Divieto di importazione e detenzione di animali esotici in Italia dall’8 maggio: nuovo dossier LAV
Esattamente un anno fa il Senato ha approvato a larga maggioranza – e in via definitiva – la Legge di delegazione europea, nel cui articolo 14 (lettera q) viene espresso il divieto di importazione e commercio di animali esotici e selvatici in Italia. Nel dicembre del 2020 si era invece espressa a favore la Commissione politiche europee della Camera. Questo adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/429 è considerato un passo fondamentale per il contrasto e la prevenzione delle zoonosi, le malattie trasmesse dagli animali come la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2 alla base della pandemia che stiamo vivendo da oltre 2 anni. Per comprendere la natura dei rischi, basti sapere che nelle case degli europei vivono circa 500 milioni di animali esotici di centinaia di specie diverse; uno su sette è portatore di malattie trasmissibili all'uomo, come evidenziato da un recente studio citato dalla LAV. I nuovi divieti, oltre a proteggere la nostra salute, giocano un ruolo particolarmente prezioso anche nel tutelare il benessere degli animali, che non potranno essere più strappati dal proprio habitat naturale e smerciati come oggetti a migliaia di chilometri di distanza, spesso provando sofferenza inaudita (o morendo) durante il trasporto e la detenzione.
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge Delega è avvenuta il 23 aprile dello scorso anno ed è entrata in vigore l'8 maggio 2021, tuttavia resta ancora un passo fondamentale da parte del nostro Governo affinché diventi esecutiva: l'emanazione del Decreto attuativo delle suddette misure, prevista entro l'8 maggio di quest'anno. A un mese da questa importante scadenza, la Lega Antivivisezione italiana (LAV) esorta il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e il Sottosegretario agli Affari Europei Vincenzo Amendola ad attuare tutti i criteri della legge, una svolta significativa nel rispetto e nella tutela degli animali.
Oltre al divieto di importazione, commercio e detenzione delle specie selvatiche ed esotiche – e dei loro derivati – con pena della reclusione / sanzione economica per chi contravviene la legge, la LAV chiede anche il divieto di riproduzione per gli animali esotici e selvatici già detenuti e l'istituzione di un registro nazionale nel quale devono essere iscritti sia gli animali che i loro detentori. Si sottolinea altresì che la detenzione deve essere obbligatoriamente rispettosa delle “caratteristiche ecologiche” della specie detenuta. L'organizzazione animalista chiede inoltre il divieto di vendita di animali online e nei negozi (compresi quelli domestici), il divieto di fiere, spettacoli e altri spettacoli che coinvolgono animali, pene più severe per chi commercia specie protette e verifiche sul destino degli esemplari invenduti.
Questo elenco di richieste è stato aggiunto a corollario del nuovo dossier “Animali in vendita: commercio virtuale, pericoli reali” in cui LAV ha analizzato il fenomeno del commercio su internet in Italia di specie selvatiche ed esotiche e dei loro derivati, come animali imbalsamati. LAV ha visionato oltre 2mila annunci e post per un totale di più di 5mila animali coinvolti, tra rettili, mammiferi, uccelli, anfibi, insetti, pesci, crostacei e aracnidi. Delle 800 inserzioni selezionate, circa la metà faceva riferimento a specie selvatiche ed esotiche relative alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES). Chi detiene un animale che rientra in questa categoria deve essere in possesso della regolare autorizzazione; solo il 38 percento degli annunci con animali CITES indicava l'esistenza della documentazione necessaria alla detenzione. LAV specifica che la mancata menzione del possesso di tali documenti negli annunci non significa automaticamente che i detentori non li avessero, ma naturalmente si tratta di un pregiudizio sulla trasparenza e sulla legalità della trattativa.
Solo il 7,5 percento degli 800 annunci annunci relativi ad animali CITES indicava che gli esemplari venivano allevati in cattività. Chi acquista queste specie – tra le quali rientrano anche le iguane verdi – è sempre tenuto chiedere al venditore la visione dei certificati CITES e il certificato di nascita / allevamento in cattività. Il giro d'affari rilevato da LAV per gli animali CITES venduti online ammontava a circa 150mila euro.