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Dolcificante comune associato a un rischio superiore di ictus e infarto, secondo un nuovo studio

Un team di ricerca internazionale ha osservato che l’aspartame, un diffuso dolcificante, in modelli murini (topi) geneticamente modificati innesca un significativo accumulo di placche aterosclerotiche nei vasi sanguigni, a loro volta associate a un rischio elevato di ictus e infarto. I risultati sono stati contestati da altri studiosi.
A cura di Andrea Centini
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I ricercatori hanno scoperto un meccanismo biologico attraverso il quale il comune dolcificante chiamato aspartame potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. In parole semplici, nei test di laboratorio è stato osservato che l’assunzione di questo composto aumenta i livelli di insulina attraverso un’attivazione parasimpatica, che a sua volta innesca un’infiammazione delle cellule endoteliali che rivestono il lume interno dei vasi sanguigni. Questo stato infiammatorio, legato alla segnalazione di una molecola chiamata CX3CL1, aumenta l’accumulo di placche aterosclerotiche, che a loro volta sono fortemente associate al rischio di infarto e ictus.

È doveroso sottolineare che questo processo è stato osservato in modelli murini geneticamente modificati (detti Apoe4) per essere maggiormente predisposti alle malattie cardiache, che erano inoltre alimentati con una dieta ricca di grassi e privi di un gene che ha permesso all’insulina di accedere praticamente a ogni recettore dell’organismo. Ma soprattutto, simili osservazioni non sono mai state fatte nell’essere umano, pertanto i risultati vanno “presi con le pinze”. Ciò che è rilevante è il meccanismo biologico con cui l’insulina esogena può indurre l’infiammazione dei vasi e favorire l’accumulo delle placche aterosclerotiche, alla luce della sempre maggiore diffusione di dolcificanti nei prodotti che consumiamo.

Precedenti studi su altri due dolcificanti comuni, lo xilitolo e l'eritritolo, avevano trovato un’associazione con l’aumento del rischio di ictus e infarto, inoltre l’aspartame è stato recentemente classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come possibilmente cancerogeno. Secondo diversi esperti i dolcificanti – che sono rigorosamente testati dalle autorità sanitarie – restano comunque un’opzione migliore rispetto ai prodotti zuccherati, sebbene in molti sottolineino che ridurre in modo significativo o eliminare gli alimenti processati e ultraprocessati resta la strada migliore per tutelare la propria salute.

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A rilevare il meccanismo attraverso cui l’aspartame aumenterebbe il rischio di malattie cardiovascolari è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Accademia cinese di scienze mediche, del Dipartimento di Cardiologia dell’Ospedale Qilu dell'Università di Shandong e del Centro di Hong Kong per l'Ingegneria Sanitaria Cerebro-Cardiovascolare del Karolinska Institute di Stoccolma, che hanno collaborato con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Dipartimento di Chirurgia Pancreatica – West China Hospital dell’Università del Sichuan, il Centro di Nanomedicina e Dipartimento di Anestesiologia del Brigham and Women's Hospital di Boston e diversi altri.

I ricercatori, coordinati dai professori Cheng Zhang e Yihai Cao, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto alcuni esperimenti con i sopracitati topi geneticamente modificati Apoe4. I roditori sono stati alimentati per 12 settimane con dosi significative di aspartame, pari a quelle che una persona assumerebbe bevendo tre lattine di una bevanda dolcificata al giorno. I topi, come indicato, erano inoltre alimentati con una dieta ricca di grassi ed erano predisposti alle condizioni cardiovascolari. Al termine del periodo di follow-up il loro stato di salute è stato confrontato con quello dei topi del gruppo di controllo non alimentati con aspartame, facendo emergere i problemi vascolari nel gruppo di intervento.

Nello specifico, il professor Cao e colleghi hanno osservato un significativo incremento delle placche aterosclerotiche nelle loro arterie, che sono notoriamente associate a un rischio significativo di infarto e ictus. Hanno inoltre osservato livelli più elevati dell’ormone insulina, che sarebbe alla base di questa infiammazione dei vasi sanguigni. La maggiore concentrazione di insulina innescata dall’aspartame porterebbe a una sovraregolazione della molecola CX3CL1, che resta “aggrappata” all’interno dei vasi attirando come una calamita gli elementi che danno vita alle placche aterosclerotiche. Questo sarebbe il meccanismo alla base del rischio superiore di malattie cardiovascolari associato ai dolcificanti.

I risultati, tuttavia, sono stati fortemente criticati da altri studiosi per le modalità con cui sono stati ottenuti. Ad esempio, in un’intervista a SMC il professor Oliver Jones dell’Università RMIT di Melbourne ha dichiarato che “contrariamente alle affermazioni del documento, è abbastanza ben stabilito che l'aspartame non stimola i livelli di glucosio o insulina negli esseri umani”. Inoltre viene sottolineato che il problema principale della ricerca risiede nel fatto di aver usato topi geneticamente modificati “inclini alle malattie cardiache e nutriti con una dieta ricca di grassi e colesterolo”, oltre a non aver quantificato l’aspartame assunto e nel sangue. Dire che ciò “diminuisce la rilevanza clinica è un po' un eufemismo”, ha spiegato l’esperto. Il meccanismo rilevato resta comunque interessante e va indagato a fondo, soprattutto in associazione all’aumentato rischio cardiovascolare identificato da altri studi. I dettagli della ricerca “Sweetener aspartame aggravates atherosclerosis through insulin-triggered inflammation” sono stati pubblicati sulla rivista Cell Metabolism.

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