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Ercolano fu investita da una nube di gas mortale a 500° C dopo l’eruzione del Vesuvio

Dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. la città di Ercolano fu investita da una corrente piroclastica dalla temperatura mostruosa (495-555 °C), che seminò morte e distruzione in pochi istanti. Il cervello delle vittime fu trasformato in vetro.
A cura di Andrea Centini
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Subito dopo l'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo la città di Ercolano fu investita da una nube di gas mortale che aveva una spaventosa temperatura superiore ai 500° C. Fu un fenomeno iniziale di breve durata, ma a causa della sua intensità estrema portò morte e distruzione ovunque e in pochissimi istanti. Proprio in virtù della sua durata limitata determinò un terribile processo al cervello delle vittime, che fu trasformato letteralmente in vetro (simile all'ossidiana). Se fosse durato più a lungo, infatti, l'organo sarebbe completamente vaporizzato. Nel 2020 un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine – coordinato da scienziati dell'Università Federico II di Napoli – descrisse la scoperta di un cervelletto vetrificato, rinvenuto nel cranio di un uomo ucciso dall'eruzione al Collegium Augustalium (oggi facente parte del Parco Archeologico di Ercolano).

Credit: Scientific Reports
Credit: Scientific Reports

A determinare che Ercolano (più vicina di Pompei al Vesuvio) fu investita dalla terrificante nube mortale è stato un team di ricerca italiano composto da scienziati del Dipartimento di Geologia dell'Università di Roma Tre e del Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate – Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense dell'Università Federico II di Napoli. I ricercatori Alessandra Pensa, Guido Giordano, Sveva Corrado e Pier Paolo Petrone sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto l'analisi della riflettanza su campioni di legno carbonizzato risalenti all'antica Ercolano e raccolti da più siti. In base al grado di carbonizzazione gli scienziati sono riusciti a ricostruire gli eventi termici che hanno investito persone, animale, case e oggetti dopo la catastrofica eruzione.

Il Vesuvio visto da Pompei
Il Vesuvio visto da Pompei

I ricercatori hanno determinato che il primo fenomeno ad aver investito la città è stato una corrente di densità piroclastica diluita (PDC), una nube di cenere incandescente con temperature comprese tra i 495° C e i 555° C che uccise all'istante chiunque si trovò sul suo percorso distruttivo. L'evento durò poco tempo e lasciò solo pochi decimetri di cenere sul terreno. È il motivo per cui non sono presenti prove evidenti del suo passaggio. Dopo questo primo flusso piroclastico ne arrivarono altri, più “freschi”, con temperature comprese tra i 465 e i 390° C e i 350 e i 315 ° C. Questi PDC successivi seppellirono la città di Ercolano sotto una coltre di cenere e altri depositi vulcanici spessa ben 20 metri. Il motivo per cui a Ercolano non sono state trovate vittime nelle posizioni caratteristiche di Pompei sarebbe dovuto proprio a causa del flusso piroclastico incandescente, che ha distrutto i tessuti molli dell'organismo.

Credit: Scientific Reports
Credit: Scientific Reports

Conoscere questi fenomeni nel dettaglio, spiegano gli autori dello studio, è fondamentale perché può aiutare a salvare quante più vite possibili in caso di una nuova eruzione del Vesuvio con annessa corrente piroclastica diluita. Ad esempio costruendo rifugi che impediscano il passaggio di questa nube mortale. Nel 1902 circa 30mila persone persero la vita in Martinica a seguito di un'eruzione che sprigionò un fenomeno analogo a quello terrificante del Vesuvio nel 79 d.C. I dettagli della ricerca “A new hazard scenario at Vesuvius: deadly thermal impact of detached ash cloud surges in 79CE at Herculaneum” sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

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