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Epidemia di morbillo in Texas, il racconto di Lorenzo: “La gente non si fida più della scienza”

In questi primi tre mesi negli Stati Uniti sono stati registrati quasi 400 casi, più di tutti quelli segnalati nel 2024. Il focolaio più allarmante è esploso in Texas, dove è stata registrata la prima vittima, una bambina di sei anni non vaccinata. Fanpage.it ha raccolto la testimonianza di un italiano che vive in Texas da anni: “Dopo il Covid-19 le persone non si fidano più delle istituzioni”
Intervista a Lorenzo Racca
Analista finanziario, vive a Dallas (Texas) dal 2019
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Negli Stati Uniti è in corso un'epidemia di morbillo che non accenna a rientrare. Nei primi tre mesi del 2025 sono stati segnalati quasi 400 casi di morbillo, molti più dei 285 registrati durante tutto il 2024, e due persone sono morte per complicazioni correlate alla malattia. La prima vittima è stata una bambina di 6 anni del Texas. Lei, come la maggior parte dei bambini contagiati, non era vaccinata. D'altronde – come spiega il Washington Post – le aree più colpite sono quelle con i tassi di vaccinazione più bassi. Anche l'Organizzazione Panamericana della Sanità (PAHO), sotto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha diffuso un allarme epidemiologico per l'aumento "significativo" dei casi di morbillo nelle Americhe rispetto allo stesso periodo del 2024.

La situazione più preoccupante riguarda il Texas – e in misura minore in vicino New Mexico – dove è attivo il focolaio più consistente, con più di 250 casi segnalati nel periodo compreso tra fine gennaio e il 14 marzo 2025. Alla fine, di fronte ai fatti e ai numeri, anche un no-vax convinto, qual è il segretario della Salute e dei servizi umani, Robert F. Kennedy jr., ha cambiato idea: noto per le sue posizioni antiscientifiche, come quella secondo cui il vaccino MMR, ovvero quello contro morbillo, parotite e rosolia, porterebbe all'autismo, Kennedy jr. ha recentemente pubblicamente invitato la popolazione a vaccinarsi contro il morbillo, così da proteggere i bambini e favorire l'immunità di gregge.

Questo è il quadro che restituiscono i media statunitensi, ma come stanno vivendo le persone in Texas questa situazione? Hanno paura della diffusione del virus? Fanpage.it ha contatto Lorenzo Racca, un italiano di 27 anni, che vive in Texas, a Dallas, dal 2019 e da dieci anni negli Stati Uniti: qui si è laureato e ha iniziato a lavorare in finanza, settore dove è attualmente impiegato.

Che aria si respira in Texas. Le persone hanno paura?

In realtà, non conosco nessuno che abbia contratto il virus. Sono sicuro che sia un argomento soprattutto tra le persone con figli piccoli ma io personalmente non ho avvertito un clima di paura o allarme, come magari si potrebbe pensare leggendo le notizie che arrivano dagli Stati Uniti. Però, a essere sincero, qui c'è un tema molto più sentito di quanto lo sia in Italia e che sicuramente influenza il modo in cui le persone comuni si approcciano a notizie di tipo sanitario, soprattutto se parliamo di malattie infettive, come l'influenza aviaria o appunto il morbillo.

A cosa ti riferisci?

Qui negli Stati Uniti la pandemia ha lasciato un clima di forte sfiducia verso notizie di questo tipo, perché molte persone si sentono deluse da come è stata gestita l'emergenza sanitaria. Soprattutto negli stati conservatori, come appunto il Texas, molte persone ancora oggi pensano che le norme che allora sono state imposte ai cittadini, come il distanziamento, le mascherine fuori ma non dentro i ristoranti, siano state fuori luogo o comunque poco sensate.

Questa sfiducia come ha modificato l'approccio ai vaccini?

Il dibattito sui vaccini qui in Texas è molto sentito. È sicuramente tra il Paese più refrattario tra tutti gli Stati Uniti ai vaccini. Poi, con il Covid-19 le cose sono peggiorate, credo che negli ultimi anni il numero di persone che si vaccina, compresi i bambini, sia sicuramente diminuito. Almeno, mi arriva questo dalle persone con cui parlo e da quello che sento in giro.

Dopo la pandemia il tasso di vaccinazione è sceso sotto la soglia del 95% necessaria per garantire l'immunità di gregge. Ma la sfiducia che percepisci riguarda soltanto i vaccini?

In realtà, a me sembra di percepire uno scollamento generale delle persone verso le istituzioni sanitarie. Credo che dopo la pandemia il numero di persone che sceglie di vaccinarsi, ma anche di coloro che si fidano dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) – i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie – sia nettamente diminuito. Al contrario, le persone si fidano sempre più di fonti non istituzionali, di quello che leggono sui social.

Parli di in problema di disinformazione?

Sicuramente mi sembra che i media ufficiali abbiano perso di popolarità. Da quello che vedo, almeno nella mia bolla, le persone, soprattutto i giovani, non si informano più leggendo i giornali o guardando i tg, ma prendono le notizie dai social. Questo permette a personalità dalle posizioni forti di emergere e influenzare l'opinione comune.

Ti riferisci a qualcuno in particolare? 

Ti parlo di influencer che propongono idee anti-scientifiche – no-vax, no-climate change – che si muovono nella direzione opposta ai media ufficiali o alle istituzioni. Mi sembra che ci sia meno fiducia verso la medicina stessa e tutta la scienza. Non è un caso se è qui negli Stati Uniti che nascono fenomeni social come i meat-influencer, che propongono un'alimentazione fatta praticamente soltanto di carne, o la moda di sostituire la protezione solare con oli o altre sostanze che non hanno nessun valore scientifico, anzi rischiano di causare problemi di salute molto gravi.

Quindi nemmeno se scoppiasse una nuova crisi a causa del morbillo, le persone prenderebbero sul serio la situazione?

Questo non lo so, ma sono sicuro che davanti uno scenario del genere, un nuovo virus o una nuova epidemia, oggi il controllo della popolazione sarebbe molto più complesso rispetto al 2020. Le persone sarebbero molto scettiche e poco propense a mettersi in fila distanziati davanti alle farmacie o a farsi vaccinare.

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