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Dagli occhi si può capire se una persona è depressa: sono un vero specchio dell’anima

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che osservando gli occhi è possibile determinare la depressione di una persona, misurando la dilatazione pupillare. Ecco cosa è stato scoperto.
A cura di Andrea Centini
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Gli occhi sono considerati lo “specchio dell'anima” poiché incrociando lo sguardo di una persona è possibile percepire il suo umore, se è ad esempio felice o triste. Ma un dettaglio dei nostri occhi, ovvero la dilatazione delle pupille, potrebbe diventare addirittura un criterio clinico per diagnosticare la depressione, andando ben oltre la semplice percezione dello stato d'animo. Gli scienziati hanno infatti scoperto che la dilatazione pupillare è strettamente connessa alla nostra capacità di provare piacere innanzi a una possibile ricompensa. Poiché nel disturbo depressivo uno dei sintomi più comuni è l'apatia, una condizione nella quale si perdono interesse, entusiasmo, emozione e passione, allora misurare l'apertura delle pupille potrebbe diventare uno strumento – assieme alle consuete valutazioni comportamentali – nel determinare quanto è profonda la depressione. Anche perché è stata scoperta una correlazione tra la velocità con cui si dilatano le pupille e la gravità del disturbo depressivo, in particolar modo nelle persone con anedonia, che non riescono a provare gioia ed emozioni.

A dimostrare che la dilatazione pupillare può essere un potenziale strumento per diagnosticare più approfonditamente la depressione è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati tedeschi del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco di Baviera, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze Cognitive dell'Università della California (Stati Uniti). I ricercatori, coordinati dai professori Andy Brendler e Victor I. Spoormaker del Dipartimento di ricerca traslazionale in psichiatria presso l'ateneo tedesco, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno specifico esperimento con 70 partecipanti, 40 pazienti non trattati con una diagnosi di depressione e 30 soggetti sani del gruppo di controllo.

I due gruppi sono stati sottoposti a un test di “anticipazione della ricompensa” davanti a un monitor. In parole semplici, quando stiamo per ricevere un premio e lo guardiamo con i nostri occhi, i circuiti della ricompensa del cervello si attivano e le pupille si dilatano in anticipo, in circa 6 secondi. In pratica, iniziamo a pregustare il premio. La dilatazione delle pupille è infatti un processo connesso allo stress e all'eccitazione, a sua volta legato all'attivazione di una parte del cervello chiamata locus coeruleus. In essa è presente la più elevata concentrazione di neuroni noradrenergici (produttori di noradrenalina) del sistema nervoso centrale; non a caso questo neurotrasmettitore regola moltissime attività, compresi umore, panico, sonno, attenzione e umore. Confrontare la reazione pupillare in soggetti sani e depressi dovrebbe dunque mostrare delle differenze, ed è esattamente ciò che hanno scoperto il professor Brendler e i colleghi.

Attraverso una sorta di videogioco nel quale si poteva ottenere una vera ricompensa finanziaria, i ricercatori hanno misurato la dilatazione pupillare dei due gruppi, scoprendo che in quello composto da pazienti depressi la dilatazione risultava sensibilmente inferiore. E maggiore era la severità del disturbo depressivo, “peggiore” era la performance nel tracciamento oculare. Ciò palesava distacco e disinteresse verso un qualcosa che in un soggetto non depresso provocherebbe entusiasmo e piacere, attivando il circuito della ricompensa.

“La reazione pupillare ridotta era particolarmente evidente nei pazienti che non riuscivano più a provare piacere e riferivano una perdita di energia”, ha affermato il professor Brendler in un comunicato stampa. “Questa scoperta ci aiuta a comprendere meglio i meccanismi fisiologici alla base dell'apatia”, gli ha fatto eco il professor Spoormaker, aggiungendo che la mancata attivazione del locus coeruleus è un importante processo fisiologico “alla base della sensazione di apatia”. In parole semplici, l'assenza di dilatazione pupillare potrebbe indicare che nelle persone depresse il circuito della ricompensa nel cervello è stato alterato dalla condizione di salute mentale. Saranno naturalmente necessari studi più approfonditi per determinare i legami clinici tra la dilatazione delle pupille e la depressione. I dettagli della ricerca “Assessing hypo-arousal during reward anticipation with pupillometry in patients with major depressive disorder: replication and correlations with anhedonia” sono stati pubblicati su Scientific Reports.

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