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Due orche hanno attaccato e ucciso 17 squali in sole due ore

In una singola sessione di caccia due orche hanno attaccato e ucciso 17 squali. L’evento si è verificato innanzi alla costa del Sudafrica, dove da tempo si studiano le incursioni di due esemplari maschi: Port e Starboard.
A cura di Andrea Centini
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A sinistra uno degli squali uccisi, a destra una delle orche protagoniste dell'attacco. Credit: Marine Dynamics Conservation Trust / Facebook
A sinistra uno degli squali uccisi, a destra una delle orche protagoniste dell'attacco. Credit: Marine Dynamics Conservation Trust / Facebook

Due esemplari maschi di orca (Orcinus orca) ben noti ai biologi marini hanno attaccato e ucciso ben 17 squali in una singola sessione di caccia, durata un paio di ore. L'evento, di indubbia rilevanza etologica ed ecologica, si è verificato nelle acque del Sudafrica e dimostra la letale efficacia predatoria dei grossi mammiferi marini, divenuti un vero e proprio incubo per gli squali che vivono nella zona. Compresi i più grandi e potenti. Basti ricordare che nei mesi scorsi è balzato agli onori della cronaca internazionale il primo filmato delle due orche – chiamate Port e Starboardche attaccano e uccidono squali bianchi (Carcharodon carcharias), uno scontro tra predatori all'apice della catena alimentare. Gli attacchi si sono verificati nelle acque di Mossel Bay e sono stati ripresi da un drone e un elicottero: potete vederli nel video sottostante.

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La nuova incursione che ha portato alla morte di 17 squali si è invece verificata innanzi a Pearly Beach, non distante da Gansbaai, come documentato dagli esperti del Marine Dynamics Conservation Trust. “Abbiamo osservato le due orche immergersi ripetutamente in una piccola area per quasi due ore prima che riprendessero il largo”, ha dichiarato in un post su Facebook il dottor Ralph Watson, uno dei membri dell'equipaggio dell'imbarcazione da cui è stata documentata la scena. A essere uccisi sono stati esemplari di squalo manzo nasolargo (Notorynchus cepedianus), una specie nota per le sette branchie – anziché le cinque normalmente presenti nella maggior parte di questi pesci – che arriva a superare i 3 metri di lunghezza. Gli attacchi di Port e Starboard si concentrano soprattutto sugli squali bronzei (Carcharhinus brachyurus), ma come specificato i due cetacei non si fanno scrupoli ad attaccare selaci di qualunque specie.

Le orche attaccano e uccidono uno squalo bianco. Credit: Sea Search Research & Conservation / screenshot youtube /  https://youtu.be/aK0iqgO_inE / Christian Stopforth
Le orche attaccano e uccidono uno squalo bianco. Credit: Sea Search Research & Conservation / screenshot youtube /  https://youtu.be/aK0iqgO_inE / Christian Stopforth

Ad assistere all'aggressione che ha portato alla morte dei 17 squali manzo nasolargo anche la dottoressa Alison Towner della Rhodes University, che guida la ricerca su questi eventi di predazione. “Questa ricerca fa parte di uno sforzo coordinato tra vari scienziati di orche e squali; è in corso dal 2015”, ha affermato la scienziata. Grazie al mare mosso, poco dopo l'attacco di Port e Starboard 11 carcasse di squalo sono state riportate a riva, permettendo agli esperti di compiere esami necroscopici. “Ogni squalo da sette branchie è stato sventrato e privato del fegato; erano tutte femmine con una lunghezza compresa tra 1,6 – 2,3 metri e avevano ferite simili a quelle uccise a False Bay dalla stessa coppia di orche”, ha dichiarato la dottoressa Towner. Anche gli squali bianchi sono stati uccisi e privati del fegato, una parte ricca di grassi e considerata particolarmente nutriente dalle orche, che capovolgono i pesci e li attaccano con potenti morsi al fianco.

Le due orche Port e Starboard sono state osservate per la prima volta nel 2009, ma sono una presenza fissa a False Bay dal 2015, dove predano costantemente diverse specie di selaci. Si riconoscono facilmente perché hanno la pinna dorsale piegata su un lato, una condizione che viene spesso osservata nelle orche tenute in cattività. Le loro continue incursioni contro gli squali hanno generato una situazione così particolare che hanno iniziato a lamentarsi gli operatori che organizzano immersioni con i grandi pesci predatori. Quando le due orche attaccano, infatti, gli squali spariscono per giorni dall'area interessata, costringendo a modificare tappe e programmi delle uscite turistiche.

Al di là dell'impatto economico, questo comportamento ha una rilevanza anche dal punto di vista ecologico. Le orche fanno semplicemente il proprio mestiere, ma gli squali sono minacciati di estinzione – lo squalo manzo nasolargo, ad esempio, è classificato come vulnerabile nella Lista Rossa della IUCN – e in mare ce ne sono sempre meno. La colpa, naturalmente, non è dei cetacei ma dell'uomo: nell’ultimo mezzo secolo abbiamo fatto crollare la popolazione globale di squali del 70 percento, a causa della pesca legale e illegale.

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