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Cambiamenti climatici

Da mesi temperature record negli oceani: ricercatore del CNR spiega a Fanpage.it cause e conseguenze

Da marzo la temperatura superficiale media di mari e oceani continua a mantenersi costantemente oltre i record precedenti, senza dare segnali di “raffreddamento”. Fanpage.it ha intervistato il dottor Andrea Pisano del CNR per capire le possibili cause e l’impatto.
Intervista a Andrea Pisano
Fisico e ricercatore presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma
A cura di Andrea Centini
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Dalla metà di marzo di quest'anno la temperatura media globale di mari e oceani risulta costantemente più elevata di quella registrata negli ultimi quattro decenni, come mostra chiaramente il grafico aggiornato sul portale “Climate Reanalyzer”. Si tratta di una piattaforma messa a punto dagli scienziati del Climate Change Institute dell'Università del Maine basata sui dati raccolti dal progetto Optimum Interpolation Sea Surface Temperature (OISST) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l'agenzia federale degli Stati Uniti deputata allo studio del clima e degli oceani. Mostra un evidente trend negativo, nel quale le temperature sono tra 0,1 e 0,3° C più calde rispetto allo stesso periodo dell'anno più “rovente”. A livello locale anche il Mediterraneo presenta temperature più elevate della media, con la registrazione di significativi picchi estremi. Il 10 aprile, per fare un esempio, la temperatura media del Mare Nostrum è risultata essere di ben 3° C superiore rispetto alla media di riferimento, come evidenziato dai rilevamenti dei satelliti di Copernicus. Per capire meglio cosa sta accadendo abbiamo contattato il dottor Andrea Pisano, Fisico e ricercatore presso l'Istituto di Scienze Marine (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.

Il grafico con l'anomalia della temperatura nei mari e negli oceani. Credit: Università del Maine
Il grafico con l'anomalia della temperatura nei mari e negli oceani. Credit: Università del Maine

Dottor Pisano, cosa sta accadendo agli oceani e ai mari del nostro pianeta? E perché sono così suscettibili al cambiamento climatico?

Gli oceani, ricoprendo circa il 70% della superficie della Terra e il 90% della biosfera terrestre, svolgono un ruolo cruciale nel regolare l’atmosfera e il clima del pianeta, grazie alla loro capacità di assorbire grandi quantità di calore, umidità e carbonio, e redistribuirli a livello globale. Per questo motivo, i cambiamenti climatici, tra cui quelli di origine antropica, possono essere rivelati dalle deviazioni (‘shifts’) dello stato dell’ambiente marino rispetto alle condizioni tipiche (climatiche). Questi shifts possono svilupparsi ed evolvere molto lentamente nel tempo (trends) o, al contrario, piuttosto velocemente (eventi estremi). Dal 1982 ad oggi, a livello globale, la temperatura superficiale degli oceani si sta riscaldando ad un rateo (trend) di circa 0.01 °C/anno. Nel Mar Mediterraneo il trend è pari a circa 0.04 °C/anno, quattro volte maggiore rispetto al globale. Negli ultimi 41 anni (1982-2022) la temperatura superficiale del Mar Mediterraneo ha avuto un incremento cumulativo pari a circa 1.6 °C.

Quali conseguenze comporta questo incremento delle temperature marine?

L'innalzamento delle temperature superficiali marine innescato dal cambiamento climatico genera un aumento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacci marini, oltre all'acidificazione degli oceani, come diretta conseguenza dell'incremento dei livelli diossido di carbonio in atmosfera. Un'ulteriore ripercussione del cambiamento climatico si riscontra nell'aumento drammatico di intensità, frequenza e durata di eventi estremi, come gli uragani e le ondate di calore in mare (marine heat wave), ovvero elevate e prolungate anomalie (positive) di temperatura che possono produrre impatti devastanti sull'ecosistema marino, sull'acquacoltura e la pesca. Le variazioni di temperatura possono infatti uccidere gli organismi e anche impattare sulla riproduzione. Alcune specie di pesci ad esempio cambiano sesso in base alla temperatura. Anche le rotte migratorie possono essere influenzate. Penso a quelle dei tonni. In generale può portare a una riduzione degli stock ittici.

Lo scorso anno è stato uno dei peggiori dal punto di vista delle ondate di calore in mare e in generale per altre conseguenze del cambiamento climatico

Nel corso del 2022 un'eccezionale marine heat wave ha interessato il Mar Mediterraneo occidentale e centrale. L'anomalia media annuale del Mar Mediterraneo è stata di circa 0.8 °C al di sopra della climatologia di riferimento (calcolato rispetto al periodo 1993-2014). Questa anomalia segna un record, superando quelle degli anni precedenti (ad esempio quella del 2021 è stata pari a 0.5 °C). L'estate del 2022 ha stabilito il record come una delle più calde mai misurate in Europa, e in concomitanza con una grave siccità. È stata tra le più intense ondate di calore degli ultimi 40 anni. Il riscaldamento della superficie marina è iniziato nel maggio 2022 e si è protratto fino alla fine di marzo 2023, ed è stato probabilmente collegato alle persistenti condizioni atmosferiche anticicloniche sull'Europa centrale. L'anticiclone africano ha fatto un po' da “tappo”; le masse atmosferiche sopra l'Europa stazionavano e questo ha fatto sì che le temperature restassero al di sopra delle medie.

Le anomalie più calde hanno caratterizzato il Mar Mediterraneo nord-occidentale, raggiungendo il loro massimo nel luglio 2022 quando le anomalie SST giornaliere locali hanno superato i 5 °C e le temperature assolute hanno raggiunto, e in alcune aree anche superato, i 30 °C. In media, il bacino del Mediterraneo occidentale è stato caratterizzato da anomalie mensili intorno a 1.5 °C al di sopra della climatologia 1993-2014, il bacino centrale (Adriatico e Ionio) intorno a 1 °C mentre anomalie più lievi ma positive hanno caratterizzato il Levantino orientale (tra 0.5 e 1 °C).

Cosa può dirci delle anomalie rilevate quest'anno?

Da maggio 2023 ad oggi, un altro episodio di anomalie intense ha interessato le coste dell’Irlanda e Gran Bretagna, il Mar Baltico e il Mare del Nord, e il Mediterraneo occidentale dove si sono registrate anomalie con picchi intorno a 4 gradi. La causa di queste anomalie e, più in generale, l’incremento delle temperature è dovuto alla combinazione del contributo dell’uomo e al contributo della variabilità naturale. Argomento di recente dibattito nella comunità scientifica è la scelta della climatologia (o periodo di riferimento) su cui calcolare le anomalie.

Ci spieghi

L’anomalia non è altro che la differenza tra il valore (ad esempio di temperatura) misurato in un dato giorno e il corrispettivo valore climatologico, ad esempio la temperatura di oggi calcolata negli ultimi 30 anni. Si capisce dunque che, al variare della definizione di climatologia, varia la stima dell’anomalia. Altro aspetto importante, e più sottile, è legato alla presenza di un trend nelle temperature. Come visto sopra, la temperatura del Mar Mediterraneo aumenta di 0.04 °C ogni anno, e cosi aumenteranno anche le medie (mensili o annuali) col passare degli anni. Scegliendo una qualsiasi climatologia fissa (rispetto cioè ad un periodo fissato, per esempio 1993-2014), le medie si discosteranno (col passare del tempo) via via sempre di più dai valori climatologici, risultando in valori molto elevati e portando il mar Mediterraneo ad uno stato di marine heat wave perpetuo. Questo è un argomento molto recente e di grande discussione nella comunità scientifica, che sta cercando un approccio coerente e di comune utilizzo per definire l’anomalia più appropriata a seconda del contesto. Rimane comunque il fatto che le temperature dei nostri mari e oceani continuano a riscaldarsi, senza dare evidenza di un’inversione di marcia. C'è un trend negativo.

Il riscaldamento delle temperature sia in mare che in atmosfera è dovuto a due fattori: il contributo dell'uomo, ovvero le emissioni di CO2 e vari gas serra, e la variabilità naturale del clima. La variabilità naturale – come quella indotta da El Niño – è legata a fenomeni che avvengono ogni 3, 4, 5 anni. Fanno aumentare la temperatura, ma poi riscende. C'è un'oscillazione. Quando El Niño va via le temperature ritornano alle medie climatologiche. La parte antropica fa si che le temperature continuano a crescere in modo indefinito, non si arrestano.

A tal proposito il grafico dell'Università del Maine sull'anomalia del 2023 sembra abbastanza preoccupante

Vedendolo nel suo insieme, dal 1981 fino ad oggi c'è un incremento quasi costante, di circa 1° C. Si passa da quasi 20° C a poco meno di 21° C. Siamo nel trend. Fa parte del contesto del riscaldamento globale, al quale si potrebbero aggiungere contributi legati alla variabilità naturale, come El Niño. È un'ipotesi. Il global warming invece è un dato di fatto.

El Niño potrebbe essere già arrivato quest'anno?

Non c'è ancora certezza che El Niño sia iniziato. Si pensa che quest'anno possa verificarsi l'evento e impattare anche sull'Europa.

Ritiene possibile che l'anomalia possa essere influenzata dal miglioramento dei carburanti delle navi? Dal 2020 è stato introdotto un regolamento che riduce la concentrazione di zolfo. Paradossalmente il diossido di zolfo è responsabile di uno strato in grado di riflettere i raggi solari e quindi ha un effetto raffreddante sulla temperatura atmosferica.

Su questo sono molto scettico. Bisognerebbe capire quanto il traffico navale contribuisce nelle emissioni totali. A naso direi che il contributo in termini percentuali è minimo rispetto alle industrie sulla terraferma. Un po' come il traffico aereo.

Secondo lei la curva del grafico resterà ancora oltre le medie?

Il trend per ora dice di sì. Per il Mediterraneo, che è un hotspot del cambiamento climatico, l'incremento di temperature non dà segni di inversione e secondo le previsioni continuerà per tutto il XXI secolo. Il grafico non mi stupisce, mi sembra in linea col contesto del riscaldamento globale che stiamo vivendo.

Cosa possiamo fare per invertire la rotta?

Le istituzioni sono al corrente della crisi climatica. In Europa misure di contenimento alle emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra ci sono, ma se Paesi come la Cina, l'India, la Russia e altri che nel loro insieme occupano i 2 / 3 del globo non rispettano gli accordi sul clima, è un problema.

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