Covid, la variante JN.1 in Italia: “Sembra colpire l’intestino”, cosa sappiamo sui sintomi
Casi di Covid e ricoveri ospedalieri in crescita in Italia, dove la nuova variante JN.1 in rapida diffusione fa temere un nuovo picco di contagi tra Natale e Capodanno. Il più recente monitoraggio delle varianti dell’Istituto Superiore di Sanità indica che la nuova forma mutata del coronavirus Sars-Cov-2, discendente di Pirola (BA.2.86), rappresenta una percentuale significativa dei casi di Covid sequenziati nel nostro Paese, in co-circolazione con altri ceppi sempre appartenenti alla grande famiglia Omicron, tra cui la variante Eris (EG.5) e i suoi lignaggi discendenti, come HV.1.
I dati aggiornati all’11 dicembre 2023, in particolare, evidenziano la crescita dei casi di JN.1, appena designata come “variante di interesse” (variant of interest, VOI) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che, alla luce del suo rapido aumento, ha separato il ceppo dalla sua progenitrice Pirola, in precedenza già classificata come VOI. La variante JN.1 sembra colpire maggiormente l’intestino, come indicato da alcuni virologi negli Stati Uniti, dove la circolazione di JN.1 è particolarmente sostenuta e dove, la diffusione di altri virus respiratori, come quelli dell’influenza stagionale, sta facendo registrare un aumento delle sindromi simil-influenzali, soprattutto nei bambini.
Sempre negli Stati Uniti, dove JN.1 è stata inizialmente identificata, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) prevedono che i casi di Covid dovuti alla variante JN.1 continueranno ad aumentare, innescando nuove ondate di Covid, dal momento che questa variante è quella in più rapida ascesa negli USA, essendo passata dall’8% al 21% in due settimane. dal momento che questa variante è quella in più rapida ascesa negli Stati Uniti, essendo passata dall’8% al 21% in due settimane. Situazione analoga in molti altri Paesi, come in Francia, Spagna, Portogallo e Olanda ma anche Regno Unito e Svezia. A livello globale, il numero di casi di variante JN.1 rappresenta il 27% delle sequenze genetiche depositate al 16 dicembre 2023 sul database GISAID rispetto al 10% della settimana terminata il 19 novembre.
Cos’è la nuova variante Covid JN.1
JN.1 è una variante che discende da BA.2.86, la forma mutata di Sars-Cov-2 più comunemente conosciuta con il nome di Pirola. Rispetto alla sua progenitrice, che si distingue dagli altri lignaggi Omicron in circolazione per la presenza di oltre 30 mutazioni a livello della proteina Spike, la variante JN.1 contiene un’ulteriore mutazione caratteristica (L455S) oltre ad altri quattro cambiamenti in proteine non-Spike.
Queste mutazioni addizionali conferiscono a JN.1 “un’infettività significativamente più elevata rispetto a BA.2.86” come recentemente documentato in uno studio condotto in Giappone e attualmente disponibile in preprint su BioRxiv.
Dallo stesso studio è inoltre emerso che la variante JN.1 è particolarmente abile nell’eludere la risposta immunitaria indotta dalle varianti precedenti, inclusa Eris, il che conferma l’aumento di casi che si riscontra a livello globale. Ad ogni modo, ad oggi, non ci sono prove che le infezioni da JN.1 comportino un maggiore rischio di Covid grave rispetto ad altre varianti.
La circolazione di una variante più contagiosa e in grado di eludere il riconoscimento da parte degli anticorpi diretti contro varianti precedenti implica che il virus abbia la capacità di diffondersi più facilmente tra le persone. L’infettività, nello specifico, è inversamente proporzionale al numero di particelle virali necessarie per l’instaurarsi dell’infezione, mentre la maggiore evasione immunitaria si traduce in una maggiore capacità di sfuggire al riconoscimento da parte degli anticorpi diretti contro varianti precedenti. La crescita osservata a livello globale suggerisce inoltre che JN.1 possa diventare in breve tempo la nuova variante dominante a livello globale.
Quali sono i sintomi della variante JN.1
I sintomi di Covid causati dalla variante JN.1 che, come gli altri lignaggi che hanno preso il sopravvento dall’inizio del 2023, fa parte della famiglia Omicron, non sembrano essere più severi. “Il rischio aggiuntivo per la salute pubblica globale rappresentato da JN.1 è attualmente valutato come basso” ha precisato l’OMS che, tuttavia, sottolinea che con l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale, la nuova variante possa “aumentare il carico di infezioni respiratorie in molti Paesi”. In generale, i sintomi più comuni che possono far sospettare l’infezione sono:
- febbre alta
- brividi
- tosse persistente
- perdita o alterazione del gusto o dell’olfatto
- mal di testa
- stanchezza
- mal di gola
In molti riportano il mal di gola come uno dei primi sintomi, spesso seguito da naso chiuso e raffreddore. Sintomi come tosse secca o la perdita del gusto e dell’olfatto sembrano invece essere meno comuni e, nel complesso, più lievi rispetto all’inizio della pandemia.
La variante JN.1 sembra colpire l’intestino
L’aumento di JN.1 rilevato nelle acque reflue nei Paesi dove è attivo questo tipo di sorveglianza ha portato alcuni esperti a ritenere che la nuova variante prenda di mira l’intestino. Secondo Marc Johnson, virologo molecolare e professore di Microbiologia molecolare e immunologia presso l’Università del Missouri, i picchi riscontrati in Europa potrebbero essere spiegati non solo dal grande aumento di casi ma anche da una maggiore carica virale. In Austria, ad esempio, i livelli di particelle virali nelle acque reflue “sono passati da quasi zero dello scorso luglio a circa 700 copie genetiche per persona, il che indica la carica virale” ha spiegato Johnson al Daily Mail.
Una delle possibilità suggerita dagli esperti è la nuova variante JN.1 sia in grado di infettare le cellule dell’intestino, forse per eludere l’immunità conferita dai vaccini o da infezioni precedenti. Nel dettaglio, il professor Johnson ha affermato che “è possibile” che la nuova variante JN.1 sia più focalizzata sull’intestino, ma ha detto anche che non ci sono ancora prove dirette di questa teoria. Ad ogni modo, ha aggiunto Johnson, diversi altri coronavirus infettano l’intestino, quindi “non sarebbe così sorprendente” se JN.1 avesse acquisto questa capacità. “Molti coronavirus causano problemi gastrointestinali. Ce ne sono nei gatti, nei maiali e nei pipistrelli. Non sono infezioni respiratorie, sono infezioni gastrointestinali”.
L'efficacia dei vaccini contro JN.1
Uno studio preliminare, disponibile in preprint su BioRxiv, ha rilevato che le dosi aggiornate alla variante XBB.1.5 dei vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna aumentano la protezione anticorpale di almeno 13 volte contro la variante JN.1, a seconda della storia vaccinale e delle infezioni pregresse. I partecipanti allo studio, nello specifico, avevano ricevuto dalle quattro alle cinque dosi prima del vaccino aggiornato e alcuni recentemente contratto il Covid. Tuttavia, gli studiosi hanno osservato che, prima della somministrazione del vaccino aggiornato, i livelli di anticorpi diretti contro JN.1 erano relativamente bassi.
“I risultati suggeriscono che le persone che non hanno ricevuto recentemente il booster probabilmente non saranno così ben protette contro JN.1 – ha affermato un autore dello studio, il dottor David Ho, professore di microbiologia e immunologia alla Columbia University. Il livello di anticorpi contro JN.1 raggiunto con il vaccino aggiornato è “abbastanza adeguato – ha aggiunto Ho – e dovrebbe conferire un certo grado di protezione”.
L’ondata di Covid prevista nelle feste di Natale
Al momento non è noto in che misura JN.1 stia contribuendo all’aumento dei contagi, ma le previsioni dei principali enti di controllo internazionali indicano che nei Paesi dove la variante si sta rapidamente diffondendo, il numero dei casi di Covid continuerà a crescere nel corso del mese di dicembre, portando a nuove ondate di infezioni tra Natale e Capodanno.
A supportare tale previsione anche i dati della sorveglianza genomica in Francia, Spagna e Regno Unito, da cui è stato possibile stimare il tasso di riproduzione effettiva (Re) di JN.1 – il numero atteso di nuove infezioni causate da un soggetto infetto in una popolazione in cui alcuni soggetti potrebbero non essere più suscettibili. Questo tipo di indagine ha rivelato che l’Re della variante JN.1 è più alta rispetto alla Re di altre varianti in circolazione, come BA.2.86.1 e HK.3, indicando che JN.1 ha la capacità di diventare una variante dominante a livello globale.
Ciò significa che nelle prossime settimane potremmo assistere a una variazione dello scenario virologico che, assicurano gli esperti, non dovrebbe portare a cambiamenti nei sintomi o nella gravità del Covid né a una minore efficacia dei vaccini. “Non penso che ci sia nulla ora di cui dovremmo preoccuparci eccessivamente – ha affermato il professor Nicolas Locker, virologo presso il Pirbright Institute di Woking – . Ad oggi non abbiamo visto cambiamenti nei sintomi o nella gravità delle infezioni, né ci sono indicazioni che facciano temere per la protezione conferita dai vaccini aggiornati contro la variante Omicron XBB.1.5”.