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Ecco il “vero volto” di Lucy, l’antenata più famosa dell’umanità

Il volto di Lucy, una femmina della specie estinta di ominidi Australopithecus afarensis, è stato ricostruito da un team internazionale di esperti, guidato dal grafico brasiliano Cicero Moraes. “Vedere il suo volto è come guardare nel passato remoto”.
A cura di Valeria Aiello
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La ricostruzione del volto di Lucy / Per gentile concessione di Cicero Moraes
La ricostruzione del volto di Lucy / Per gentile concessione di Cicero Moraes

Lucy, la femmina di Australopithecus afarensis che ha rivoluzionato la comprensione dell’evoluzione umana, ha finalmente un volto: un team internazionale di esperti, guidato dal grafico brasiliano Cicero Moraes, ha ricostruito le sembianze dell’ominide più famosa della storia, offrendoci uno sguardo unico sulle caratteristiche facciali di questa antica specie estinta.

Vedere il suo volto è come guardare nel passato remoto – ha affermato Moraes – . La ricostruzione, che fonde scienza e arte, ci consente di immaginare com’era realmente Lucy, che visse 3,2 milioni di anni fa”. I suoi resti fossili, scoperti nel 1974 in Etiopia, nei pressi del villaggio di Hadar dal paleoantropologo americano Donald Johanson, hanno già permesso di risolvere alcuni dei più affascinanti misteri evolutivi, indicando che questa antica specie estinta era già in grado di mantenere una postura bipede ed eretta, pur presentando un cranio di piccole dimensioni, più simile a quello delle scimmie non ominidi.

Furono proprio queste due caratteristiche a fornire le argomentazioni alla teoria dell’evoluzione umana, secondo cui la postura bipede ha preceduto l’aumento delle dimensioni del cervello. Riguardo invece il nome Lucy, venne scelto in onore della canzone Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, mentre in amarico il fossile è noto come Dinqinesh, che significa “Tu sei meravigliosa”.

Il volto di Lucy, l’ominide vissuta 3,2 milioni di anni fa

Per la prima volta dal Pliocene, possiamo vedere il volto di Lucy”: è con queste parole che il team internazionale di scienziati dietro la ricostruzione dell’aspetto di Lucy ha anticipato i risultati del lavoro, dettagliato in uno studio già inviato per la pubblicazione a una rivista sottoposta a revisione paritaria.

La ricostruzione, ha spiegato Moraes, autore principale della ricerca che ha visto coinvolti anche gli archeologi italiani Luca Bezzi, Alessandro Bezzi e il professor Francesco Galassi dell’Università di Lodz, in Polonia, è iniziata da una replica digitale 3D del cranio di Lucy, proveniente dall’Università di Liegi, in Belgio. Per ricreare il suo volto sono poi stati utilizzati i dati di uno scimpanzé, una specie selezionata per il suo volume cerebrale simile. “Un modello 3D del cranio e dei tessuti molli di uno scimpanzé è stato adattato al cranio di Lucy, deformandolo fino ad allineare i due crani – ha precisato il designer brasiliano ed esperto di medicina forense -. Ciò ci ha permesso di modellare i tessuti molli in modo da rispecchiare il probabile aspetto di Lucy”.

I dettagli, come il colore dei capelli e della pelle sono stati poi aggiunti sulla base di studi precedenti relativi all’ambiente in cui viveva, fino ad ottenere il risultato finale: “Non è propriamente una scimmia, ma non è neppure ancora un essere umano – ha osservato Moraes – . Il volto ricostruito riflette un aspetto coerente con quello delle grandi scimmie moderne, ma con alcune caratteristiche uniche, come un viso più piatto”.

Alla ricostruzione del volto di Lucy hanno lavorato anche la dottoressa Elena Varotto della Flinders University, in Australia, gli specialisti cechi Jiří e Matej Šindelář, e il conservatore delle collezioni di antropologia del Museo della Natura e dell’Uomo dell’Università di Padova, Nicola Carrara.

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