Decidono di contare tutte le specie presenti in casa ma fanno una grossa scoperta
Un ecologista, un matematico e un tassonomista, confinati nella stessa casa di Annerley, un sobborgo di Brisbane, nel Queensland, in Australia, durante il lockdown del Covid, non immaginavano che ad occupare il loro appartamento ci fosse così tanta vita. Molta di più di quanto chiunque sospettasse. “Pensavamo di trovare qualche centinaio di specie e anche molti nostri colleghi presumevano ce ne fossero 200 o 300 – hanno raccontato gli scienziati – . Ma ne abbiamo trovate molte più di quanto ci aspettassimo”.
La mancanza di cura del giardino (non usavano né tosaerba né pesticidi, per cui le erbacce erano prolifiche), li ha portati a catalogare più di mille specie nella proprietà, molte delle quali erano parte di ciò che può essere trovato in qualsiasi centro suburbano della costa orientale dell’Australia. Ma, sorprendentemente, alcune erano state raramente avvistate in quell’area. Tre specie, nello specifico, non erano mai state documentate nel principale database australiano sulla biodiversità, incluso un predatore invasivo di lumache legato al calo delle popolazioni autoctone.
Tra volti noti e rari reclusi, anche una rara zanzara (“Solo una delle 13 specie di zanzare che abbiamo trovato” dicono gli studiosi). Negli armadi c’erano falene e punteruoli del grano, ma anche ragni che li predavano (“Ne abbiamo registrati di 56 specie diverse”) e nel loro giardino che, come detto pullulava di erbacce invasive, delle 103 diverse specie di piante individuate, ben 100 non erano autoctone.
Il cortile, soprattutto, si era rivelato pieno di impollinatori. “C’erano, ad esempio, le serfidi che, a una rapida occhiata, possono sembrare delle vespe – raccontano i ricercatori in un articolo su The Conversation – . Ne abbiamo trovate dieci specie, una frazione del centinaio di mosche che abbiamo trovato”.
Ciò che però è stato straordinario, non era solo l’alto numero di specie individuate, soprattutto farfalle e falene (ben 436 specie), di cui la gran parte piccole e appena percettibili, altre dai colori vivaci, come la falena dalle ali puntinate (Eudocima materna).
E alcune – come la falena vampiro Calyptra minuticornis – “apparentemente noiose finché non abbiamo iniziato a studiarne il comportamento” ha indicato il professor Matthew Holden della Scuola di Matematica e Fisica dell’Università del Queensland, che ha condotto la ricerca domestica insieme ai dottorandi in Ecologia, Andrew Rogers, e in Parassitologia marina, Russell Yong.
“Nel corso di un anno – spiegano i ricercatori – abbiamo catalogato 1.150 specie di piante e animali, come rivelato nel nostro studio appena pubblicato”.
“Siamo però rimasti sorpresi nel trovare solo poco meno di 100 specie di coleotteri (il quarto gruppo di organismi più comune nel nostro studio), sebbene si ritenga che i coleotteri costituiscano l’odine di insetti più diversificato del pianeta”. Il loro ridotto numero “potrebbe essere un segno del declino delle popolazioni di coleotteri, ma è stato osservato in tutto il mondo. D’altro canto, potrebbe essere stato semplicemente un brutto anno per gli scarafaggi nel nostro quartiere”.
Le tre specie mai avvistate
La scarsa cura del giardino – circa 50 metri quadrati, in gran parte occupati da erbacce autopropaganti e da due grandi alberi – ha portato i ricercatori a imbattersi in qualcosa di molto insolito. Delle 1.150 specie catalogate, tre non erano mai state registrate nel database australiano sulla biodiversità: una zanzara autoctona, Culex edwardsi (Culicidae), un tipo di flebotomi e, in particolare, un verme terrestre, Platydemus manokwari (Geoplanidae), un predatore invasivo di lumache legato a numerosi cali di popolazioni autoctone.
“Il nostro avvistamento è il record più meridionale tra i database globali – evidenziano gli studiosi – . È improbabile che queste specie siano rare in Australia; piuttosto, la loro mancanza di dati indica un vasto sottocampionamento dei paesaggi urbani”.
“Nel complesso, abbiamo trovato molte più specie di quanto ci aspettassimo e abbiamo dimostrato che anche gli ambienti urbani possono brulicare di vita. Tutti possiamo sperimentare una natura davvero sorprendente, non importa quanto sia urbano l’ambiente in cui viviamo. D’altro canto – hanno concluso i ricercatori – l’elevata ricchezza di flora invasiva può essere vista come una crescente eterogeneità dell’habitat in ambienti urbani altrimenti omogenei, fungendo così da rifugio per una maggiore diversità”.