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Creati i primi polli resistenti all’influenza aviaria

Potrebbero prevenire future epidemie negli allevamenti, anche se prima dell’introduzione serviranno ulteriori ricerche sull’adattamento virale.
A cura di Valeria Aiello
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Polli resistenti all’influenza aviaria, per scongiurare il rischio di future epidemie negli allevamenti: è questo l’obiettivo di un team di ricerca del Regno Unito, riuscito a creare i primi polli che non contraggono la pericolosa infezione, modificando il DNA di questi animali. Le mutazioni applicate, che rientrano nella procedura di editing chiamata Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats (CRISPR/Cas9), mirano alla famiglia delle proteine ANP32 che, nei volatili, supportano la replicazione del virus nelle cellule.

L’influenza aviaria, che nell’ultimo anno ha continuato ad essere letale per milioni di volatili, è un problema di portata globale, non sono per i rischi derivanti al suo impatto sul pollame ma anche per il potenziale che questo patogeno sta mostrando nei confronti nei mammiferi, incluso l’uomo. Le attuali strategie di controllo nel pollame, come la vaccinazione, non stanno producendo i risultati sperati, perché costose e di efficacia limitata a causa della rapidità con cui il virus è in grado di evolvere, sottolineando la necessità di soluzioni innovative per il controllo dell’infezione.

I primi polli resistenti al virus dell’influenza aviaria

La creazione della resistenza all’infezione da influenza aviaria, spiegano i ricercatori in un nuovo studio pubblicato su Nature Communication, è stata ottenuta attraverso due sostituzioni amminoacidiche nella proteina Anp32A del pollo, al fine di impedire l’azione della polimerasi virale, l’enzima che permette la replicazione del patogeno nelle cellule, senza produrre effetti avversi sulla salute o sulla produttività degli animali. I volatili così ottenuti sono risultati altamente resistenti all’infezione, con nove esemplari su dieci che non hanno mostrato segni di infezione quando esposti a una dose tipica del virus.

Tuttavia, quando esposti a dosi più elevate (mille volte superiori), l’infezione non è stata completamente bloccata, mostrando che il virus che ha causato questi infezioni presentava alcune mutazioni nel gene virale della polimerasi che hanno permesso l’adattamento al pollo modificato. Ciò ha portato gli studiosi a modificare ulteriormente i geni della famiglia ANP32, coinvolgendo anche quelli delle proteine Anp32B e Ap32E, nonostante per entrambe non fosse noto un coinvolgimento nell’azione della polimerasi dell’influenza aviaria. “Tuttavia, abbiamo ritenuto che il virus mutato potesse essersi adattato a utilizzare un altro membro delle proteine della famiglia ANP32 – hanno precisato gli studiosi – . Il test ha mostrato che l'attività della polimerasi era completamente assente nelle cellule di pollo prive di tutte e tre le proteine ANP32”.

Questa combinazione di mutazioni non è stata verificata direttamente nei volatili, in quando la completa eliminazione di tutti e tre i geni ANP32 si ritiene sia deleteria per la salute degli animali. Il risultato raggiunto ha però fornito “una prova di principio, secondo cui più modifiche potrebbero essere combinate per conferire resistenza” hanno precisato gli studiosi.

Ciò significa che, prima di arrivare all’introduzione di polli resistenti all’influenza aviaria negli allevamenti, saranno necessarie ulteriori ricerche, al fine di individuare le modifiche necessarie a bloccare l’infezione e evitare i rischi dovuti all’adattamento virale. C’è quindi ancora molto lavoro da fare, ma i risultati raggiunti nello studio indicano chiaramente la direzione che andrà perseguita dalla ricerca futura.

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