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Enorme e instabile complesso di macchie solari di 500.000 km comparso sul Sole: i rischi

Sulla fotosfera del Sole è comparso un gigantesco complesso di macchie solari caratterizzato da oltre 25 nuclei oscuri e un diametro che supera il mezzo milione di chilometri. È rivolto verso la Terra e rischia di scatenare brillamenti di Classe X, in grado di sfociare in violente tempeste geomagnetiche nei prossimi giorni. La nostra stella è irrequieta poiché si trova nel picco massimo di attività magnetica del suo ciclo di 11 anni.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA / SDO / spaceweather.com
Credit: NASA / SDO / spaceweather.com

Al centro del Sole, poco più in alto dell'equatore, è comparso un enorme complesso di macchie solari che si estende per oltre 500.000 chilometri sulla fotosfera, la superficie visibile della stella. Come spiegato dal portale specializzato in meteo spaziale Spaceweather.com, questo gigante è composto da più di tre dozzine di nuclei oscuri, un'immensa area attiva instabile e rivolta verso la Terra. La più grande e turbolenta macchia solare di questo complesso, AR 3981, la mattina del 3 febbraio ha dato vita a un forte brillamento solare di Classe M 8.8. Questa regione si caratterizza per un campo magnetico di tipo “beta-gamma-delta” e ha tutte le carte in regola per sprigionare un'eruzione solare di Classe X, la più potente in assoluto, col rischio di innescare violente espulsioni di massa coronale (CME) e possibili tempeste geomagnetiche intense sulla Terra.

Il complesso di macchie solari, come mostrano le immagini catturate dal telescopio spaziale Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, è composto da cinque distinte regioni sparse per più di mezzo milione di chilometri sulla fotosfera solare. La più grande è la sopracitata AR 3981, seguita da ovest verso est da AR 3982, AR 3978, AR 3976 e AR 3977. Le macchie solari risultano più scure a causa dei loro turbolenti campi magnetici, che intrappolano il calore e la radiazione generati dalle reazioni nucleari negli strati sottostanti della stella. A causa di essi la temperatura delle macchie solari, osservabili nella luce bianca o visibile, è di circa 3.700 °C, mentre nelle aree della cosiddetta fotosfera quieta circostante è di 5.500 °C. Proprio per questo risultano più scure nelle immagini catturate dai telescopi spaziali, ma anche in quelle di semplici fotocamere sulla Terra (a patto che siano protette con appositi filtri per l'osservazione della stella). Le macchie solari si spostano sul disco solare per varie ragioni e sono estremamente dinamiche; possono comparire e accrescersi in tempi rapidissimi, come accaduto alla macchia solare AR 3964, comparsa a metà gennaio e diventata due volte più grande della Terra in sole 24 ore. Per quanto concerne il complesso attualmente al centro del Sole, parliamo di un “mostro” in grado di contenere circa 40 pianeti Terra l'uno accanto all'altro.

Credit: NASA SDO / Spaceweather.com
Credit: NASA SDO / Spaceweather.com

Nonostante le dimensioni generose, non è comunque paragonabile al buco coronale di 800.000 chilometri apparso alcuni giorni addietro sulla corona della stella, ovvero la parte più esterna della sua atmosfera. La fisica solare Valentina Penza del gruppo Solare dell'Università di Tor Vergata di Roma ha spiegato a Fanpage.it cosa sono questi buchi coronali e quali sono le differenze con le macchie solari. Una delle più significative, risiede nel fatto che le macchie solari possono innescare fenomeni “esplosivi” molto più violenti dell'emissione di vento solare veloce da parte dei buchi coronali. Parliamo proprio dei brillamenti, che liberano istantaneamente quantità di energia paragonabili a milioni di bombe atomiche che esplodono contemporaneamente. Queste eruzioni solari sono legate al fenomeno di riconnessione delle linee dei campi magnetici delle macchie solari, che si spezzano e riconnettono in modo repentino, facendo fluire radiazione e particelle in modo esplosivo. I brillamenti possono essere accompagnati dalle CME, che sono espulsioni di materiale solare (plasma, particelle cariche elettricamente o ionizzate) in grado di dar vita a flussi di vento solare estremamente rapidi e intensi.

Sono proprio questi flussi a poter scatenare le tempeste solari sulla Terra. Quando le macchie solari sono rivolte verso la Terra e si verificano violente CME, il vento solare può raggiungere la magnetosfera terrestre, provocando vari problemi in base alla sua intensità. Le tempeste geomagnetiche vanno dalle minori (G1) alle estreme (G5). Queste ultime, come il famigerato Evento di Carrington avvenuto nel 1859, possono avere un impatto catastrofico sul nostro mondo ipertecnologico e iperconnesso, ad esempio distruggendo infrastrutture elettriche e satelliti, impedendo inoltre comunicazioni radio, connessioni internet e navigazione GPS. Un evento estremo potrebbe rispedirci in un medioevo tecnologico per settimane o mesi, secondo gli esperti. Ecco perché un gigantesco e instabile complesso di macchie solari, come quello di oltre mezzo milione di chilometri attualmente presente sul Sole, deve essere attentamente monitorato da parte degli scienziati.

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