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Covid 19

Covid, sintomi della variante JN.1 dominante in Italia: ora ne spuntano due nuovi

Quali sono i sintomi del Covid in questo momento? In cosa sono diversi e come distinguerli da quelli dell’influenza? Nuovi dati indicano che i sintomi di JN.1 più comuni includono anche ansia e disturbi del sonno, più frequenti naso che cola, tosse e mal di testa.
A cura di Valeria Aiello
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I sintomi della variante JN.1, diventata il ceppo dominante anche in Italia, sono leggermente diversi dai segni di Covid più comuni. Come le altre più recenti sottovarianti di Omicron – inclusa Eris (EG.5) e i suoi lignaggi discendenti (tra cui HV.1), per cui, complice il calo del numero di tamponi durante feste natalizie, i dati più aggiornati evidenziano una sensibile decrescita di casi nel nostro Paese – , la variante JN.1 in rapida espansione si manifesta meno frequentemente febbre e perdita di gusto e olfatto, una volta considerati segni rivelatori di Covid. Le autorità sanitarie del Regno Unito hanno però identificato nuovi sintomi associati alla nuova variante in circolazione, indicando che l’infezione da JN.1 può causare anche ansia e disturbi del sonno.

Nell’ultimo periodo, in particolare, la co-circolazione dei virus dell’influenza (prevalentemente di tipo A, che quest’anno sembra mostrare una patogenicità superiore, con più ricoveri per polmonite nei giovani) e del virus respiratorio sinciziale (RSV) che sta facendo registrare un picco di bronchioliti in neonati e bambini, sta richiamando l’attenzione sui sintomi scatenati dalle diverse infezioni, dalla co-infezione Covid-influenza (flurona) e sulle loro differenze.

Covid, quali sono i nuovi sintomi della variante JN.1

Nuovi dati indicano che i sintomi di Covid scatenati dalla variante JN.1 sono in certa misura diversi da quelli delle varianti precedenti. Nello specifico, i primi risultati del Winter Coronavirus Infection Study (Winter CIS), uno studio congiunto dell’Office for National Statistics e dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria (UKHSA) del Regno Unito, suggeriscono che i sintomi di Covid più frequentemente riportati con la diffusione di JN.1 includono:

  • Naso che cola o starnuti (31,1%)
  • Tosse (22,9%)
  • Mal di testa (20,1%)
  • Debolezza o stanchezza (19,6%)
  • Dolori muscolari (15,8%)
  • Mal di gola (13,2%)
  • Difficoltà a dormire (10,8%)
  • Preoccupazione o ansia (10,5%)

Molti di questi sintomi, tra cui naso che cola e tosse, continuano ad essere tra i più comuni segni di Covid registrati dallo scoppio della pandemia, ma il nuovo rapporto, di cui è prevista la pubblicazione completa nel mese di gennaio 2024, include nell’elenco anche i disturbi d’ansia e del sonno, quindi quelle condizioni legate alla sfera psico-comportamentale e fisica che spesso si ripercuotono sulla qualità di vita.

È interessante anche notare che, con la circolazione della variante JN.1, sintomi come la perdita del gusto e dell’olfatto sono segnalati solo nel 2-3% dei casi. Anche la febbre è un segno di infezione molto meno frequente, riportato in meno del 3% dei casi. Altri sintomi, come la mancanza di respiro (8,4%) e tono dell’umore basso (6,6%), rientrano nei primi dieci sintomi di Covid più comuni. Appena fuori dalla top ten, il respiro sibilante, segnalato nel 5,4% dei casi.

Altri sintomi di Covid da non sottovalutare, associati alla circolazione della nuova variante, sono anche i disturbi intestinali, recentemente riportati da alcuni esperti sulla base dei picchi di JN.1 rilevati nelle acque reflue dei Paesi dove è attivo questo tipo di sorveglianza (come in Austria, dove i livelli di particelle virali “sono passati da quasi zero dello scorso luglio a circa 700 copie genetiche per persona”).

I dati del Winter CIS evidenziano però che sintomi come diarrea riguardano il 3,9% dei casi, suggerendo che l’aumento delle particelle virali non riflette necessariamente un aumento dei problemi gastrointestinali o la possibilità che la nuova variante colpisca maggiormente le cellule dell’intestino.

Come distinguere i sintomi di JN.1 da quelli di altre varianti

Rispetto alle forme virali in circolazione nelle prime fasi della pandemia, molti dei principali sintomi di Covid associati a JN.1 e alle altre più recenti varianti, come Pirola e Kraken, si manifestano con diversa frequenza. Secondo gli esperti, una ragione di questo cambiamento è da ricercare nelle diverse mutazioni che queste nuove forme virali, tutte facenti parte della grande famiglia Omicron, hanno accumulato durante la loro evoluzione, ma anche nel differente scenario immunitario oggi presente nella popolazione, come conseguenza dell’introduzione dei vaccini e di infezioni precedenti.

Ciò significa che, trattandosi di ceppi derivati da Omicron che circolano in una situazione ben diversa da quella dello scoppio della pandemia, i sintomi delle infezioni causate dalle diverse nuove varianti sono in parte molto simili, come indicato anche dagli esperti dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti (“di solito dipendono più dall’immunità di una persona e dalla salute generale, che dalla variante che causa l’infezione”) ma allo stesso tempo sono caratterizzati dal profilo genetico che distingue i diversi ceppi.

In altre parole, le varianti appartenenti alla grande famiglia Omicron condividono una sintomatologia spesso sovrapponibile e che, solo in parte, dipende dalla variante stessa, come indicato dalla parziale variabilità osservata nei sintomi JN.1. Il solo modo per sapere con certezza di quale variante si tratti è il sequenziamento del genoma virale, un tipo di analisi che viene eseguito da laboratori specializzati.

Come riconoscere il Covid dall’influenza

Anche distinguere Covid e influenza dai soli sintomi è molto, molto difficile, in quanto si tratta di due infezioni che, in entrambi i casi, sono dovute a virus che colpiscono le vie respiratorie. Soprattutto nelle prime fasi della malattia, effettuare una diagnosi differenziale basata sui soli sintomi è quindi complicato perché entrambe le condizioni si manifestano con sintomatologie che interessano principalmente le vie aeree.

Certi segnali possono però essere un indicatore di Covid. Alcuni sono legati ai tempi di incubazione, ovvero al periodo che trascorre tra l’esposizione al patogeno e la comparsa dei sintomi dell’infezione: in caso di influenza, i segni della malattia compaiono generalmente dopo un tempo di incubazione più breve (1-4 giorni) rispetto al Covid, che si manifesta di solito dopo 2-7 giorni dall’esposizione al virus, con sintomi meno severi e che possono non includere necessariamente la febbre. I rialzi di temperatura sono infatti meno frequentemente associati alle infezioni causate dalle varianti attualmente in circolazione, ma continuano ad essere tra i segni rivelatori di influenza e altre infezioni respiratorie.

Per una diagnosi certa, si può eseguire il test del tampone, ormai ampiamente disponibile in farmacia, nelle para-farmacie e nei negozi di articoli sanitari, anche nella versione combinata, dunque in grado di rilevare contemporaneamente sia l’infezione da Sars-Cov-2 sia quella da virus dell’influenza.

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