Dalle vertigini al mal d’orecchio: i sintomi delle nuove sottovarianti BA.4 e BA.5 di Omicron
L'attuale ondata della pandemia di COVID-19 è guidata dalla variante Omicron del coronavirus SARS-CoV-2, che dalla fine dello scorso anno ha dato vita a diverse sottovarianti. Se a livello globale la più diffusa risulta essere la BA.2, la cosiddetta “Omicron invisibile”, negli Stati Uniti sta galoppando la BA.2.12.1, mentre in Sudafrica, dove la Omicron è stata scoperta a novembre del 2021, si stanno diffondendo la BA.4 e la BA.5 (già rilevate anche negli USA, nel Regno Unito e in Botswana). Si tratta di lignaggi molto simili fra loro dal punto di vista delle mutazioni e gli scienziati stanno ancora determinando se possano esserci differenze significative nelle manifestazioni cliniche e nell'impatto sul nostro organismo, sia rispetto alla Omicron “base” (B.1.1.529) che ai precedenti ceppi dominanti. Ciò che è praticamente acclarato, al momento, è la contagiosità superiore dei nuovi lignaggi e le maggiori capacità di eludere le difese immunitarie, sebbene la vaccinazione – e in particolar modo con booster / terza dose – restano uno scudo fondamentale contro il ricovero in ospedale e la COVID-19 grave in generale. Ecco cosa sappiamo sui sintomi delle nuove sottovarianti BA.4 e BA.5 del coronavirus.
Come specificato in un documento del 4 maggio 2022 dell'Istituto Nazionale per le Malattie Trasmissibili del Sudafrica, attualmente c'è un numero relativamente piccolo di casi BA.4 e BA.5, pertanto “è troppo presto per sapere definitivamente se ci sono nuovi sintomi associati a questi lignaggi”. “ Tuttavia – aggiunge l'autorevole istituto – dato che i lignaggi sono ancora classificati come Omicron e che la maggior parte delle mutazioni (in particolare all'interno della proteina spike) sono le stesse, è probabile che i sintomi siano simili”. Anche il virologo Fabrizio Pregliasco dell'Università Statale di Milano ha sottolineato che i casi di BA.4 e BA.5 sono troppo pochi per sapere con certezza quale possa essere l'impatto sull'organismo, ma ha aggiunto che restano localizzate soprattutto nella vie respiratorie superiori, nella trachea, provocando sintomi come il naso che cola (rinorrea), ma anche vertigini e mal d'orecchio. Inoltre causano meno perdita del gusto (ageusia) e dell'olfatto (anosmia), due dei sintomi più diffusi della COVID-19 provocati dai ceppi antecedenti a Omicron (come Alfa, Beta e Delta) assieme a tosse e febbre. Pregliasco aggiunge che le nuove sottovarianti, pur attaccando meno i polmoni e più le alte vie respiratorie, non sono affatto equiparabili a un semplice raffreddore, anche se risultano nel complesso meno pericolose dei ceppi precedenti.
Il dato è stato confermato a Fortune anche dal professor Alex Sigal, docente presso l'Africa Health Research Institute in Sudafrica. Lo scienziato, autore dello studio “Omicron sub-lineages BA.4/BA.5 escape BA.1 infection elicited neutralizing immunity” che ha rilevato la capacità elusiva dei due ceppi, ha specificato che nei suoi pazienti positivi a BA.4 e BA.5 non ha visto i primi sintomi di distress respiratorio, una delle complicazioni più pericolose – se non la più pericolosa – dell'infezione, che può emergere a seguito della famigerata “tempesta di citochine”, una reazione esagerata del sistema immunitario a seguito dell'invasione del SARS-CoV-2. Il professor Sigal ha aggiunto che i sintomi sono allineati con quelli del gruppo Omicron; il suo impatto “non è piacevole, ma ci sono meno possibilità di morire”, ha concluso l'esperto.
Tutti gli scienziati concordano che l'infezione da Omicron non è assolutamente un semplice raffreddore, dato che possono essere lasciati segni su altri organi e nei centri nervosi, “con una sintomatologia, come le vertigini, che si è vista solo con le ultimissime ibride XE, XJ e XF”, ha specificato Pregliasco. Una recente indagine guidata da scienziati del Dipartimento della Ricerca sui Gemelli del prestigioso King's College di Londra ha rilevato che tra i sintomi più comuni provocati da Omicron figurano mal di gola, rinorrea, affaticamento, mal di schiena, starnuti, mal di testa, sudorazione notturna e dolori muscolari. Ad oggi nessuna delle sottovarianti di Omicron è stata classificata come variante di preoccupazione (VoC) dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).