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Dal Tamigi al Rio delle Amazzoni, i farmaci inquinano i fiumi di tutto il mondo

Lo rivelano i risultati di un nuovo studio condotto nell’ambito di un progetto di monitoraggio globale dei prodotti farmaceutici coordinato dai ricercatori dell’Università di York.
A cura di Valeria Aiello
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I farmaci hanno inquinato i fiumi di tutto il mondo, con concentrazioni a livelli potenzialmente tossici per la salute degli ecosistemi e degli esseri umani in almeno un quarto dei corsi d’acqua del pianeta. Lo rivelano i risultati di un nuovo studio condotto da un consorzio internazionale di ricerca coordinato dagli studiosi dell’Università di York, nel Regno Unito, che nell’ambito di un progetto di monitoraggio globale dei prodotti farmaceutici ha valutato l’inquinamento da farmaci in 258 fiumi nei cinque continenti, dal Rio delle Amazzoni al Tamigi, dal Mississippi al Tevere, fino al Mekong. I prelievi d’acqua, effettuati in oltre 1.000 siti in 104 Paesi, di cui 36 mai valutati per la contaminazione da farmaci, rappresentano complessivamente l’impatto ambientale di 471,4 milioni di persone in 137 aree geografiche, tra cui quelle che comprendono alcune delle città più popolose della Terra, come Delhi, Londra, New York, Lagos e Guangzhou.

Le analisi, eseguite presso il Center of Excellence in Mass Spectrometry dell’Università di York, hanno rivelato che i farmaci hanno contaminato tutti i corsi d’acqua analizzati, anche se le concentrazioni più elevate sono state osservate nelle regioni dell’Africa subsahariana, nell’Asia meridionale e nel Sud America, riflettendo una correlazione tra stato socio-economico e inquinamento, con i fiumi che scorrono in nazioni a medio-basso reddito tra i più contaminati. Alti livelli di inquinamento sono stati osservati anche nelle regioni con un’età media elevata, nonché con i più alti tassi di povertà e disoccupazione locale.

Concentrazioni cumulative di principi attivi di farmaci nei diversi siti campionati / PNAS
Concentrazioni cumulative di principi attivi di farmaci nei diversi siti campionati / PNAS

Dall’analisi dei principi attivi (nel complesso 61 quelli ricercati dagli studiosi, compresi carbamazepina, metformina e caffeina) è emerso che un quarto dei campioni conteneva contaminanti come sulfametossazolo, propranololo, ciprofloxacina e loratadina in concentrazioni potenzialmente dannose. Livelli più elevati erano associati ad attività come lo scarico di rifiuti lungo le sponde dei fiumi, le infrastrutture inadeguate per le acque reflue e le produzioni farmaceutiche, e lo scarico del contenuto delle fosse settiche residue nei corsi d’acqua.

I risultati, pubblicati nel dettaglio sulla rivista PNAS, hanno evidenziato la portata del problema da una prospettiva globale, per cui i ricercatori sperano che, aumentando il monitoraggio dei farmaci nell’ambiente, si possano sviluppare strategie per limitare gli effetti causati dalla presenza di inquinanti. “Sappiamo da oltre due decenni che i prodotti farmaceutici si fanno strada nell’ambiente acquatico dove possono influenzare la biologia degli organismi viventi – ha affermato il dottor John Wilkinson del Dipartimento dell'ambiente e della geografia dell’Università di York e co-autore corrispondente dello studio – .  Attraverso il nostro progetto, la nostra conoscenza del problema è stata notevolmente aumentata, con dati che non sono più relativi a poche aree selezionate del Nord America, dell’Europa occidentale e della Cina, ma comprendono nuove regioni che non erano mai state studiate prima”.

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