Enorme deposito di ghiaccio d’acqua trovato sotto l’equatore di Marte: è spesso quasi 4 chilometri
Sotto l'equatore di Marte è stata trovata un'immensa quantità di ghiaccio d'acqua, racchiuso in uno strato spesso ben 3,7 chilometri. Per rendersi conto dell'abbondanza, se l'enorme blocco si sciogliesse completamente l'acqua liquida ricoprirebbe l'intero Pianeta Rosso con un oceano alto fino a 2,7 metri. È la stessa quantità d'acqua presente nel Mar Rosso (ovviamente sulla Terra) e la più abbondante in assoluto mai trovata al di sotto dell'equatore marziano. Più nello specifico, il gigantesco deposito di ghiaccio è stato trovato sotto la Medusae Fossae Formation (MFF), un formazione geologica probabilmente originata dall'attività vulcanica. Si estende per circa 5.000 chilometri ed è caratterizzata da immensi depositi di polvere, responsabili delle famigerate tempeste che hanno messo fuori uso diversi robot inviati sul Pianeta Rosso (l'ultima vittima è stato il lander Insight della NASA, i cui pannelli sono stati coperti dalla polvere rendendolo inutilizzabile).
A determinare che sotto la Medusae Fossae Formation nella zona equatoriale di Marte si cela un gigantesco deposito ghiaccio d'acqua – spesso quasi 4 km – è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Smithsonian Institution (Stati Uniti), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti sparsi per il mondo. Fra essi anche l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) in Italia. A causa delle sue caratteristiche peculiari, la Medusae Fossae Formation era stata già messa nel mirino dalla missione Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) nel 2007, quando lo stesso gruppo di scienziati rilevò dei depositi stratificati di entità sconosciuta con uno spessore stimato di 2,5 chilometri. All'epoca si era stimato che potessero essere di polvere, cenere vulcanica o ghiaccio d'acqua, senza avere un'idea precisa. Il ghiaccio non era stato scartato per via del fatto che il deposito era in parte “trasparente” ai radar ed evidenziava una bassa densità, come indicato in un comunicato stampa dell'ESA, ma non si poteva appunto escludere la cenere vulcanica o sedimenti di altro tipo.
Recentemente gli scienziati hanno deciso di esplorare nuovamente i depositi della Medusae Fossae Formation con il radar MARSIS della medesima missione, raccogliendo dati molto più dettagliati e significativi. Da questa elaborazione non solo hanno determinato che lo spessore di questo deposito è superiore, fino a 3,7 chilometri, ma anche la sua probabile natura. Si tratterebbe proprio di ghiaccio d'acqua, perché i segnali raccolti sono analoghi a quelli rilevati ai poli marziani, chiaramente ricchissimi di ghiaccio. “Ecco dove entrano in gioco i nuovi dati radar! Data la sua profondità, se il MFF fosse semplicemente un gigantesco mucchio di polvere, ci aspetteremmo che si compattasse sotto il suo stesso peso”, ha dichiarato il dottor Andrea Cicchetti dell'INAF. “Ciò creerebbe qualcosa di molto più denso di quello che effettivamente vediamo con MARSIS. E quando abbiamo modellato il comportamento dei diversi materiali privi di ghiaccio, nulla riproduceva le proprietà del MFF: abbiamo bisogno del ghiaccio”, ha chiosato l'esperto.
La scoperta di un così grande deposito di ghiaccio d'acqua è estremamente interessante per due ragioni. La prima è che ci permette di capire meglio l'evoluzione di Marte e dunque di ipotizzare dove sia finita tutta l'acqua che un tempo scorreva sicuramente sulla superficie, come dimostrano le immagini di antichi laghi, fiumi e valli con evidenti segni della presenza e del passaggio del fluido (recentemente sono state addirittura trovate prove di un enorme tsunami con onde di 200 metri). L'acqua è stata rilevata anche in altre aree di Marte (uno studio italiano avrebbe rilevato ad esempio dei possibili laghi sotterranei) e sapere che sono presenti depositi così grandi può indicarci dove sia fluita l'acqua superficiale di un tempo.
In secondo luogo il ghiaccio d'acqua rappresenta una risorsa preziosissima per l'esplorazione marziana. Grazie ad esso, infatti, le future missioni (o addirittura colonie umane) potranno estrarre da questo ghiaccio ossigeno per respirare, acqua da bere e propellente per le astronavi, giusto per citare gli esempi più importanti. Purtroppo i depositi della Medusae Fossae Formation si trovano sotto centinaia di metri di polvere e sono irraggiungibili, perlomeno con le nostre attuali tecnologie, ma in futuro le cose potrebbero cambiare. Inoltre il ghiaccio potrebbe essere trovato molto più in superficie grazie allo strumento Trace Gas Orbiter (TGO) della missione ExoMars. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.