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Dormire con le luci accese aumenta il rischio di diabete: quando bisogna spegnere lo smartphone

Un team di ricerca internazionale ha determinato che l’esposizione alle luce notturna può aumentare sensibilmente il rischio di diabete di tipo 2. Com’è possibile e perché i medici raccomandano di dormire al buio.
A cura di Andrea Centini
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Essere esposti alla luce durante la notte, come quella dello smartphone, di una lampadina o della televisione rimasta accesa, non solo altera i ritmi circardiani (il nostro orologio biologico), ma aumenta anche il rischio di diabete di tipo 2. È quanto emerso da un nuovo studio che ha messo in relazione l'esposizione notturna a luci di varia potenza e l'insorgenza della diffusa malattia del “sangue dolce”. Dagli esperimenti è stato determinato che chi, durante il riposo notturno, era esposto alle luci più forti aveva un rischio di diabete di tipo 2 quasi del 70 percento superiore rispetto a chi dormiva cullato da serene notti buie. Secondo gli esperti l'alterazione dei ritmi circadiani – cicli fisiologici di 24 ore legati ad esempio all'alternanza tra sonno e veglia – può essere associata a una ridotta tolleranza al glucosio e alla produzione anomala dell'insulina, l'ormone sintetizzato dalle isole di Langerhans nel pancreas la cui funzione principale è proprio quella di regolare lo zucchero nel sangue.

A determinare che le luci notturne alterano i nostri ritmi circadiani catalizzando il rischio di diabete di tipo 2 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani del Turner Institute for Brain and Mental Health dell'Università Monash e del Flinders Health and Medical Research Institute (Sleep Health) dell'Università Flinders, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Division of Sleep and Circadian Disorders del Brigham and Women's Hospital di Boston (Stati Uniti), dell'Health Science Center dell'Università del Texas e altri istituti. I ricercatori coordinati dal professor Andrew J.K. Phillips sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di circa 85.000 cittadini britannici i cui dati clinici e genetici sono caricati nel database UK Biobank. L'età media delle persone coinvolte era di circa 62 anni e in prevalenza si trattava di donne (58 percento).

I ricercatori hanno suddiviso i partecipanti in vari gruppi cui sono stati forniti dispositivi indossabili in grado di emettere luce a diverse intensità. Sono state studiate l'esposizione alla luce diurna e notturna e sono stati tenuti in considerazione diversi fattori confondenti legati al rischio di diabete di tipo 2, come età, genere, peso, rischio genetico, dati socioeconomici, stile di vita e altro ancora. Durante il periodo di follow-up di circa 8 anni si sono verificati quasi 2.000 casi di diabete. Incrociando questi dati con quelli relativi all'esposizione notturna alla luce è stato determinato che chi dormiva con le luci più forti aveva un rischio di diabete del 67 percento superiore rispetto a chi riposava al buio. “La luce notturna e il rischio poligenico hanno predetto indipendentemente un rischio di diabete più elevato. La differenza nel rischio di diabete tra persone con notti luminose e buie era simile alla differenza tra persone con rischio genetico basso e moderato”, hanno scritto il professor Phillips e colleghi nell'abstract dello studio.

Indagini precedenti avevano associato l'esposizione alla luce notturna alla resistenza all'insulina, a una minore tolleranza al glucosio, all'aumento di peso e ad altri fattori associati alla condizione metabolica, ma nessuna aveva coinvolto un numero così significativo di partecipanti. È doveroso sottolineare che si è trattato di uno studio di osservazione, dunque dai risultati non può emergere un rapporto di causa-effetto tra la luce notturna e il diabete, inoltre è stata presa in considerazione una coorte composta da individui prevalentemente anziani e residenti in una specifica regione geografica. Ciò significa che i risultati potrebbero non essere validi per la popolazione generale. Dovranno dunque essere confermati da indagini più approfondite, pur sottolineando che si tratta di dati statisticamente significativi che dovrebbero far riflettere sulla necessità di dormire in locali quanto più bui possibili. "Evitare la luce di notte potrebbe essere una raccomandazione semplice ed economica che mitiga il rischio di diabete, anche in coloro con un rischio genetico elevato", spiegano gli scienziati. In parole semplici, quando ci si reca nella camera da letto per andare a dormire tutte le luci dovrebbero essere spente – smartphone compreso – e le serrande ben abbassate, soprattutto se si vive in città.

La luce, del resto, blocca la produzione di melatonina, l'ormone prodotto dalla ghiandola pineale legato al ciclo sonno-veglia, determinando un'alterazione dei ritmi circadiani che a loro volta possono influenzare la produzione di insulina. Questo potrebbe essere il motivo per cui le luci notturne possono favorire l'insorgenza del diabete di tipo 2. I dettagli della ricerca “Personal light exposure patterns and incidence of type 2 diabetes: analysis of 13 million hours of light sensor data and 670,000 person-years of prospective observation” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The Lancet Regional Health – Europe.

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