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Dieta che riduce il rischio di demenza: un piccolo cambiamento abbassa del 20% la probabilità

Lo suggeriscono i primi risultati di un ampio studio durato 40 anni, che ha verificato come il consumo di alcuni cibi possa rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza: sostituire una porzione giornaliera di carne rossa lavorata con una di noci o legumi può ridurre anche di un quarto la probabilità di insorgenza.
A cura di Valeria Aiello
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Sembra esserci un piccolo cambiamento nella dieta in grado di ridurre significativamente la probabilità di sviluppare demenza e malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. Lo ha individuato un ampio studio, che ha valutato le abitudini alimentari di oltre 131.000 persone per circa 40 anni, raccogliendo informazioni su casi e sintomi di demenza, come problemi di memoria, confusione mentale o difficoltà di concentrazione.

I partecipanti allo studio che consumavano una porzione di circa 28 grammi di carne rossa lavorata al giorno (l’equivalente di poco meno di due porzioni da 95 grammi a settimana) avevano un rischio demenza del 14% più alto rispetto a coloro che ne mangiavano solo circa tre porzioni al mese. Tuttavia, il rischio di demenza si è ridotto del 20% nelle persone che hanno sostituito una piccola porzione giornaliera di carne rossa lavorata con una porzione giornaliera di noci e legumi. I risultati dello studio, in fase di revisione per la pubblicazione, sono stati presentati in un abstract alla Alzheimer’s Association International Conference in corso dal 28 luglio al 1 agosto 2024 a Philadelphia.

Un piccolo cambiamento nella dieta riduce del 20% il rischio di demenza

Le ricerche sulla dieta e il rischio di demenza, in particolare sugli effetti del consumo di carne rossa lavorata, sono un tema caldo, in quanto la demenza rappresenta una sfida globale importante, per la rapido aumento di casi che si sta verificando, anche nei giovani. Le stime indicano che numero di persone che svilupperà un declino della funzione cognitiva o una malattia neurodegenerativa a livello globale triplicherà entro il 2050, raggiungendo quota 153 milioni.

Nella nuova analisi, gli esperti hanno valutato la salute di oltre 131.000 persone, tra infermieri e altri operatori sanitari che lavorano negli Stati Uniti, i quali sono stati seguiti per 43 anni e hanno fornito dati sulle loro abitudini alimentari ogni 2-5 anni. Ai partecipanti allo studio è stato chiesto con quale frequenza consumassero carne rossa lavorata, tra cui pancetta, hotdog, salsicce e altri tipi di carne per panini. Gli studiosi hanno inoltre verificato il consumo di noci e legumi, inclusi il burro di arachidi, arachidi, noci e altra frutta secca, fagiolini, fagioli, piselli, latte di soia e tofu. Durante il periodo di follow-up sono stati identificati più di 11.000 casi di demenza.

Secondo quando osservato dagli studiosi, consumare due porzioni di carne rossa lavorata ogni settimana sembra aumentare il rischio di declino cognitivo del 14% rispetto a chi ne consuma circa tre porzioni al mese. Lo studio suggerisce inoltre che sostituire una porzione giornaliera di carne rossa lavorata con una porzione di noci, fagioli o tofu ogni giorno potrebbe ridurre il rischio di demenza del 23%.

I risultati dello studio sono stati contrastanti sulla relazione tra declino cognitivo e consumo di carne in generale, quindi abbiamo esaminato più da vicino come il consumo di diverse quantità di carne, sia lavorata che non lavorata, influenzi il rischio di demenza e la funzione cognitiva – ha affermato l’autore principale dello studio, il dottor Yuhan Li, professore associato presso il Brigham and Women's Hospital di Boston – . Valutando le persone nel lungo termine, abbiamo scoperto che mangiare carne rossa lavorata potrebbe essere un fattore di rischio significativo per la demenza”.

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