegato dagli autori del nuovo studio, non esiste una procedura standardizzata per prevedere il rischio di malattie cardiovascolari legato all'iperreattività piastrinica, a causa del fatto che i metodi utilizzati per valutare l'attività dei trombociti – chiamata aggregometria piastrinica – sono diversificati e i risultati variano moltissimo tra i laboratori analisi. In pratica, ad oggi non c'è un punto di riferimento per poter prevedere il rischio cardiovascolare dovuto a trombociti troppo reattivi. Con il test PRESS gli scienziati sono fiduciosi di aver gettato le basi per questo importante traguardo.
A determinare che un esame del sangue basato sull'aggregazione delle piastrine è in grado di prevedere con precisione il rischio di infarto, ictus, amputazione degli arti e altre patologie legate alla cattiva circolazione è stato un team di ricerca statunitense composto da scienziati del Dipartimento di Medicina e dell'Istituto per la Genetica presso la Scuola di Medicina “Grossman” dell'Università di New York. I ricercatori, coordinati dal professor Jeffrey Berger, primario del Centro per la Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari dell'ateneo americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo essersi allontanati dal paradigma dei comuni test di aggregometria, basati sull'esposizione delle piastrine dei pazienti a livelli elevati di proteine.
Il professor Berger e colleghi, in pratica, espongono i trombociti a bassissime dosi (4,0 micromoli) di adrenalina o epinefrina – un ormone e neurotrasmettitore prodotto nelle ghiandole surrenali e nel sistema nervoso centrale – per innescare una debole aggregazione. Partendo da questa base, gli studiosi hanno stabilito che oltre la soglia del 60 percento di aggregazione del campione a 0,4 micromoli di adrenalina le piastrine devono essere definite iperreattive. Attraverso lo studio è stato determinato che i pazienti che risultano in iperreattività piastrinica attraverso questo metodo – il PRESS – hanno un rischio sensibilmente superiore di patologie cardiovascolari.
Per dimostrarlo hanno coinvolto oltre 250 pazienti dello studio clinico Platelet Activity and Cardiovascular Events in PAD (PACE-PAD), nel quale l'attività piastrinica è stata associata a eventi cardiovascolari e amputazioni. Ebbene, in quelli in cui l'iperreattività piastrinica è stata rilevata attraverso il metodo PRESS (17,5 percento del totale) è stata evidenziata “un'incidenza più che doppia di infarto, ictus o ischemia acuta degli arti o amputazione maggiore entro i 30 giorni successivi al LER (rivascolarizzazione degli arti inferiori NDR) rispetto a quelli senza iperreattività”, scrivono gli autori dello studio in un comunicato stampa. Per confermare l'efficacia del sistema PRESS i ricercatori hanno condotto anche indagini genetiche per determinare la presenza o meno dell'iperreattività piastrinica. Non a caso il punteggio finale del metodo integra sia l'aggregazione piastrinica che il sequenziamento dell'RNA.
“I nostri risultati dimostrano che il nostro nuovo sistema di punteggio incentrato sulle piastrine può, per la prima volta e in tutte le popolazioni, aggirare l'aggregometria per predire in modo affidabile l'iperreattività piastrinica e il rischio correlato di eventi cardiovascolari”, ha dichiarato il professor Berger. “I medici attualmente prescrivono l'aspirina, un farmaco che contrasta l'attività piastrinica, ai pazienti in base ai fattori di rischio disponibili, tra cui colesterolo alto o pressione alta, che non sono direttamente correlati alla funzionalità piastrinica. PRESS promette di aiutare i medici a limitare il trattamento antipiastrinico alle persone che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio: quelle con iperreattività piastrinica”, ha chiosato l'esperto. L'acido acetisalicilico, il principio attivo del farmaco, può infatti incrementare il rischio di sanguinamento. I dettagli della ricerca “A Platelet Reactivity ExpreSsion Score derived from patients with peripheral artery disease predicts cardiovascular risk” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.