Delfino ucciso e “sfilettato” in Sardegna per farne mosciame: orrore su una spiaggia del nuorese
Un esemplare di delfino tursiope (Tursiops truncatus) è stato ucciso e sfilettato in Sardegna. La carcassa dello sfortunato cetaceo è stata trovata spiaggiata alla Caletta di Siniscola, una località balneare a circa 50 chilometri da Nuoro. La notizia è stata diffusa dalla pagina Facebook della Clinica Veterinaria Duemari di Oristano e rilanciata da SEA ME Sardinia, organizzazione senza scopo di lucro che si occupa dello studio e della tutela di questi meravigliosi animali.
A rendere particolarmente orrenda e odiosa questa barbarie l'obiettivo dei criminali, ovvero la carne del tursiope, da trasformare in un piatto illegale venduto clandestinamente a cifre esorbitanti: il mosciame (o musciame / musciamme) di delfino. Nella sua versione legale è un prodotto composto da filetti di pesce – come il tonno – essiccati e conservati sottolio, da servire a fette sottili. Ma purtroppo esiste la variante proibita a base di cetaceo, venduta in nero da ristoratori senza scrupoli per soddisfare le esigenze culinarie deviate di una certa clientela, abbiente e crudele.
La carcassa del delfino, come spiegato dalla Clinica Duemari, è stata trovata priva di tutti i muscoli della schiena, un atto che ha lasciato scoperta la colonna vertebrale dell'animale “rendendo evidente la sua natura di mammifero marino, così simile a noi”. Nella foto pubblicata sul social network si vede solo la testa dell'animale, perché tutto il resto “è inguardabile”, specifica la clinica, impegnata da anni anche nella cura di tartarughe marine e mammiferi marini. I medici veterinari hanno deciso di diffondere questa notizia assieme ai biologi del Cres e alla direzione dell’Area Marina Protetta del Sinis perché è giusto che tutti sappiano di questo scempio.
Non è purtroppo la prima volta che vengono trovate carcasse di tursiopi sfilettati, oltre ad animali uccisi o feriti con aste da pesca conficcate nel corpo, probabilmente colpiti sempre per il mosciame o per crudele “divertimento”. SEA ME Sardinia ricorda ad esempio il caso di un cucciolo di delfino ritrovato a Golfo Aranci nel 2014 e quello di un adulto arpionato e fatto a pezzi nel 2016. Tutto questo nonostante i cetacei siano rigorosamente protetti da leggi nazionali e internazionali, che vietano espressamente di catturare, detenere, trasportare e commerciare cetacei o parti di essi. Chi si macchia di questi crimini infrange il codice penale e va incontro all'arresto e a salatissime multe. Anche prelevare un dente da una carcassa di delfino ritrovata su una spiaggia è un reato. E lo è anche mangiarne la carne.
Al di là delle violazioni della legge, comunque, dovrebbe essere la nostra coscienza a impedirci di fare del male a questi animali meravigliosi e sociali, dotati di un'intelligenza paragonabile a quella dei primati. A dimostrare scarso intelletto – oltre che crudeltà – è invece chi si nutre della carne dei cetacei, che è ricca di sostanze tossiche a causa di un processo chiamato magnificazione biologica, che tende a farle accumulare nei tessuti attraverso la catena alimentare.
L'effetto più significativo e noto è quello del mercurio (più precisamente metilmercurio), che può provocare vero e proprio avvelenamento e danni neurologici: la famigerata malattia di Minamata. Uno studio condotto in Giappone dal professor Tetsuya Endo ha dimostrato che la carne dei delfini cacciati e uccisi per scopi alimentari ha dieci volte la quantità di metilmercurio considerata nella norma. Per questa ragione le scuole giapponesi hanno deciso di rimuovere la carne di delfino dalle mense, sebbene il massacro di questi animali per scopi alimentari continui senza sosta, soprattutto a Taiji. In Italia rischiano naturalmente solo gli irresponsabili alla ricerca di odiosi piatti proibiti.