Ecco Mammoth, la centrale che strappa la CO2 dall’aria: iniziata la costruzione in Islanda
In Islanda è iniziata la costruzione del Mammoth (mammut), una grande centrale progettata per catturare l'anidride carbonica (CO2) presente in atmosfera e combattere il riscaldamento globale. Proprio così. A differenza delle centrali classiche che per produrre energia o altro immettono nell'aria gas a effetto serra, principali catalizzatori dei cambiamenti climatici, questa infrastruttura rivoluzionaria è “amica” dell'ambiente e serve a ridurre i gravi danni che abbiamo provocato con le emissioni di carbonio. Tecnicamente si tratta di un impianto Direct Air Capture o DAC (cattura diretta dell'aria), che aspira aria dall'ambiente, la filtra e ne rimuove la dannosa CO2.
La centrale Mammoth, che sarà operativa entro 18 – 24 mesi, al termine della costruzione sarà il più grande progetto del suo genere dopo la messa in funzione di Orca, centrale “sorella” avviata a settembre dello scorso anno e costruita sempre in Islanda. Se infatti Orca può catturare fino a 4mila tonnellate di CO2 all'anno, pari all'inquinamento prodotto da circa 800 autovetture inquinanti, il nuovo impianto sarà ben nove volte più efficiente, andando a strappare dall'atmosfera ben 36mila tonnellate di CO2. Può sembrare un numero significativo, ma in realtà per intaccare le stratosferiche quantità di CO2 che abbiamo immesso nel pianeta dall'inizio dell'Era Industriale dovremmo essere in grado di strappare 85 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, come indicato dall'Agenzia Internazionale dell'Energia in un rapporto. Al momento con questi prototipi – ne esistono una ventina al mondo – siamo fermi a 0,01 milioni all'anno.
Nonostante lo scarso impatto a livello globale, queste prime centrali DAC rappresentano la base per la realizzazione di impianti molto più ambiziosi. Sia Orca che Mammoth sono costruite dalla società svizzera specializzata in tecnologia climatica Climeworks; nel comunicato in cui l'azienda ha annunciato l'inizio dei lavori per la nuova centrale ha sottolineato che si stanno gettando le fondamenta per mettere a punto i primi impianti da milioni di tonnellate entro il 2030 e da gigatonnellate per il 2050. Nel giro di pochi decenni, dunque, potremmo essere davvero in grado di riparare – almeno in parte – ai gravissimi danni che abbiamo causato all'ambiente, alla biodiversità e a noi stessi a causa del profitto e della “crescita” senza limiti.
Queste centrali si basano su ventilatori che aspirano aria, catturano la CO2 con un filtro acido e la incanalano attraverso grandi tubature – insieme a tonnellate d'acqua – in profondità, nel terreno. Qui l'anidride carbonica reagisce con le rocce basaltiche dando vita a minerali carbonatici, in pratica altre rocce (che solidificano in un paio di anni). Una parte di questa CO2 può anche essere sfruttata per produrre bevande gassate e fertilizzanti. Naturalmente per funzionare le DAC hanno bisogno di energia, ma il loro impatto può essere zero in base a dove vengono costruite. Sia Orca che Mammoth sono ubicate nei pressi della centrale geotermica di Hellisheiði e sfruttano l'energia della Terra per funzionare. Al momento si tratta solo di progetti concettuali con un impatto limitato sui cambiamenti climatici, ma in futuro simili centrali potrebbero rappresentare una vera svolta per il clima.