Crisi climatica troppo veloce, l’Europa non è pronta: i gravi rischi per l’Italia in un nuovo report
L'Europa, a causa della crisi climatica in corso, è il continente con il più rapido riscaldamento al mondo, le cui conseguenze drammatiche – già evidenti – rischiano di travolgerci nel prossimo futuro, ad esempio attraverso siccità estrema, inondazioni catastrofiche e incendi devastanti. I Paesi del Vecchio Continente, infatti, sono esposti a molteplici rischi climatici, tuttavia le politiche per adattarsi al cambiamento e gli interventi necessari per contrastarne l'impatto “non tengono il ritmo con la rapida evoluzione dei suddetti rischi”. È quanto emerge dall'European climate risk assessment (Eucra) – valutazione europea dei rischi climatici –, un nuovo rapporto messo a punto dagli scienziati dall'Agenzia Europea per l'Ambiente (AEA). È il primo di questo genere ed è stato pubblicato l'11 marzo del 2024.
I cambiamenti climatici sono considerati la principale minaccia esistenziale per l'umanità e i Paesi più vulnerabili, paradossalmente, sono quelli poveri e in via di sviluppo che non hanno contribuito ad esacerbarli. Del resto il volano della crisi climatica sono le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti schizzate alle stelle dall'inizio della Rivoluzione Industriale, quella che ha permesso a molte nazioni di conquistare ricchezza, tecnologie avanzate e benessere. Non c'è dunque da stupirsi che il tema della “giustizia climatica” sia portato avanti da molte organizzazioni ambientaliste, proprio per compensare gli effetti del clima su chi non ha alcuna responsabilità (ad esempio con la cancellazione del debito). Ma nonostante la maggiore vulnerabilità di questi Paesi, ciò non significa affatto che quelli industrializzati siano protetti dalle conseguenze del riscaldamento globale innescato dalle attività umane. Come mostra l'Eucra, infatti, l'impatto può essere devastante anche sull'Europa senza interventi rapidi e decisivi, in particolar modo per i territori meridionali.
Secondo il nuovo rapporto, il rapido incremento delle temperature – evidenziato dai bollettini di Copernicus e altri enti intergovernativi – sta ponendo una seria minaccia sotto molteplici fronti: disponibilità delle risorse idriche; salute; resilienza di infrastrutture ed ecosistemi; stabilità economica e sicurezza energetica e alimentare. Per quanto concerne l'Europa meridionale e dunque l'Italia, i principali rischi sono rappresentati dalle ondate di calore mortali, che in futuro aumenteranno sensibilmente in durata e intensità; siccità estrema (si ricordino le recenti immagini drammatiche del Po in secca e la necessità di razionare l'acqua); danni significativi alla produzione agricola (rischiamo di perdere molte eccellenze italiane, compreso il risotto); lavori all'aria aperta insostenibili a causa delle temperature elevatissime; inondazioni catalizzate dall'innalzamento del livello del mare ed eventi atmosferici sempre più frequenti ed estremi; incendi sempre più grandi e distruttivi; erosione e infiltrazione di acqua marina nelle regioni costiere; perdita della biodiversità e devastazione degli ecosistemi, da cui dipendono molteplici servizi e interi settori dell'economia. Tutto questo nel nostro Paese è acuito dal dissesto idrogeologico, in grado di trasformare i nubifragi in tragedie con decine di vittime. Gli esempi negli ultimi anni, com'è noto, sono numerosi.
Secondo l'analisi dell'Agenzia Europea per l'Ambiente molte di queste minacce vanno affrontate con urgenze, perché continuano a crescere in intensità e non ci stiamo preparando adeguatamente per arginarle e affrontarle. Gli esperti sottolineano che la prima e fondamentale azione da intraprendere è la rapida e netta riduzione delle emissioni di carbonio legate ai combustibili fossili, favorendo la transizione ecologica verso le fonti rinnovabili e sicure (solare, eolico, geotermico, forza del mare e anche nucleare, nonostante vi siano estesi dibattiti su quest'ultima). Nonostante si siano fatti significativi passi in avanti in tal senso, le misure intraprese non sono ancora sufficienti per tenere il passo con i rischi climatici indotti dalle temperature in costante aumento. Basti sapere che negli ultimi 12 mesi le temperature medie globali sono state superiore a 1,5 °C, la soglia oltre la quale sono attesi gli effetti più catastrofici e irreversibili della crisi climatica. Inoltre da nove mesi a questa parte ciascun mese è stato il più caldo di sempre, segnale di un trend negativo in pericolosa crescita. Basti osservare il grafico sottostante per comprendere cosa rischiamo senza misure drastiche contro le emissioni.
L'AEA ha identificato per l'Europa 36 principali rischi climatici relativi a cinque macrocategorie: ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza. L'agenzia spiega che “sono già necessari interventi più incisivi per oltre la metà dei principali rischi climatici individuati dalla relazione, di cui otto da attuare con particolare urgenza, principalmente per preservare gli ecosistemi, limitare l’esposizione umana al calore, proteggere la popolazione e le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la sostenibilità dei meccanismi di solidarietà europei, come il Fondo di solidarietà dell’UE”.
Per quanto concerne gli ecosistemi, i rischi sono considerati “particolarmente gravi” per quelli marini e costieri, esposti all'inesorabile innalzamento del livello del mare causato dallo scioglimento dei ghiacci, a sua volta catalizzato dalla “febbre” del pianeta. La siccità prolungata, d'altro canto, minaccia la sicurezza alimentare a causa della carenza di risorse idriche, per questo l'AEA suggerisce il passaggio “anche parziale” a un'alimentazione basata su proteine di origine vegetale e non animale di piante coltivate in modo sostenibile, “che permetterebbe di ridurre il consumo di acqua in agricoltura e la dipendenza da mangimi importati”. Gli allevamenti intensivi, del resto, oltre a perpetrare sofferenza e privazione negli animali, sono tra i principali emettitori di gas a effetto serra, come mostrano recenti indagini. L'agenzia sottolinea anche i rischi del caldo estremo per i lavoratori all'aperto e le fasce della popolazione più vulnerabili; l'impatto dei fenomeni meteorologici estremi su servizi critici come energia, acqua e trasporti; e le conseguenze economiche derivate dai rischi climatici, che possono aumentare i premi delle assicurazioni e abbattere il valore delle proprietà nelle zone a rischio.
“Dalla nostra ultima analisi si evince che l’Europa si trova di fronte a rischi climatici urgenti che si acuiscono più rapidamente di quanto le nostre società riescano a prepararsi. Per garantirne la resilienza i responsabili politici europei e nazionali devono agire immediatamente con interventi volti a limitare i rischi climatici, sia mediante una rapida riduzione delle emissioni sia con l’attuazione di politiche e di interventi di adattamento forti”, ha dichiarato la dottoressa Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’AEA. La finestra temporale per agire in modo efficace è sempre più ristretta, pertanto si richiede alle istituzioni dei singoli Paesi europei di intervenire con incisività per contrastare le conseguenze più pericolose della crisi climatica in atto.