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Disastro al Pantanal, incendi divorano area come due Valle d’Aosta: milioni di animali bruciati vivi

Il Pantanal, la più grande zona umida del pianeta, è devastata da incendi spaventosi. La situazione, al momento, è peggiore di quella riscontrata nello stesso periodo del 2020, l’anno più catastrofico in assoluto. I roghi stanno facendo una strage di animali, con milioni di esemplari uccisi dalle fiamme.
A cura di Andrea Centini
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Un giaguaro riposa sotto la vegetazione arsa dalle fiamme negli incendi dello scorso anno
Un giaguaro riposa sotto la vegetazione arsa dalle fiamme negli incendi dello scorso anno

Nel cuore del Pantanal, la più grande zona umida del mondo sita tra Brasile, Paraguay e Bolivia, si sta consumando uno dei disastri naturali peggiori di sempre. Nel momento in cui stiamo scrivendo, gli incendi scoppiati nell'area dall'inizio del 2024 hanno infatti divorato un'area di oltre 760.000 ettari, pari all'estensione di due Valle d'Aosta e di poco inferiore a quella del Friuli Venezia Giulia. Il dato è peggiore di quello registrato nello stesso arco temporale nel 2020, l'anno più catastrofico in assoluto per il Pantanal, durante il quale gli incendi divorarono oltre 3,6 milioni di ettari facendo una vera e propria strage di animali. Al momento la crescita dei roghi è del 2.000% più alta di quella dello scorso anno.

Secondo un progetto di ricerca condotto da trenta scienziati di istituzioni di tutto il mondo e supportato dal WWF Brasile, nel 2020 nel Pantanal persero la vita circa 17 milioni di animali (solo tra i vertebrati) a causa degli incendi. La cifra è stata stimata moltiplicando il numero enorme di carcasse recuperate per l'area complessiva devastata dalle fiamme. Facendo un rapido calcolo, gli animali rimasti uccisi nel 2024 sono già alcuni milioni e al termine della stagione potrebbero essere molti di più di quelli che hanno perso la vita quattro anni fa.

La stagione degli incendi, che solitamente inizia tra luglio e settembre, quest'anno si è manifestata già a partire da maggio. Non a caso gli allarmi di una distruzione senza precedenti sono stati diffusi già il mese scorso. Oltre ai fenomeni naturali, come gli inneschi causati dai fulmini, a far diffondere le fiamme nel Pantanal sono soprattutto gli allevatori di bestiame, che bruciano la foresta vergine per espandere il terreno a disposizione degli animali domestici. Basti pensare che, come indicato dal quotidiano britannico Guardian, oltre il 90 percento del Pantanal appartiene ai privati e l'80 percento del territorio è destinato proprio agli allevamenti.

Questa tradizione di bruciare i terreni è secolare, tuttavia negli ultimi anni sta avendo un impatto sempre più devastante per una semplice ragione: il Pantanal, come indicato la zona umida più grande del mondo, ha perduto circa il 70 percento della superficie idrica in circa quattro decenni, oltre ad allagarsi per molto meno tempo a causa della carenza di piogge. Ciò si traduce in incendi che possono espandersi in aree sempre più ampie, favoriti dal vento e dalle conseguenze della drammatica crisi climatica in atto, catalizzata dalle emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti derivati dalle attività umane.

Il risultato di tutto questo è una catastrofe per la preziosissima biodiversità che popola questa immensa pianura alluvionale, immortalata anche negli scatti del celebre fotografo Sebastião Salgado. Il Pantanal, che occupa principalmente gli Stati del Mato Grosso e del Mato Grosso del Sud in Brasile, si estende per circa 150.000 chilometri quadrati; ha dunque un'estensione pari a circa la metà dell'Italia. In questa enorme zona umida vi è una delle diversità più ricche dell'intero pianeta, sia dal punto di vista della flora che della fauna.

Tra gli animali più iconici presenti nel Pantanal figurano giaguari, nandù, ara giacinto (il più grande pappagallo del mondo), crisocioni o lupi della criniera, scimmie urlatrici e cicogne Jabiru. Ma non sono i mammiferi e gli uccelli i più colpiti dagli incendi, sebbene anch'essi stiano morendo numerosi e soffrendo per la devastazione dell'habitat naturale. Le principali vittime dei roghi sono infatti rettili, anfibi e invertebrati che non riescono a scappare in tempo dal fumo e dalle fiamme. Anche piante particolarmente rare e importanti vengono distrutte a ritmi spaventosi. Sono già centinaia le carcasse di animali recuperate dai ranger e si teme che al termine della stagione degli incendi la conta delle vittime sarà semplicemente spaventosa, perlomeno paragonabile a quella del 2020. E la colpa, come sempre, è principalmente dell'essere umano.

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