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Campi Flegrei

Durante un terremoto non è mai una buona idea uscire in strada: il parere dell’esperto

Iunio Iervolino è professore ordinario di Ingegneria Sismica e Dinamica Strutturale. Insieme a lui abbiamo cercato di capire gli effetti dello sciame sismico sugli edifici dei Campi Flegrei e abbiamo visto quali sono le procedure da seguire in caso di terremoto.
Intervista a Iunio Iervolino
Professore ordinario di Ingegneria Sismica e Dinamica Strutturale
A cura di Valerio Berra
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Una sequenza di 150 scosse, arrivate una dopo l'altra a partire dalla sera di lunedì 20 maggio. I Campi Flegrei hanno affrontato uno dei peggiori sciami sismici dagli anni '80. Ormai il fenomeno è noto: si chiama bradisismo e consiste in un innalzamento ciclico del terreno che causa questo tipo di scosse. Quando il terreno si alza, la terra comincia a tremare. L'origine di tutto è l'attività magmatica si muove e migliaia di metri sotto la superifcie.

Iunio Iervolino è un professore ordinario e insegna sia all'Università Federico II di Napoli che allo IUSS di Pavia. Si occupa di Ingegneria Sismica e Dinamica Strutturale. Con lui abbiamo provato a capire quale impatto ha avuto questo sciame sismico sulle strutture costruite sopra i Campi Flegrei e soprattutto quali sono le indicazioni da seguire quando arriva un terremoto.

Quali danni ha causato il terremoto agli edifici dei Campi Flegrei?

È una domanda a cui non c’è una sola risposta. Gli edifici sono come le persone, tutti hanno una loro fisionomia. Non c’è una vera ripetitività. Quello che possiamo dire invece è che lo sciame sismico che abbiamo visto ai Campi Flegrei aveva una magnitudo che in altri casi sarebbe stata considerata piccola. Qui invece l’epicentro è più superficiale e quindi si sente di più.

Perché il terremoto è stato avvertito molto nei Campi Flegrei e meno in altre zone di Napoli?

Tutti i terremoti diventano più lievi quando ci allontaniamo dall’epicentro. Nel caso dei Campi Flegrei questa dinamica è più netta. Già a pochi chilometri dall’epicentro le oscillazioni diventano spessobtrascurabili. La differenza sta proprio nella geologia di questo territorio.

Abbiamo imparato che i terremoti in questa zona sono legati al bradisismo. Cosa succede agli edifici con l’innalzamento del terreno?

Il sollevamento del terreno è su larga scala. Gli edifici nemmeno se ne accorgono tranne che in qualche situazione molto specifica di dissesto.

Questo è stato il terremoto con la magnitudo più alta da 40 anni.

Sì, anche su questo dobbiamo stare attenti. La Magnitudo è sempre una stima. Negli anni ’80 era stata registrata a 4,2, la notte del 20 maggio a 4,4. Considerando che esiste un margine di incertezza, di almeno 0.2 unità, possiamo dire che la magnitudo fosse nello stesso ordine di grandezza.

Durante un terremoto dove è meglio ripararsi?

Dipende molto dalla struttura degli edifici. Il mio consiglio è quello di conoscere la struttura delle case in cui viviamo o dei nostri uffici. I posti migliori dove ripararsi sono quelli vicino alle strutture portanti, dalle travi ai pilastri. Meglio sempre stare lontani dalle tramezzature e da tutti gli elementi non strutturali che si possono ribaltare. Fatevi proteggere dalla struttura.

È una buona idea uscire in strada?

Guardi, secondo me non è mai una buona idea. A meno che l’edificio non abbia delle patologie pregresse, dei danni evidenti già registrati, uscire in strada rischia solo di esporci al collasso di sistemi non strutturali. Possono cadere comignoli o elementi decorativi. Senza contare il rischio di essere travolti dalla calca nel panico.

Nei Campi Flegrei ci saranno altri terremoti di questa portata?

Noi dei terremoti sappiamo poco perché non ne osserviamo la sorgente. Vediamo i loro effetti ma non possiamo osservare direttamente come nascono. Abbiamo giusto un’idea non molto precisa, costruita sui dati.

Non possiamo nemmeno fare una stima?

Dallo scorso autunno il suolo nei Campi Flegrei ha cominciato a salire più velocemente e quindi anche il numero di terremoti è aumentato. Questo dal punto di vista statistico aumenta la probabilità di registrare scosse con una magnitudo più alta.

La scorsa settimana l’INGV ha pubblicato una ricerca sulla posizione della camera magmatica. Dovrebbe essere a cinque chilometri dalla superficie.

Lo studio è molto interessante ma si tratta sempre di un’ipotesi. Diciamo che c’è sicuramente un meccanismo che fa gonfiare la crosta terrestre, come fosse un palloncino. Solo che il palloncino è fragile. Mentre la crosta si gonfia il materiale di cui è fatta si rompe e questo causa i terremoti.

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