CSI nello spazio, nasce la scienza astroforense per risolvere gli omicidi in microgravità: il test
L'umanità, se non vorrà estinguersi, dovrà necessariamente diventare una specie multiplanetaria e abbandonare la Terra. Il nostro pianeta natale, tra qualche miliardo di anni, verrà infatti distrutto dal Sole morente. Oggi siamo ancora agli albori della vita fra le stelle, ma già nei prossimi decenni sono previste le prime colonie umane sulla Luna e probabilmente anche su Marte; trampolini di lancio verso chissà dove, in attesa di scoprire una tecnologia in grado di permettere il volo interstellare in tempi umani. Nel frattempo continua ad aumentare il turismo spaziale e si prospetta anche la costruzione di hotel nell'orbita bassa terrestre e in quella lunare. Insomma, stiamo iniziando seriamente a colonizzare lo spazio.
Ciò che è certo è che lassù non porteremo solo le nostre doti migliori, quelle che ci hanno permesso di diventare esploratori spaziali, ma anche i lati oscuri. Significa che inevitabilmente, in futuro, quando ci sarà una popolazione sufficientemente ampia a viaggiare fra le stelle, si verificheranno anche dei crimini, omicidi compresi. Per un normale investigatore terrestre, tuttavia, non sarebbe affatto semplice risolverli, poiché il nostro organismo e i fluidi corporei come il sangue si comportano in modo totalmente diverso in microgravità. Insomma, la famosa Bloodstain Pattern Analysis, l’analisi delle tracce di sangue impiegata anche nel caso del femminicidio di Giulia Cecchettin, deve essere completamente stravolta. Per non farsi trovare impreparati e colmare questa lacuna sta per nascere una nuova disciplina, la scienza astroforense. Potrebbe sembrare assurdo, ma recentemente è stato effettuato uno studio in microgravità proprio per vedere come si comportano gli schizzi di sangue umano in questa peculiare situazione.
A condurre la ricerca il dottor Zack Kowalske, un crime scene investigator (CSI, come la famosissima serie televisiva) che lavora ad Atlanta, negli Stati Uniti. Lo studioso è salito a bordo di uno speciale Boeing 727, modificato dall'azienda Zero Gravity Corporation proprio per far vivere al suo interno esperienze di microgravità. Durante questa esperienza, con gravità compresa tra 0,00 e 0,05 g, lo scienziato ha spruzzato con una siringa idraulica verso appositi bersagli una soluzione che imita la densità, la densità e il colore del sangue (composta per il 40 percento da glicerina e il 60 percento da un colorante alimentare). Come spiegato dal dottor Kowalske in un comunicato stampa, la scienza forense “è molto più che cercare di risolvere i crimini; ha inoltre un ruolo nella ricostruzione degli incidenti o nell'analisi dei guasti”. Pertanto i risultati di questo studio possono essere utilizzati anche in caso di gravissimi incidenti a bordo di stazioni spaziali come la ISS o altre navette.
Dunque, cosa è stato scoperto durante l'esperimento? A spiegarlo il professor Graham Williams, docente presso l’Università di Hull e coautore dello studio. “Con la mancanza di influenza gravitazionale, la tensione superficiale e la coesione delle goccioline di sangue vengono amplificate. Ciò significa che il sangue nello spazio ha una maggiore tendenza ad aderire alle superfici finché una forza maggiore non ne provoca il distacco. Nell’ambito dell’applicazione della formazione di macchie di sangue, significa che le gocce di sangue mostrano un tasso di diffusione più lento e, quindi, hanno forme e dimensioni che non si rifletterebbero sulla Terra”. In parole semplici, la bassa gravità complica sensibilmente la precisione di queste indagini – soprattutto a causa dell'incertezza legata alla tensione superficiale – e quindi dovranno essere condotti test molto accurati. La speranza, naturalmente, è che la scienza astroforense entri in gioco il più tardi possibile. I dettagli della ricerca “Bloodstain pattern dynamics in microgravity: Observations of a pilot study in the next frontier of forensic science” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Forensic Science International: Reports.