Crollo degli spermatozoi negli uomini di tutto il mondo, dimezzati in 50 anni: rischio infertilità
Nel 2017 uno studio pubblicato su Human Reproduction Update ha dimostrato che in soli 50 anni, a partire dagli anni '70 del secolo scorso, la concentrazione degli spermatozoi negli uomini non sterili è letteralmente crollata, riducendosi della metà. Una nuova ricerca effettuata nel solco della prima non solo ha confermato questi dati in altri Paesi non precedentemente coinvolti, ma ha anche determinato che che la diminuzione degli spermatozoi sta accelerando. Il tasso di perdita ora è dell'1,1 percento all'anno. Di questo passo, se non fermeremo il misterioso calo, alcuni scienziati ritengono addirittura che l'essere umano possa raggiungere l'infertilità entro il 2060. Uno scenario catastrofico da potenziale estinzione della specie, senza il supporto delle banche del seme e strategie per favorire la riproduzione assistita.
A confermare che in mezzo secolo la conta degli spermatozoi negli uomini si è dimezzata e che il crollo sta accelerando è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Medicina dell'Università Ebraica di Gerusalemme (Israele), dell'Università Ben-Gurion del Negev, dell'Istituto di Ricerca Biomedica della Murcia (Spagna) e di altri centri. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Shanna H. Swan, docente presso il Dipartimento di Medicina Ambientale e Salute Pubblica dell'ateneo privato statunitense, come indicato hanno ampliato il raggio d'azione della precedente indagine (condotta dallo stesso gruppo) aggiungendo altri Paesi. Se infatti nel 2017 si erano concentrati sugli uomini provenienti da Europa, Nord America e Nuova Zelanda, per il nuovo studio hanno coinvolto anche dati raccolti in Sud America, Asia e Africa. Nella nuova meta-analisi sono stati presi in esame ulteriori 2.936 abstract e 868 articoli completi, tutti pubblicati tra il 2014 e il 2019. Nella revisione finale sono stati analizzati i dati spermatici di circa 60mila uomini provenienti da più di 50 Paesi di tutto il mondo.
Incrociando tutti i dati la professoressa Swan e i colleghi hanno determinato che, tra il 1973 e il 2018, negli uomini noti per non essere sterili la conta degli spermatozoi è diminuita esattamente del 51 percento. La concentrazione di spermatozoi è passata da 101,2 milioni a 49 milioni per millilitro di sperma. A partire dal 2000 la riduzione ha avuto un'accelerazione e ora il tasso di perdita, come specificato, è dell'1,1 percento all'anno. Al momento, comunque, il valore è ampiamente dentro la "soglia di normalità" indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), compresa tra 15 milioni e 200 milioni di spermatozoi per millilitro. Il problema è che la diminuzione è progressiva e continua ad accelerare.
Le ragioni del crollo non sono chiare, ma i ricercatori sostengono che possono essere coinvolti molteplici fattori, come inquinamento, composti chimici tossici negli oggetti di uso comune, stile di vita, vizio del fumo e dell'alcol, obesità, uso di droghe, farmaci, cattiva alimentazione e molto altro ancora. Lo scorso anno la professoressa Swan aveva dichiarato che di questo passo già dal 2045 la maggior parte delle coppie avrà bisogno della fecondazione assistita per avere un figlio, mentre dal 2060 si inizia a rischiare l'infertilità naturale vera e propria.
Sebbene alcuni scienziati siano scettici dei risultati, suggerendo che in passato non eravamo così bravi a contare gli spermatozoi, gli autori dello studio sottolineano che i dati ricavati sono significativi e che è necessario approntare strategie per fermare la costante perdita degli spermatozoi. Il rischio per il futuro della nostra specie non è infatti da sottovalutare. I dettagli della ricerca “Temporal trends in sperm count: a systematic review and meta-regression analysis of samples collected globally in the 20th and 21st centuries” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Human Reproduction Update.