Eruzione in Islanda, il magma sotto la città di Grindavik si è mosso a una velocità spaventosa
Il flusso di magma sotto la città islandese di Grindavík, colpita da una devastante eruzione vulcanica, si è propagato a una velocità mostruosa attraverso una struttura sotterranea (tecnicamente un dicco) lunga 15 chilometri. A novembre 2023, quando l'area è stata evacuata, secondo gli scienziati tale flusso ha raggiunto una portata di ben 7.400 metri cubi al secondo. Per fare un paragone, ogni secondo il magma “vomitato” dal ventre della Terra era in grado di riempire tre piscine olimpiche. Non c'è da meravigliarsi che alla fine la lava del vulcano Fagradalsfjall sia riuscita a fare breccia in superficie, provocando tre significative eruzioni nell'arco di un paio di mesi.
La prima si è verificata nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 2023, dando vita a una spettacolare serie di fontane di lava lungo una spaccatura nel terreno di 4 chilometri, tra Sýlingarfell e Hagafell. Questo primo evento della crisi ancora in corso, ampiamente preannunciato dagli esperti, non aveva colpito direttamente la città di Grindavík, comunque già devastata dall'intenso sciame sismico prodotto dall'attività vulcanica. Le prime case e strade sono state inghiottite dal magma durante la seconda eruzione, verificatasi poco prima delle 08:00 del 14 gennaio 2024. La lava ha fatto capolino da due fessure nel terreno a pochi metri del centro abitato e ha iniziato a invaderlo, distruggendo tutto ciò che ha trovato sul proprio percorso.
La terza eruzione, come indicato nel Liveblog della TV statale islandese RUV, si è invece manifestata attorno alle 06:00 del mattino di giovedì 8 febbraio, a Nord Est di Sýlingarfell. Il magma, fuoriuscito da fontane alte fino a 80 metri, ha raggiunto la conduttura di acqua calda di Njarðvíkuræð legata alla centrale geotermica di HS Orka, provocando danni e lasciando gli abitanti di Svartsengi a Njarðvíkur senza riscaldamento. Altre interruzioni si stanno verificando a Innri-Njarðvík, Sandgerði e a Vogar.
Sulla penisola di Reykjanes in Islanda, dove si trova Grindavik, si sta chiaramente vivendo una situazione di emergenza che andrà avanti fino a quando l'attività vulcanica non si sarà arrestata del tutto. Nel frattempo lo Stato islandese si è offerto di acquistare le case dei residenti della città distrutta, il cui futuro resta incerto. Nel frattempo un pennacchio di ceneri e vapori vulcanici alto 3 chilometri legato all'ultima eruzione ha ricoperto Grindavik di tefra, l'insieme di vari materiali piroclastici liberati dall'attività vulcanica.
A impressionare, come detto, è la portata del flusso di magma registrata sotto la città prima dell'eruzione di dicembre, pari a circa 7.400 metri cubi al secondo. A calcolarla gli scienziati dell'Ufficio meteorologico islandese di Reykjavik, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro Vulcanologico Nordico – Istituto e Facoltà di Scienze della Terra dell'Università dell'Islanda, del COMET dell'Università di Leeds (Regno Unito) e di altri istituti. Come specificato nello studio appena pubblicato, è un valore di “due o tre ordini di grandezza maggiore rispetto alle eruzioni del 2021, 2022 e 2023 nella vicina area di Fagradalsfjall”.
Si tratta di una delle portate più veloci mai documentate, superando quelle degli eventi Bárðarbunga del 2014-2015 e del rift di Krafla tra 1975 e il 1984. Secondo gli esperti è paragonabile al “tasso medio di eruzione dedotto nei primi 12 giorni della massiccia eruzione del Laki avvenuta tra il 1783 e il 1784, quando eruttarono 14,7 chilometri cubi in totale, durante un periodo di nove mesi”. Secondo gli esperti queste velocità di flusso così elevate rappresentano “un grave rischio potenziale per intrusioni ad alta portata che si propagano in superficie e si trasformano in eruzioni”. I dettagli della ricerca "Fracturing and tectonic stress drives ultrarapid magma flow into dikes" sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Science.