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Cambiamenti climatici

Crisi climatica, ondate di caldo estremo in Europa e catastrofi in Asia: il nuovo report ONU

Gli scienziati di Corpernicus e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), facente capo all’ONU, hanno pubblicato un nuovo rapporto sugli effetti devastanti del cambiamento climatico nel corso del 2023. In Europa la mortalità da ondate di caldo è aumentata del 30% in 20 anni.
A cura di Andrea Centini
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Temperature record, ondate di caldo mortali, mari e oceani “bollenti”, eventi meteorologici estremi, incendi devastanti, ghiaccio marino ai minimi termini. Sono queste, in sintesi, le conseguenze del cambiamento climatico nel corso del 2023, il più caldo di sempre in base ai dati di Copernicus, la missione cogestita dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Lo scorso anno la temperatura media è stata inoltre di 1,48 °C superiore a quella dell'epoca preindustriale, a un passo dalla soglia critica di 1,5 °C stabilita alla conferenza sul clima di Parigi del 2015 e oggi considerata dagli scienziati un limite da non superare, per evitare le conseguenze più drammatiche e irreversibili del riscaldamento globale. Non c'è dunque da stupirsi dell'impatto catastrofico del cambiamento climatico nel 2023, con effetti particolarmente significativi in Europa e in Asia. È quanto emerso dal nuovo rapporto sullo Stato europeo del clima 2023 (2023 ESOTC) messo a punto dai ricercatori del Copernicus Climate Change Service (C3S) e dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO).

Per quanto concerne l'Europa, il rapporto evidenzia che si tratta del continente con il riscaldamento più rapido in assoluto; basti sapere che le temperature registrate stanno aumentando a un ritmo doppio rispetto a quanto viene registrato a livello globale. “I tre anni più caldi mai registrati per l’Europa si sono verificati tutti a partire dal 2020, mentre i dieci più caldi dal 2007”, spiegano gli autori del rapporto, evidenziando il trend negativo e in costante peggioramento. Lo evidenzia in modo palese il grafico sottostante, che mostra l'impennata della curva a partire dagli anni '90 del secolo scorso. E non è un unico set di dati a evidenziarlo, ma molteplici, compresi i più autorevoli ERA5, NOAAGlobalTemp, Berkeley Earth e altri. Copernicus sottolinea che il 2023 in Europa è stato il primo o il secondo anno più caldo di sempre (in base al set di dati analizzato), con temperature superiori alla media per la stragrande maggioranza dei mesi (11 su 12).

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L'elemento più drammatico delle temperature anomale risiede nel numero record di giorni caratterizzati da ondate di calore estremo, molto pericolose per la salute poiché catalizzano il rischio del “colpo di calore”. Il caldo record, associato a elevata umidità e specifiche condizioni di vento, può essere mortale non solo per chi soffre di condizioni di salute sottostanti, bambini e anziani, ma anche per persone in perfetta salute. Secondo il rapporto dell’ESOTC la mortalità nel Vecchio Continente a causa del caldo è aumentata del 30 percento negli ultimi due decenni. In alcune regioni europee sotto monitoraggio il numero delle vittime è cresciuto addirittura del 94 percento. Nel 2023 il momento più critico si è verificato a luglio, quando oltre il 40 percento dell'Europa meridionale è stato attanagliato dall'ondata di calore estremo.

A questi decessi vanno aggiunti quelli provocati dagli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e devastanti a causa delle temperature in aumento e dell'energia che si accumula nell'atmosfera. Il report indica che lo scorso anno, in base ai dati preliminari dell’International Disaster Database, in Europa ci sono stati 63 morti per temporali, 44 per incendi e altri 44 per le inondazioni. I danni provocati dagli eventi meteo-climatici hanno superato i 13 miliardi di Euro. Tra gli eventi particolarmente intensi vi sono state le inondazioni, col 16 percento dei fiumi entrati in “piena grave” (un fenomeno collegato anche all'urbanizzazione, agli ostacoli lungo i corsi d'acqua, all'assenza dei bacini di laminazione e alla mancata manutenzione). Circa 1,6 milioni di europei sono stati colpiti dai fenomeni alluvionali, che si sono lasciati alle spalle ingenti danni economici. A tutto questo vanno aggiunti un numero significativo di giorni con neve inferiore alla media e una perdita del 10 percento del volume dei ghiacciai alpini, molti dei quali destinati a sparire per sempre nei prossimi decenni. Sono tutti fenomeni legati fra di essi e scaturiti dalla crisi climatica in corso.

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A livello globale, gli eventi meteorologici estremi sono stati particolarmente gravi in Asia, il continente più colpito al mondo sotto il profilo dei danni e delle perdite di vite umane, principalmente per tempeste catastrofiche e inondazioni. Tra i fenomeni più violenti il ciclone tropicale Mocha che ha investito il Bangladesh e il Myanmar (ex Birmania). L’Emergency Events Database indica che nel continente asiatico si sono verificati 79 disastri naturali associati alle condizioni meteo-climatiche, che hanno determinato la morte di oltre 2.000 persone. Più di 8 milioni quelle colpite direttamente dagli eventi. Nonostante l'aumento record delle temperature, i dati sulla mortalità legata alle ondate di calore estremo in Asia non sono considerati attendibili, poiché scarsamente segnalati.

Nel nuovo report si segnala la preoccupazione anche per lo scioglimento dei ghiacciai polari e la perdita del ghiaccio marino artico, che hanno un impatto devastante sui delicatissimi ecosistemi locali – molte specie autoctone rischiano l'estinzione, come gli orsi polari – e sull'innalzamento del livello del mare, che nei prossimi decenni rischia di sommergere intere isole, regioni e metropoli costiere. L'Italia è fortemente esposta a tale rischio.

Anche la temperatura superficiale di mari e oceani, che lo scorso anno ha raggiunto picchi record, continua a preoccupare gli esperti, in particolar modo per la situazione dell'Atlantico e del Mediterraneo. "Per l’anno nel suo insieme, la temperatura media della superficie del mare (SST) per l’oceano in tutta Europa è stata la più calda mai registrata. Parti del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico nord-orientale hanno registrato la media annua SST più alta mai registrata", hanno spiegato gli autori del report. Questa situazione catalizza il rischio di fenomeni meteo estremi – come i famigerati uragani mediterranei (medicane) – e alterano gli ecosistemi marini, con un impatto su migrazioni, disponibilità del plancton e stock ittici.

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