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“È una mappa del tesoro”: risolto l’enigma delle strane incisioni sulla lastra di Saint-Bélec

I segni incisi identificano un’area di circa 30 chilometri larghezza per 21 di lunghezza a ovest di Parigi.
A cura di Valeria Aiello
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La lastra incisa di Saint Bélec. Fa parte della collezione del Museo Archeologico Nazionale francese / Credit: Musée d’Archéologie Nationale
La lastra incisa di Saint Bélec. Fa parte della collezione del Museo Archeologico Nazionale francese / Credit: Musée d’Archéologie Nationale

La lastra di Saint-Bélec, un antico manufatto in pietra risalente alla prima età del bronzo, è molto più di quanto finora ritenuto. Le strane incisioni sulla sua superficie, interpretate come simboli di una vecchia mappa preistorica, rappresentano non solo le caratteristiche del territorio, ma potrebbero portare a preziose scoperte.

Dichiarata nel 2021 come la più antica mappa mai scoperta in Europa (2150-1600 a.C.), venne ritrovata nel 1900 da Paul du Châtellier in un cimitero preistorico dell’estremo ovest della Bretagna, dove faceva parte del muro di una cista sepolcrale. Du Châtellier la conservò a casa sua, nel castello di Kernuz, e fu poi acquistata dal Museo Archeologico Nazionale francese, dove fu conservata prima nel fossato e poi nelle cantine del castello di Saint-Germain-en-Laye. Qui venne dimenticata per oltre un secolo, per poi essere ritrovata nel 2014.

Da allora è stata sottoposta a studi approfonditi da parte di archeologi e ricercatori che, indipendentemente dai rapporti di du Châtellier, sono giunti alla conclusione che le intricate incisioni presenti su di essa raffigurano una parte della valle dell’Odet, un fiume che scorre nel dipartimento francese del Finistére, probabilmente un antico regno forse decaduto a causa di rivolte e ribellioni.

Il mistero della lastra di Saint-Bélec

Un disegno della lastra fatto da du Châtellier
Un disegno della lastra fatto da du Châtellier

Secondo il professor Yvan Pailler dell’Università della Bretagna Occidentale (UBO) e Clement Nicolas del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS), che facevano parte del team che ha riscoperto la lastra nel 2014, alcune incisioni potrebbero indicare qualcosa in più della sola morfologia del territorio. “Una parte dei simboli ha avuto subito un senso” ha affermato Pailler, intuendo che i rilievi e le linee grossolane scolpite sulla pietra rappresentassero la morfologia di un territorio.

Scansionando poi la lastra e confrontandola con l’attuale cartografia, è emerso che questi segni rappresentavano i fiumi e le montagne di Roudouallec, una parte della regione della Bretagna a circa 500 chilometri a ovest di Parigi, con una corrispondenza di circa l’80%. La lastra è però anche costellata da una serie di minuscole cavita e altri simboli geometrici, il cui senso resta ancora un mistero. Scoprirne il significato potrebbe portare a una serie di nuove scoperte.

È una mappa del tesoro” ha detto Pailler, che insieme ai colleghi ha iniziato a utilizzare la lastra per trovare siti archeologici finora sconosciuti.

L’antica mappa rappresenta un’area di circa 30 chilometri di lunghezza per 21 di larghezza e, prima di partire per la caccia al tesoro, gli studiosi hanno voluto vederci chiaro sul sito dove è stata inizialmente scoperta la lastra, un luogo di sepoltura preistorico nella città di Leuhan che, secondo Pailler, era uno dei più grandi siti di sepoltura dell’età del bronzo in Bretagna. L’ultimo scavo ha portato alla luce una serie di altri frammenti della lastra, apparentemente staccati e usati come materiale per la realizzazione di un’altra cista sepolcrale.

Secondo gli studiosi, la lastra venne infatti rotta prima della sua sepoltura e, rispetto al frammento inizialmente recuperato, che misura 2,2 metri di lunghezza per 1,53 di larghezza, potrebbe essere stata lunga 3,9 metri. La rottura in pezzi potrebbe indicare un mutamento nelle dinamiche di potere nell’insediamento, in seguito alle quali “la lastra incisa non aveva più senso e venne destinata ad essere frantumata e utilizzata come materiale da costruzione” ha concluso il professor Nicolas.

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