Dengue in Italia, il bollettino ISS aggiornato al 3 ottobre 2024: 72 nuovi casi nell’ultima settimana
Sono 72 i nuovi casi di dengue confermati nell’ultima settimana in Italia (25 settembre-1 ottobre 2024), di cui 6 sono associati a viaggi all’estero, 66 sono casi autoctoni. Lo comunica l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel nuovo bollettino settimanale Epicentro. Da inizio anno, nel nostro Paese sono stati segnalati 572 casi di infezione, di cui 442 sono associati a viaggi all’estero e 130 sono casi autoctoni. L’età mediana dei casi segnalati è di 43 anni e il 49% è di sesso maschile. Ad oggi, precisa l’ISS, non è stato registrato alcun decesso in Italia.
I casi di Dengue in Italia, aggiornati al 3 ottobre
La dengue, o febbre dengue, è un’arboviriosi, cioè un’infezione che si contrae dalla puntura di zanzare infette del genere Aedes, in particolar modo dalla zanzara della febbre gialla (Aedes aegypti). I sintomi tipici della dengue, conosciuta anche come febbre spaccaossa, includono febbre alta, dolore dietro gli occhi, disturbi gastrointestinali e dolori muscolari (mialgia).
In Italia, al 1 ottobre “sono stati identificati diversi eventi indipendenti di trasmissione locale del virus Dengue (DENV)” precisa l’ISS. “Il focolaio di dimensioni maggiori, con 102 casi confermati di infezione da DENV di tipo 2 e tutti sintomatici è localizzato in un Comune nella Regione Marche. Casi sporadici e focolai più limitati di infezione autoctona da DENV di tipo 1, 2 e 3 sono stati segnalati in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Toscana”.
L'aumento dei casi di dengue in Italia
L’aumento di casi di dengue in Italia, con diversi casi e focolai attivi in diverse regioni, soprattutto nelle Marche, a Fano, è seguito con attenzione dai gruppi operativi regionali per le emergenze sanitarie e dalle Aziende sanitarie territoriali.
Nelle Marche, dove è stato registrato un caso anche a San Costanzo, sempre in provincia di Pesaro e Urbino, sono state messe in atto tutte le misure di sanità pubbliche previste, dalla sensibilizzazione dei medici di medicina generale e degli ospedali, alle indicazioni per i Comuni interessati dai focolai di applicare le misure di disinfestazione e l’eventuale posizionamento di trappole per la cattura delle zanzare.
Da inizio anno “dei 130 casi autoctoni, oltre ai 102 delle Marche si contano ad oggi 19 contagi in Emilia Romagna, 6 in Lombardia, 1 in Veneto, 1 in Toscana e 1 in Abruzzo sul quale sono ancora in corso indagini in merito all’esatta attribuzione geografica – indica l’ISS – . Le indagini epidemiologiche in corso, al 1 ottobre 2024 – non hanno mostrato evidenze di collegamenti epidemiologici/microbiologici tra loro o con i casi segnalati dalla Regione Marche”.
Quali sono i sintomi della dengue e come si cura
I primi sintomi di dengue compaiono dopo un periodo di incubazione di 3-15 giorni (tipicamente di 5-6 giorni) dalla puntura di una zanzara infetta. Tra i principali segni di infezione, figurano:
- febbre alta (anche 40 °C)
- mal di testa
- dolori muscolari e articolari
- dolore dietro i bulbi oculari
- ingrossamento dei linfonodi
Questi primi sintomi possono essere seguiti da “rash cutaneo, che compare in associazione a un secondo rialzo termico, dopo un periodo di apiressia” spiegano gli esperti di Humanitas di . Possono inoltre manifestarsi tosse, naso che cola, mal di gola, e sintomi gastrointestinali, come nausea, diarrea e vomito. Tuttavia, in alcuni casi, possono verificarsi febbre emorragica, perdita di plasma, distress respiratorio e insufficienza multiorgano che se non trattate, possono essere complicazioni pericolose per la vita.
La dengue è un’infezione che raramente è mortale: quando trattata da medici esperti, la dengue emorragica è letale in meno dell'1% dei casi. Tuttavia, senza una tale assistenza, il tasso di mortalità può raggiungere il 30%.
Contro la dengue non esiste una cura specifica ma i trattamenti sono volti alla gestione dei sintomi: contro la febbre può essere utile l’assunzione di paracetamolo, mentre non sono consigliati i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS). Nei casi più gravi, può essere necessario il ricovero ospedaliero in terapia intensiva, dove si ricorre alla terapia di supporto alle funzioni vitali al fine di limitare i danni causati dall'infezione sistemica.