Enormi riserve di acqua liquida scoperte su Marte: forse sono abitate, ma c’è un problema
Gli scienziati hanno trovato enormi quantità di acqua liquida sotto la superficie di Marte, una scoperta che potrebbe dare molte risposte ai misteri del Pianeta Rosso. Un tempo, secondo quanto determinato dagli scienziati, Marte era un posto con oceani, laghi e fiumi come la Terra, forse addirittura lussureggiante e pieno di vita. Ma la preziosa acqua è andata perduta dopo che l'atmosfera del pianeta fu spazzata via. I ricercatori si sono sempre chiesti dove fosse finita, dato che i depositi di ghiaccio ai poli e sotto la superficie non sono sufficienti a compensare la scomparsa di quantitativi così ingenti. Le ipotesi principali sono due: l'acqua potrebbe essere quasi totalmente evaporata nello spazio, oppure potrebbe essere finita nel cuore del Pianeta Rosso. Il nuovo studio avvalora il secondo scenario. Larga parte di quell'acqua che un tempo scorreva in superficie sarebbe finita nelle profondità di Marte, dove ancora oggi potrebbe custodire la vita, lontana dalle potenti radiazioni che sterilizzano la regolite.
A scoprire gli enormi depositi di acqua liquida su Marte è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università della California di San Diego, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze Planetarie e della Terra dell'Università della California di Berkeley. Lo studio è stato supportato anche dal Canadian Institute for Advanced Research, dalla National Science Foundation e dallo US Office of Naval Research. I ricercatori coordinati dal dottor Vashan Wright, geofisico presso la Scripps Institution of Oceanography dell'ateneo californiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati raccolti dal lander della NASA InSight (acronimo di Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport). Il robot, atterrato (o meglio, ammartato) nella Elysium Planitia il 26 novembre 2018, ha raccolto i dati sui sismi marziani fino a dicembre 2022, quando i suoi pannelli solari hanno smesso di funzionare a causa dell'accumulo di polvere che ha impedito di ricaricare le batterie.
In parole semplici, grazie ai dati del sismografo Seismic Experiment for Interior Structure (SEIS) di InSight, è stato possibile determinare la densità e il tipo di materiali attraversati dalle onde acustiche generate dai terremoti marziani, che vengono riflesse e distorte in modo specifico. Utilizzando un modello geofisico ampiamente utilizzato sul nostro pianeta per rilevare la presenza di falde acquifere e giacimenti petroliferi, il professor Wright e colleghi hanno scoperto che tra gli 11,5 e i 20 chilometri di profondità nella crosta di Marte si trovano enormi quantità di acqua, non libere come in un lago sotterraneo ma all'interno di crepe e tunnel nello spesso strato di roccia ignea.
Purtroppo la profondità renderà quest'acqua praticamente inaccessibile alle future missioni umane; basti pensare che il buco più profondo creato dall'uomo sulla Terra è il “super pozzo” di Kola nella Russia nordoccidentale, dove nel 1989 fu raggiunta la profondità massima di circa 12.600 metri. Arrivare a simili traguardi è molto più complicato di quel che si possa immaginare e farlo su un pianeta alieno, perlomeno con le tecnologie attuali, è praticamente impossibile. Forse in un lontanissimo futuro, quando avremo colonizzato il Pianeta Rosso, potremmo anche essere in grado di raggiungere quell'acqua, ma al momento è totalmente fuori portata. Ciò, tuttavia, non significa che non sia una scoperta straordinaria.
Come spiegato dal professor Wright in un comunicato stampa, infatti, comprendere il ciclo dell'acqua marziano “è fondamentale per comprendere l'evoluzione del clima, della superficie e dell'interno”, del pianeta. In parole semplici, possiamo capire meglio che fine abbia fatto tutta l'acqua che un tempo si trovava su Marte e come si è evoluto il pianeta. Inoltre nel cuore del sottosuolo marziano la vita potrebbe ancora essere presente, come del resto la si trova negli abissi e negli strati profondi della Terra. “L'acqua è necessaria per la vita come la conosciamo. Non vedo perché non possa essere un ambiente abitabile. È certamente vero sulla Terra: le miniere profonde ospitano la vita, il fondo dell'oceano ospita la vita. Non abbiamo trovato alcuna prova di vita su Marte, ma almeno abbiamo identificato un posto che dovrebbe, in linea di principio, essere in grado di sostenere la vita”, gli ha fatto eco il dottor Michael Manga, coautore dello studio dell'Università di Berkeley.
Grazie allo strumento MARSIS sulla sonda Mars Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) un gruppo di ricerca italiano aveva annunciato la scoperta di una rete di laghi salati sotto la superficie di Marte, uno dei quali ad appena 1,5 chilometri di profondità sotto al Polo Sud marziano. Tuttavia studi più recenti hanno determinato che in realtà non sarebbero laghi salati, bensì roccia vulcanica o una sorta di “argilla congelata”, legata all'erosione di rocce. La questione è ancora aperta e fin quando non ci recheremo fisicamente sul posto, molto probabilmente, non avremo mai la certezza di cosa si trova sotto la superficie del pianeta. Al momento i dati raccolti da InSight sono gli indizi migliori che abbiamo sulla presenza di acqua, purtroppo al di fuori della nostra portata. Un nuovo studio ha invece rilevato acqua sulla Luna dove non pensavamo ci fosse. I dettagli della ricerca su Marte "Liquid water in the Martian mid-crust" sono stati pubblicati su PNAS.