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Cambiamenti climatici

“Ecco cosa le ha uccise”: risolto il mistero della strage di balene grigie nel Pacifico

Ci sono prove evidenti che la morte dei cetacei nel Pacifico settentrionale sia direttamente collegata allo scioglimento del ghiaccio marino nell’Artico.
A cura di Valeria Aiello
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Una balena grigia morta spiaggiata il 6 maggio 2019 a a Ocean Beach, San Francisco, California.
Una balena grigia morta spiaggiata il 6 maggio 2019 a a Ocean Beach, San Francisco, California.
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Spiaggiamenti e morti di balene grigie (Eschrichtius robustus) si stanno verificando con un ritmo allarmante lungo la costa del Pacifico settentrionale, dall’Alaska fino al Messico, dove dal 2019 si registra un “evento di mortalità insolito tutt’ora in corso. Negli Anni 80 e 90, si sono verificate altre due morie di massa, entrambe della durata di un paio d’anni, ma i dati della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) indicano che quest’ultimo evento ha ridotto significativamente la popolazione di balene grigie del Pacifico settentrionale, da circa 27.000 esemplari del 2016 a poco più di 14.500 nel 2023.

La causa della morte delle balene grigie nel Pacifico

Per anni i ricercatori hanno solo potuto ipotizzare cosa le stesse uccidendo, riscontrando in alcuni casi segni di malnutrizione sugli animali spiaggiati. Ma gli scienziati del Marine Mammal Institute dell’Oregon State University ora affermano che ci sono prove evidenti che la morte delle balene sia direttamente collegata allo scioglimento del ghiaccio marino nell’Artico.

In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori spiegano che la riduzione del ghiaccio marino sta causando anche un forte calo della disponibilità di cibo nei loro luoghi di foraggiamento nell’Artico, dove questi cetacei trascorrono l’estate, per poi migrare ogni anno nelle calde lagune della penisola messicana della Bassa California, dove si riproducono e superano gli inverni. Durante questo trasferimento, percorrono oltre 20mila chilometri, spesso transitando numerose vicino alla costa occidentale degli Stati Uniti, dove tuttavia sono state osservate riva più del solito e hanno fatto registrare picchi di spiaggiamenti.

Mentre si trovano nell’Artico, le balene grigie si nutrono di crostacei anfipodi che, a loro volta, si cibano di alghe che crescono al di sotto del ghiaccio marino. “Con meno ghiaccio, si formano meno alghe, il che è peggio per le prede delle balene grigie” ha spiegato Joshua Stewart, assistente professore presso il Marine Mammal Institute e autore principale dello studio – . Quando si verifica un improvviso calo della qualità di prede, la popolazione delle balene grigie viene colpita in modo significativo”.

Ciò significa che le condizioni dell’Artico, in continuo e rapido mutamento con il cambiamento climatico, incidono in maniera diretta sull’abbondanza del cibo disponibile, sconvolgendo l’intera catena alimentare. Il calo di prede per le balene grigie può portare a malnutrizione ma anche a tassi di natalità più bassi, ha aggiunto Stewart che, insieme ai colleghi ha condotto studi di monitoraggio a lungo termine della popolazione, stimandone abbondanza, tassi di nascita e morte dagli Anni 60, e valutando le loro condizioni attraverso immagini aeree.

Questa ricerca dimostra il valore dei dati nel comprendere non solo le specie oggetto di studio ma anche l’ambiente da cui dipendono – ha sottolineato Dave Weller, direttore della divisione mammiferi marini e tartarughe del Southwest Fisheries Science Center e autore senior dello studio – . Quando abbiamo iniziato a raccogliere dati sulle balene grigie, nel 1967, non ci rendevamo conto dell’importante ruolo che avrebbero svolto nella comprensione degli effetti del cambiamento climatico su un’iconica specie sentinella nel Pacifico. Questa ricerca non sarebbe stata possibile senza la nostra affidabile documentazione a lungo termine”.

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